Esclusivo: la storia segreta del killer di Brindisi
(Ansa)
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Esclusivo: la storia segreta del killer di Brindisi

I primi botti fai-da-te a 8 anni ali anni in Germania. Il diploma a distanza. E le manovre spericolate in barca. La vita mai svelata di Giovanni Vantaggiato

Melissa chi? Giovanni Vantaggiato, l’uomo di 68 anni che la mattina del 19 maggio ha fatto scoppiare una bomba davanti alla scuola Falcone-Morvillo di Brindisi, che ha provocato la morte di una studentessa di 16 anni e sfregiato per sempre la vita di almeno altre due ragazze, guarda gli investigatori con lo sguardo spento. Non sa neppure il nome della giovane vittima al cui funerale è accorso perfino il premier Mario Monti di ritorno dal G8 di Washington.

Dopo un mese passato in isolamento in carcere, dal quale ha fatto trapelare struggimento e pentimento sincero per le conseguenze di un atto che voleva essere soltanto dimostrativo, Vantaggiato fa scena muta anche quando viene invitato a mettersi nei panni del papà di Melissa Bassi, al quale si ripromette di scrivere una lettera per chiedere perdono.

Tutta la vita di Giovanni Vantaggiato da Copertino, 25 mila abitanti nel Salento, provincia di Lecce, è scandita dal silenzio e dalla solitudine. A partire proprio dal giorno dell’attentato, sabato 19 maggio, 7,42 del mattino. Mentre le immagini di Brindisi fanno il giro del mondo, Vantaggiato va al lavoro come se nulla fosse, pranza a casa, pisolino, e il pomeriggio in barca a Porto Cesareo. Poi la sera cena in famiglia con il consueto telegiornale dove fanno vedere le immagini dell’attentatore. La moglie o la figlia dicono una frase del tipo: ma guarda che deficiente questo che non si accorge neppure di avere una telecamera sopra la testa. Vantaggiato si alza di scatto, lascia sul tavolo la cena di pane e salame e va a letto. Da quel momento, fino all’arresto del 6 giugno, non guarderà più nessun notiziario.

Giovanni aveva una famiglia numerosa alle spalle. Terzo di otto figli, cinque maschi e tre femmine. Da piccolo, la nonna gli dava 20 centesimi di lire, Giovanni li spendeva in tronetti, ovvero piccoli petardi fatti in casa avvolti nella carta da pesce con dentro brecciolino e zolfo. Li tirava al muro e guardava estasiato la fiammella che scaturiva al momento dell’impatto. Oppure comprava i tric trac, li apriva, prendeva la polvere nera, la stendeva sul marciapiede e gli strisciava sopra una pietra per suscitare una fiammata.

Diploma di scuola media, militare per un mese poi congedato, nel 1962 Giovanni parte per la Germania e ci rimane quattro anni. Vive a Monaco di Baviera, all’inizio fa il carpentiere, poi lavora sempre come operaio in alcune industrie metalmeccaniche e siderurgiche. Intanto si abbona al mensile di Radio Elettra, che si fa spedire dall’Italia, e fa un corso a distanza che alla fine gli vale un attestato da elettrotecnico.

Tornato in Italia inizia l’attività di rifornimento carburanti agricoli con il padre e fratello. Si sposa con Giuseppina, che gli darà due figlie, Veronica a Serenella, e tre nipotini di 5,6, e 8 anni.

Nel frattempo Vantaggiato litiga con il padre e il fratello Antonio e si mette in proprio, chiamando nell’azienda la moglie, che lascia il suo impiego nel reparto amministrativo dell’Agip di Lecce. Da questo momento in avanti Giovanni rompe ogni rapporto con tutta la sua famiglia di origine, e non andrà neppure ai funerali dei genitori. Ce l’ha a morte con il padre, che avrebbe favorito in modo fraudolento il fratello nella spartizione dei beni di famiglia. A poco a poco Giovanni chiude anche con la comunità di Copertino e si trascina la moglie e le figlie nell’isolamento del distributore, che diventa un bunker non solo metaforico.

La sua vita è una successione lenta di giornate sempre uguali. Sveglia alle 6, colazione a letto servita dalla moglie con caffè, latte e savoiardi. Lavoro. Pranzo a casa, sonnellino, lavoro, cena alle 19,30 con pane, companatico e televisione accesa sul telegiornale, ritiro in camera e buona notte. Sempre così, tranne il sabato e la domenica quando si concede l’unica vera distrazione: la barca. Sta sempre lì, la pulisce, la lucida, non ci fa salire nessun estraneo neppure per riparare qualcosa. Ci pensa lui, se è il caso costruisce anche attrezzi che serviranno per fare dei lavoretti. L’ordine e la pulizia ossessiva a bordo contrastano con il disordine e la sciatteria del posto di lavoro, che sembra quasi un deposito di cianfrusaglie e rottami.

Giovanni guidava l’auto senza assicurazione, tagliando falso fatto in casa. Allo stesso modo ha imparato ad andare in barca i primi tempi senza patentino, e per un po’ ha fatto danni. Come quella volta che, in alto mare, insospettito dalla velocità fin troppo bassa si è voltato e si è accorto che si era trascinato un pezzo del pontile perché si era scordato di staccare le cime. Avaro con il mucchietto di soldi in tasca arrotolati, gli è pure capitato di rimanere senza benzina al largo della Grecia, la sua meta annuale durante il mese di vacanza in barca.

Attaccato ai soldi, è vero. Così gli capita di passare dal tappezziere di fiducia, il conto supera di venti euro la sua disponibilità cash, lascia tutto lì e va a prendere i soldi nonostante l’artigiano lo inviti più volte a portar via tutto e ripassare a saldare un’altra volta. Preciso nel pagare, arrabbiato con il sistema, quando capisce che l’uomo che lo ha truffato per 300 mila euro rischia di farla franca nonostante una sentenza del tribunale in suo favore.

Diventa un uomo in lotta contro il mondo. O meglio, un uomo che si difende da un mondo ostile. L’unica lettura è quella del mensile Nautica, i libri sono della moglie, una donna di polso tutt’altro che sottomessa. Giovanni mostra grande cultura solo in fatto di preparazione di bombe. Durante gli interrogatori in carcere tiene il solito atteggiamento scialbo, ma quando gli viene chiesto degli ordigni ecco che all’improvviso si accende, diventa narciso, quasi voglia affascinare la piccola platea di inquirenti, giudici e legali. Spiega l’incontro tra l’acido nitrico e la soda caustica, la cui miscelazione deve essere lenta in modo tale da evitare una reazione esotermica violenta.

Piange solo quando parla della moglie e delle figlie. E ogni volta che i giudici lo incalzano con le domande Giovanni giura e rigiura. Fino a quando esasperato dice: come ve lo devo far capire che sto dicendo tutta la verità? Volete che che faccia come Muzio Scevola? Mi metto la mano sul petto e me la brucio?

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Carmelo Abbate