Ecco le intercettazioni che hanno fatto la storia
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Ecco le intercettazioni che hanno fatto la storia

Non solo Napolitano. Da Moggi a Ruby fino a Fassino-Consorte: ecco quali sono i casi più noti e controversi della seconda Repubblica

Alzi la mano chi non ha memoria delle scottanti telefonate tra Luciano Moggi e il designtore  Luigi Pairetto ai tempi del primo scandalo calciopoli.  E alzi ancora la mano chi non ricordi l’ «abbiamo una banca» pronunciato dall’ex segretario Ds Piero Fassino durante una conversazione telefonica con Luigi Consorte che avrebbe dovuto rimanere segreta. Sono solo due episodi di quel serial lungo quanto la seconda Repubblica che in Italia che ha come soggetto il tema delle intercettazioni e come protagonisti del serial guardasigilli, direttori sportivi, primi ministri, calciatori, semplici indagati, segretari di partito, magistrati d’assalto, financo, come emerso dall’articolo di Giovanni Fasanella su Panorama, il presidente della Repubblica. Ecco un breve abbecedario, se preferite una cronistoria,  dei principali casi che hanno alimentato un sequel che, dal 1994 a oggi, non ha risparmiato nessuno. E che continua a essere oggetto di una virulenta guerra politica, ma anche mediatica, tra magistratura e poteri dello Stato.

CASO RUBY. È forse il caso più noto, più  chiacchierato, più controverso: la pubblicazione spesso integrale delle  conversazioni tra l'ex premier Silvio Berlusconi e le ragazze  protagoniste, secondo l'accusa, delle famose notti di Arcore, in una  sala sala-discoteca, tra divanetti e pali per la lapdance e  travestimenti sexy, durante le quali secondo i magistrati di Milano  l'allora presidente del Consiglio avrebbe commesso il reato con l'allora  minorenne marocchina Ruby Rubacuori. Dal processo, che  è ancora in corso, non sono emersi soltanto particolari privati  piccanti, ma anche questioni politiche di prima grandezza che hanno  finito per indebolire il potere dell'allora presidente del Consiglio  italiano. Attorno al caso Ruby, è fiorita anche una potente saggistica e  la stampa estera ne ha costruito un filone che ha leso non solo  l'immagine del premier, ma anche il Paese, più debole di fronte alle  tempeste finanziarie.

NAPOLITANO-GATE. È l'ultimo  caso, relativo alla famosa inchiesta sulle stragi di mafia del periodo  92-93: le famose conversazioni tra il presidente della Repubblica e  Nicola Mancino  sono diventate oggetto di una furibonda guerra  istituzionale tra la procura di Palermo, che avrebbe in mano quelle  conversazioni, e il Quirinale. Questa volta, è stata la politica, tutta  la politica, a fare muro contro le presunte invasioni di campo della  magistratura palermitana, che si è rifiutata di mandare al macero le  conversazioni. L'ultimo capitolo di questa vicenda è l'uscita di un articolo di Panoramain edicola che rivela i contenuti delle intercettazioni incriminate.

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CALCIOPOLI.  È il terzo, grande, scandalo che ha travolto il football italiano nella sua storia, dopo quelli, sul calcioscommesse, scoppiati nel 1980 e nel 1986 che portarono alla squalifica di idoli nazionali come Paolo Rossi e prima di quello emerso a Bari. Questo scandalo - di cui sono state diffuse centinaia di intercettazioni telefoniche a mezzo stampa - ha coinvolto arbitri come Gianluca Paparesta e Massimo De Sanris, designatori come Luigi Pairetto e Paolo Bergamo,  assistenti di linea,  dirigenti sportivi come Luciano Moggi e Antonio Giraudo, alcune tra le più importanti società professionistiche italiane come la Juventus e il Milan, ma anche uomini politici come l’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, accusato tramite Moggi di aver chiesto favori arbitrali per la sua squadra del  Sassari Torres, giornalisti come Tony Damascelli e Paolo Biscardi.  Lo scandalo  - partito con l’inchiesta Guarinello della procura di Torino -  venne alla luce con la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche a partire dal 2 maggio 2006  e si concluse, nei suoi vari filoni, con l’archiviazione da parte della giustizia ordinaria e alcune clamorose decisioni assunte dalla giustizia sportiva: la Juventus fu riconosciuta colpevole di illecito sportivo, le furono revocati il titoli di Campione d'Italia 2004-2005 e del 2005-2006 e fu retrocessa all'ultimo posto in classifica, cui si aggiunse un'ulteriore penalizzazione di 9 punti nella classifica del Campionato di Serie B 2006-2007. Penalizzazioni di varie entità furono inflitte anche a Fiorentina, Milan, Lazio, Reggina ed Arezzo, da scontarsi in parte nel 2005-2006, in parte in quello successivo. Anche in questo caso - insieme alla pruderie - non si contano le polemiche scatenate dai soggetti coinvolti, finiti nel tritacarne delle chiacchiere e della stampa.

Ecco le intercettazioni di Luciano Moggi

TELECOM-SISMI. Ex brigadiere in servizio presso la sezione Anticrimine dei Carabinieri di Milano, Giuliano Tavaroli è stato responsabile della sicurezza di Pirelli e, successivamente, del Gruppo Telecom Italia, con agli ordini oltre cinquecento uomini, a sua disposizione - sostengono i magistrati - per i lavori sporchi di dossieraggio. Il suo nome è indissolubilmente legato allo scandalo Telecom-Sismi. Fu accusato, insieme con Marco Manciniì (ex numero 2 del SISMI), con l'investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani con Marco Bernardini (un ex agente a contratto del SISDE), con un ex ufficiale di collegamento della CIA, nonché con altri ex dipendenti Telecom di aver messo in piedi un sofisticato sistema illegale allo scopo di realizzare dossier compromettenti su personalità della politica, dell’economia, dello spettacolo, al fine di trarne vantaggi. Il tutto basato sulla possibilità di ascolto privato che gli conferiva il ruolo e le immense possibilità attribuitegli dalla società. Potrebbero essere migliaia le persone intercettate, fuori da qualsiasi sistema di garanzia istituzionale. Il 2 ottobre 2009 Giuliano Tavaroli ha formalizzato la sua richiesta di patteggiamento della pena a quattro anni e mezzo di reclusione e 60.000 € di risarcimento.

Potevano spiare anche le mail

BANCOPOLI. È un capitolo di quel caso fatto di frammetazioni creditizie, scalate, sistemi illegali come l'aggiotaggio e l'insider trading che ha coinvolto personaggi di prima grandezza del sistema finanziario italiano, come il governatore Antonio Fazio, ma anche raider come il banchiere Giampiero Fiorani, i famosi furbetti  Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Sono i giorni caldi dell'inchiesta sulla tentata scalata di Unipol a Bnl. È il 31 dicembre 2005 quando il Giornale pubblica alcuni stralci di un'intercettazione  tra Piero Fassino, allora segretario Ds, e Giovanni Consorte, manager della Unipol, gruppo assicurativo vicino ai Ds, in cui gli  chiedeva: «E allora siamo  padroni di una banca?» Benché l'indagine della magistratura abbia escluso Fassino da ogni responsabilità penale si sono aperte, assieme a una serie di speculazioni politiche, due procedimenti giudiziari a Milano, rispettivamente nei confronti di Fabrizio Favata, l'imprenditore che aveva fornito a il Giornale le intercettazioni coperte da segreto investigativo, e verso Paolo Berlusconi, editore del quotidiano, accusato di aver reso pubbliche le intercettazioni per colpire un nemico polito. Il 10 giugno 2011 il GIP incaricato del procedimento ha condannato Favata a due anni e quattro mesi e al risarcimento dei danni morali nei confronti di Fassino. Per il procedimento verso Paolo Berlusconi i magistrati hanno chiesto l'archiviazione, richiesta che però è stata respinta dal Giudice per le indagini preliminari, che ha invece sollecitato il rinvio a giudizio anche per Silvio Berlusconi e l'iscrizione nel registro degli indagati di Maurizio Belpietro, all'epoca dei fatti direttore de il Giornale. Il 7 febbraio 2012 il GUP ha accolto la richiesta dei magistrati, rinviando a giudizio anche l'ex premier.

La testimonianza del giornalista che ha fatto partire l'inchiesta

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