Il dramma della donna morta in sala parto: per il Ministero nessuna anomalia
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Il dramma della donna morta in sala parto: per il Ministero nessuna anomalia

La famiglia di Valentina Milluzzo, morta a 34 anni per l'aborto di due gemelli, aveva denunciato il mancato intervento di un medico obiettore

Nell'assistenza a Valentina Milluzzo, la 34enne morta all'ospedale Cannizzaro di Catania il 16 ottobre scorso dopo l'aborto di due gemelli, "non si evidenziano elementi correlabili all'obiezione di coscienza'". Lo affermano gli ispettori del ministero della Sanità nella loro relazione al ministro Lorenzin. Si è trattato di un aborto iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in emergenza''. Era "in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero" e non è stato evidenziano ''alcun dato anomalo"

Diversa invece la versione del marito della donna, e le accuse che i familiari hanno rivolto al medico che si è occupato di lei: “Non ha voluto estrarre il feto perché obiettore”.

Dichiarazioni, che secondo il legale della famiglia, sarebbero supportate da numerose prove e testimonianze, sono già state acquisite dalla Procura di Catania che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo.

Il fascicolo della Procura, infatti, è stato attivato proprio dopo la denuncia dei familiari della donna che nella loro ricostruzione dei fatti parlano di un medico che si sarebbe rifiutato di estrarre i due feti, quando sono entrati in crisi respiratoria, perché obiettore di coscienza.

La donna, impiegata di banca, è deceduta il 16 ottobre scorso, dopo 17 giorni di ricovero nell' ospedale Cannizzaro per delle complicazioni che erano sopraggiunte durante la gravidanza avviata con la procreazione assistita in un'altra struttura. La donna, incinta di due gemelli, nati morti, era alla sua prima gravidanza.

Il procuratore siciliano Carmelo Zuccaro ha disposto il trasferimento della salma in obitorio in attesa dell’autopsia per cercare di ricostruire quanto è accaduto, ha bloccato i funerali che erano stati organizzati nel paese di cui la donna era originaria, e ovviamente, disposto anche il sequestro della cartella clinica.

Un terribile calvario durato ore

Ma che cosa è accaduto il 16 ottobre scorso?
La ricostruzione delle ultime ore della donna, fatta dal legale della famiglia, Salvatore Catania Milluzzo, è agghiacciante. “La signora, al quinto mese di gravidanza - sostiene il penalista - era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell'utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa”.

“Dai controlli - aggiunge - emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore di coscienza: 'fino a che è vivo io non intervengo', avrebbe detto loro. Quando il cuore cessa di battere viene estratto il feto e mostrato morto ai familiari”.

Le urla strazianti della donna

Poi il racconto di quanto sarebbe avvenuto diventa ancor più terribile: “Due di loro possono avvicinare la donna che urla dal dolore e grida continuamente 'aiuto'. Viene eseguita una seconda ecografia - continua nella ricostruzione il penalista Catania Milluzzo- e anche il secondo feto mostra delle difficoltà respiratorie. E anche il quel caso il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere soltanto dopo che il cuore avesse cessato di battere perché lui era un obiettore di coscienza".

Il secondo feto, secondo la denuncia, non viene mostrato ai familiari. E un medico li avvisa che "le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa".

La corsa (inutile) in rianimazione

La donna sedata viene portata in rianimazione. "I familiari - osserva l'avvocato Catania Milluzzo - riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi". Poi domenica 16 ottobre la notizia del decesso.

I casi dal 2015 ad oggi

La drammatica storia di questa donna siciliana è incredibilmente l’ultima di una scia di morti a seguito di complicazioni sopraggiunte durante il periodo di gestazione o in sala parto.
Lo scorso 14 ottobre a Trapani una donna in attesa di partorire muore d'infarto in ospedale davanti agli occhi dei medici. Il bambino, per fortuna, viene salvato. La donna aveva 26 anni.

Pochi mesi fa, una donna muore di parto all'ospedale di Castrovillari. Una 30enne era al 9° mese di gravidanza quando ha accusato un malore durante il cesareo. La piccola nata è stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Cosenza. Nell'ospedale di Castrovillari sono morti 2 neonati in due mesi. La procura sta indagando.

Ma nel 2015 la cronaca riportano almeno cinque decessi. Il 19 aprile, una donna di 39 anni muore per una emorragia al 9 mese di gravidanza all’ospedale Pugliese di Catanzaro.
A Palermo l’8 febbraio 2015 muore una ragazza di 19 anni di setticemia dopo aver partorito la sua bambina.

Il 19 ottobre 2015, a morire è una ragazza di 23 anni a Ragusa mentre era in sala parto.
Il 19 maggio a Palmi muore una donna di 34 anni dopo aver dato alla luce la sua bambina.
Mentre il 13 settembre 2015, muore a Corigliano, in Calabria una neonata trasferita con l’elisoccorso in una struttura specializzata.

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Nadia Francalacci