Diaz, Gratteri e Caldarozzi vittime di un errore giudiziario
ANSA / LUCA ZENNARO
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Diaz, Gratteri e Caldarozzi vittime di un errore giudiziario

Lo scrivono in una lettera aperta al Corriere della Sera i poliziotti del Servizio centrale operativo

"Noi vogliamo, semplicemente e pubblicamente, dirvi grazie". Inizia così la lettera aperta pubblicata dal Corriere della Sera. La firma è de 'I poliziotti del Servizio Centrale Operativo' e il testo è indirizzato a Francesco Gratteri e Stefano Caldarozzi, i vertici Sco travolti dalla sentenza Diaz .

"Per queste unica volta - scrivono gli uomini della Sco - i sentimenti di stima per le vostre figure ci inducono a disubbidire al vostro ultimo ordine di silenzio istituzionale.". "In questi anni di lavoro - spiega la lettera - siete stati un costante punto di riferimento: la vostra dedizone e il vostro spirito di sacrificio sono stati un esempio, nel servigio per la sicurezza della comunità, che avete posto come obiettivo principe di umili e onesti servitori dello Stato".

"Per dirvi pubblicamente grazie - continua più avanti- dovremmo ricordare tutti quei risultati che hanno contribuito a garantire, negli ultimi venti anni, la sicurezza democratica delle nostra Repubblica e delle nostre istituzioni e per il cui raggiungimento la vostra direzione è stata determinante. (..) Voi vi siete esposti ripetutamente ( a differenza di tanti professionisti dell'antimafia) al pericolo di vita, per questo motivo, siete stati promossi per meriti straordinari.

"Tutti abbiamo il dovere di rispettare la giustizia che ci onoriamo di servire. E voi siete stati, ancora una volta, un esempio. Ma la libertà di pensiero impone pure a noi, quali collaboratori più stretti, un giudizio nei vostri riguardi, perchè forse la collettività il nosro giudizio vuole conoscere".

"Ebbene - è il passaggio più saliente dell'epistola - per noi, si è verificato quello che tutti gli operatori del diritto hanno studiato e sanno possa accadere: la verità pocessuale non corrisponde, per quanto vi riguarda, alla verità reale. E chi ha conosciuto la vostra rettitudine morale ben sa che mai avreste macchiato il vostro operato di falsità."

Seguono saluti e ringraziamenti: "Siate certi che continueremo il nostro cammino, per quella nobile causa in cui ci avete insegnato a credere, nell'entusiasmo e nella fede che ci avete trasmesso."

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Barbara Massaro