Caso Mulè: il decreto del rinvio a giudizio
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Caso Mulè: il decreto del rinvio a giudizio

Ecco le motivazioni che hanno dato il via al processo chiuso in primo grado con la condanna per diffamazione del direttore di Panorama - le reazioni alla condanna - il pezzo incriminato - l'intervista al direttore, Mulè -

Nessun errore, nessuna smentita, solo il riferimeto ad alcune offese e critiche di vario tipo. Sono queste le motivazioni che hanno spinto il 19 maggio del 2011 il Giudice per le indagini preliminari di Milano, Dott.ssa Maria Vicidomini, a rinviare a giudizio il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, il giornalista Andrea Marcenaro ed un collaboratore del settimanale, Riccardo Arena per un articolo pubblicato sul settimanale che raccontava intrighi e polemiche all'interno del Palazzo di Giustizia di Palermo. Il processo di primo grado si è chiuso ieri con la condanna dei due autori dell'articolo incriminato "Aridatece il procuratore Caselli" ad un anno di reclusione per diffamazione e ad otto mesi per mancato controllo al direttore Mulè.

E' curioso però leggere le motivazioni sollevate dal giudice Vicidomini. Non vi è traccia infatti di un errore, o di una richiesta di smentita. Il pezzo (che nel dispositivo tra l'altro viene riportato con un titolo inesatto: Spazzatura e le stragi del '93: aridatece il Procuratore Caselli) quindi non racconta nulla di falso o di sbagliato ma avrebbe "offeso gravemente la dignità personale e professionale di Francesco Messineo..." (Procuratore della Repubblica di Palermo)

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"ed in particolare per aver indicato lo stesso come privo di carisma, Dirigente della Procura solo formalmente e tanto in ombra come procuratore a termine a cui si contrappone un "Procuratore ombra che è il vero capo..."

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