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Come la gdo si difende dalle truffe alimentari

I supermercati hanno sottoscritto un Codice etico. Ecco come funziona e cosa prevede

Sei milioni e 887.226. Sono queste le confezioni di alimenti sequestrate, nel 2017, dai militari del Nas all’interno di aziende, ristoranti e supermercati. I dati dei controlli effettuati dai Carabinieri per la Tutela della Salute parlano chiaro: scarseggia l’igiene, aumentano le frodi in commercio e soprattutto le etichettature “fasulle” sui prodotti che non permettono la tracciabilità delle materie prime.

In totale sono state 1.361 le contestazioni effettuate dai militari per aver violato gli articoli del Codice penale che disciplinano la frode in commercio, l’adulterazione e contraffazione degli alimenti e la carenza di igiene nella conservazione dei prodotti.

Come se non bastasse, nel 2017 a fronte di un numero di controlli complessivi nettamente inferiore rispetto al quelli effettuati nel 2016 dagli stessi militari, si è registrato anche un incremento di etichettature “non conformi” ovvero di diciture che non permettono al consumatore finale di tracciare le materie prime utilizzate per realizzare il prodotto, lo stesso che si ritrova nelle dispense dei ristoranti ma soprattutto all’interno di scaffali di negozi, supermercati e ipermercati.

In sostanza, risulta sempre più difficile, per il consumatore, tracciare ad esempio la provenienza del latte contenuto in una mozzarella oppure della carne utilizzata per gli insaccati attraverso la semplice e rapida lettura della confezione.

Le etichette "fantasiose"

I militari, nel corso dell’anno 2017, sono riusciti a scovare 1.575 etichette corrispondenti ad altrettanti prodotti palesemente non a norma sulle quali l’azienda produttrice aveva volutamente omesso di riportare l’origine e dunque la tracciabilità delle materie prime. Nel 2016, invece, i casi scoperti dai carabinieri del Nas furono 1.362. 

Negli ultimi anni, la maggior parte delle catene di supermercati italiani, per tutelare il consumatore, si sono dotate di un Codice etico in base al quale si impegnano ad un controllo rigoroso sulle aziende fornitrici dei prodotti.

Uno screening che non si limiterebbe, in base a quanto è scritto nel Codice, al solo controllo delle materie prime e dell’ambiente nel quale viene realizzato il prodotto ma che includerebbe anche una verifica della serietà e affidabilità dei titolati d’azienda.

Praticamente, alcune catene della grande distribuzione, richiedono che i fornitori non abbiano pendenze penali o condanne per truffa o frodi in commercio.   

Ma il Codice etico viene realmente applicato? In che modo viene tutelato il consumatore finale? I fornitori vengono davvero controllati così scrupolosamente?

Come funziona il Codice Etico

 “Le attività di controllo e di audit per verificare non solo l’igiene ma anche la conformità degli alimenti a tutti gli altri standard previsti dalla legge, vengono eseguite sia preventivamente che successivamente - dichiara a Panorama.it, Lucia Tortoreto, Responsabile della Qualità Rete Servizio Clienti di Coop - prima di accettare un fornitore e quindi di inserire il suo prodotto negli scaffali dei punti vendita, si effettuano delle rigorose valutazioni sia sulle materie prime che sugli incarti”.

“I nostri addetti effettuano sopralluoghi anche nell’azienda fornitrice prima di stipulare il contratto - prosegue Tortoredo - e controlliamo anche l’etichettatura del prodotto per verificarne la conformità alle disposizioni di legge”.

Il consumatore sembrerebbe essere tutelato. La Responsabile Qualità Rete Servizio Clienti di Coop, però, ammette che negli scaffali possono ‘finirci’ anche prodotti che frodano o ingannano il consumatore. “I controlli sui fornitori vengono effettuati costantemente anche su quelli che potremmo definire “storici” - precisa Lucia Tortoredo - in quanto può verificarsi che nel corso del rapporto e con il passare degli anni, alcuni fornitori modifichino il loro standard produttivo abbassandone il livello. Abbiamo notato che questo accade in concomitanza di importanti variazioni di prezzo delle materie prime - continua -  che talvolta possono spingere il fornitore ad effettuare modifiche della ricetta non in conformità con la legge”.

Proprio per questo motivo, Tortoredo spiega che moltissimi dei controlli effettuati dal supermercato sui prodotti, compresi quelli non a marchio, seguono i sequestri effettuati dagli stessi militari del Nas. "Nel caso di un sequestro o dell’esito ‘non conforme’ di un controllo su un prodotto, prima chiediamo spiegazioni direttamente al fornitore che è il responsabile primo e unico di quanto afferma in etichetta e poi, se vi sono gli estremi, eliminiamo il prodotto e ed interrompiamo il rapporto commerciale”.

Anche Conad ha adottato un Codice Etico a tutela dei propri clienti.

“Effettuiamo anche dei controlli etico-sociali sia in fornitori italiani che esteri ovvero che risiedono nei Paesi di provenienza di alcune materie prime - ci precisa Andrea Artori, Responsabile controllo e qualità di Conad- Concentriamo le nostre ispezioni in quelle realtà o settori che consideriamo “a rischio” di violazioni come, ad esempio, quello agricolo che in alcune regioni italiane è afflitto dalla piaga del caporalato”.  Le verifiche di Conad raggiungono anche paesi come la Cina o quelli sudamericani e africani.

“Pensiamo alle banane oppure a delle lampadine prodotte in Cina. Ci sono prodotti o materie prime che arrivano da Paesi in cui lo sfruttamento della manodopera e il rispetto della vita umana è molto basso - precisa Artori - è questo il motivo per cui i nostri controlli varcano i confini nazionali: selezionare una filiera rispettosa di quei valori etico-sociali che ci contraddistinguono”. 

Altrettanto reattivo il Gruppo Esselunga. “Nel caso in cui si apprenda la notizia che un prodotto in distribuzione riporti informazioni non veritiere, a tutela dei consumatori, in via cautelativa si ritira il prodotto dagli scaffali nell’attesa che venga fatta chiarezza - specifica a Panorama.it, la Direzione Relazioni Esterne di Esselunga- la merce ritirata e quella presente nei magazzini viene resa al fornitore. Immediatamente parte una contestazione e al fornitore si chiedono chiarimenti sulle indicazioni riportate in etichetta e sull’origine e la rintracciabilità della materia prima. Se l’informazione viene confermata- conclude Esselunga- si interrompe subito la commercializzazione del prodotto".

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Nadia Francalacci