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Una classe del liceo scientifico Volta di Milano (Ansa).
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Chiuse le iscrizioni alle superiori, ora serve una bella scuola

Ancora una volta, più della metà degli studenti ha scelto un liceo, pur con una ripresa per tecnici e professionali. Adesso tocca garantire qualità dell'offerta e del servizio: le sfide sono tante, a cominciare dai soldi del Pnrr.

Il dado è tratto. Centinaia di migliaia di studenti di terza media hanno scelto la scuola superiore che frequenteranno dal settembre del 2022. La scelta è giunta certamente dopo mesi di riflessioni e discussioni, di open day a distanza con pochissime reali possibilità di camminare per corridoi e visitare aule e laboratori didattici. Soprattutto pochissime sono state le possibilità di scambiare qualche impressione con gli alunni in corso e conoscere i futuri docenti, il cuore pulsante di ogni istituto perché, oltre ogni normativa e nonostante tutte le riforme, sono ancora le persone a fare la scuola.

Le scelte sono state in linea con gli ultimi anni: ben il 56,7% degli studenti iscritti ha scelto di frequentare un liceo, ma solo poco più del 6% un liceo classico, indirizzo che si mantiene su percentuali note, ma segna una leggera flessione. Il liceo è ormai nettamente la scuola superiore più gradita, sia per le possibilità che offre dal punto di vista degli apprendimenti, ma anche spesso, al di là di passione e inclinazione, per il timore di ritrovarsi in ambienti scolastici che paiono demotivanti e incutono timore.

Ciononostante tornano a crescere, e per la prima volta dopo diversi anni, le iscrizioni ai tecnici (30,7%) e ai professionali (12,7%) che aumentano gli iscritti di quasi un punto percentuale rispetto allo scorso anno. È un dato da tenere in considerazione, perché questo tipo di istruzione in Italia è in crisi da anni, nonostante il grande bisogno di futuri impiegati specializzati e di dati che mostrano quanto sia facile trovare lavoro al termine di una buona esperienza scolastica professionale e tecnica.

Spetterà al ministero dare seguito al rinnovamento di questi ambienti alla luce delle ultime dichiarazioni d’intenti e, ora, anche di fronte a questo incremento di iscrizioni. È una scommessa che la scuola italiana non può perdere, per l’istruzione dei prossimi cinque anni e per il settore lavorativo dei prossimi 20 e 30.

Il primo impatto con la scuola superiore sembra essere stato comunque positivo per le nuove famiglie. La procedura d’iscrizione appena conclusa ormai avviene in ambiente totalmente online e quest’anno è risultata gradita dal 91% degli utenti per chiarezza e semplicità, segno che talvolta anche un passaggio burocratico può migliorare e il servizio garantito essere efficace.

Certo, ora toccherà pensare al futuro prossimo di questi futuri studenti, che a settembre meriteranno una scuola all’altezza dei loro desideri e delle loro scelte. Non chiedono tanto: si cominci da docenti in cattedra dal primo giorno di scuola, e magari da classi dotate di infrastrutture in grado di contenere i contagi, affinché quarantene e dad possano essere soltanto un ricordo. Due impegni poco appariscenti ma tanto tanto necessari per garantire normalità al quotidiano che invece, a scuola, troppo spesso fa rima con imprevisto, improvvisazione, rattoppo.

Per fare questo serve tenere conto sin d’ora del tempo a disposizione, vale a dire pochissimo, perché siamo a febbraio e tra progettazione e realizzazione settembre è già qui. Avanti con il reclutamento, allora, e con tutto quello che peraltro dovrà essere raggiunto per mantenere una tabella di marcia dettata dall’Europa per centrare i vari obiettivi individuati per continuare a beneficiare dei complessivi 31 miliardi di euro destinati all’istruzione dal Pnrr. Il denaro a disposizione quest’anno non sarà più un alibi, ma al contrario un’assunzione di responsabilità. Con il Pnrr infatti anche per l’istruzione ci sarà subito una notevole iniezione di soldi da investire nel settore. Più di 5 miliardi, dagli asili ai licei.

È il momento di superare le dichiarazioni e impegnarsi per una scuola nuova, bella, colta, capace di essere opportunità, magari pensando proprio agli occhi e ai volti di questi nuovi studenti che proprio ieri hanno scelto dove trascorreranno i prossimi cinque anni, su quali libri, con quali materie. Impegniamoci per loro, provando a sbriciolare la triste nomea del nostro Paese quale luogo di sprechi, piani urbanistici sbagliati, soldi buttati e occasioni perse. Una dopo l’altra.

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Marcello Bramati