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Caso Affidi: quale giustizia per i bambini?

Dopo Bibbiano emergono decine di casi analoghi che impongono riflessioni sull'intero sistema. Ne parliamo con l'avvocato Daniel Missaglia che segue questo tipo di casi

“Quale giustizia per i bambini?” è la domanda che riassume il titolo di un convegno, il primo, organizzato dal Comitato contro l’ingiustizia personale e familiare, costituito poco prima dell’estate con l’ambizioso scopo di fornire supporto alle persone che si vengano a trovare coinvolte in qualunque forma di ingiustizia, anche scaturente da conflitti familiari, attraverso percorsi di conoscenza e approfondimento.
Il 29 ottobre 2019, a Palazzo Parigi, Milano, si terrà il battesimo operativo di questo Comitato, presieduto dall’ex Sindaco, Gabriele Albertini. Moderatore l’Avv. Daniela Missaglia, matrimonialista, socio fondatore del comitato stesso di cui è anche membro del direttivo e vicepresidente.
L’abbiamo contattata per aiutarci a comprendere il tema del convegno e provare a rispondere all’interrogativo che ne costituisce il titolo.

Buongiorno Avvocato, per quale motivo ha deciso di far nascere questo Comitato ed organizzare questo dibattito?

"Tutto nasce al termine di lunga riflessione maturata all’esito di una pluridecennale attività legale nel campo del diritto di famiglia. Vede, ho sempre vissuto il mio lavoro come una ‘missione’, con particolare attenzione ai minori coinvolti. Per questi ultimi la patologia del nucleo familiare costituisce una lacerazione drammatica e sono loro a patirne le conseguenze. L’avvocato di famiglia incanala i conflitti verso un binario legale e, applicando il diritto e la giurisprudenza, come anche la logica ed il buon senso, contribuisce in modo determinante ad arrivare ad un punto d’arrivo che giova a tutti i protagonisti di queste amare vicende. Non sempre però vi si riesce. E questo dipende anche dal fatto che abbiamo a che fare con un meccanismo di giustizia fatalmente imperfetto".

In che senso, può spiegarci?

"Anni di esperienza nelle aule giudiziarie e nei gangli dell’apparato della giustizia che gravita attorno alle crisi familiari mi hanno formato ed aiutato a riconoscere cosa funziona e cosa no e che costituisce una freno alla risoluzione dei conflitti, pregiudicando la tutela dei soggetti deboli, i figli in primis. Il costituente ed il legislatore hanno disegnato un sistema ‘ideale’, quasi utopistico, attraversato però da numerose falle che, con l’andar del tempo, si sono tradotte in frequenti ingiustizie con danni irreversibili. Ad esempio: se, per colpa del malfunzionamento della giustizia non riesco a conseguire un credito, ho perso del denaro. Importante, vero, ma lo si può superare. Ma quando, per effetto di un cortocircuito distorsivo, finisco per ‘perdere’ l’affidamento o collocamento di un figlio, il danno si ripercuote sulla vita stessa, gli affetti, non è più un danno, è un incubo. A noi giusfamiliaristi le persone mettono in mano le loro vite e quelle dei loro figli e noi stessi siamo spesso accompagnati dalla frustrazione di non riuscire ad ottenere per loro ‘giustizia’ o di non riuscire ad ottenerla in tempo utile. Montesquieu diceva che una giustizia ritardata è una giustizia negata".

Quindi sono i tempi lunghi a creare ingiustizie?

"Anche, ma non solo. Vi sono criticità più importanti che concernono la struttura stessa dei Tribunali. Solo pochi Tribunali, in Italia, in genere quelli dei capoluoghi di regione (ma non tutti), hanno una sezione specializzata nel diritto di famiglia, dove si respira una maggiore capacità di applicare i criteri più corretti ed aggiornati della giurisprudenza e dove i giudici, occupandosi solo di queste vicende, hanno sviluppato maggiore empatia e professionalità con i casi concreti. Ma nella stragrande maggioranza dei Tribunali, quelli medi e piccoli, una separazione delicata viene trattata tra una causa condominiale ed un dissidio fra aziende e fornitori di materiale, decreti ingiuntivi e sfratti per finita locazione. Il Giudice, mancando di specializzazione ed esperienza, finisce sovente per decidere secondo una valutazione estemporanea e non a norma di diritto. Anche nelle sezioni specializzate, però, il ricambio dei giudici è intenso e vengono designati magistrati che hanno tutt’altra formazione e non sono pronti a dirimere casi complessi di conflitti familiari. Quello che si chiede da tempo è che si faccia una seria riforma che crei, in ogni ufficio giudiziario, il Tribunale della Famiglia, così come esiste quello delle Imprese o del Lavoro, formato da giudici specializzati con una peculiare formazione, che permetta loro di affrontare le cause familiari con estrema competenza".

In tal caso i problemi sarebbero risolti?

"Non ancora, perché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Quand’anche avessimo ovunque giudici specializzati che assumano decisioni uniformi, non è detto che queste decisioni risultino poi corrette e preservino dalle ingiustizie. Il problema è a monte: con eccessiva frequenza i Giudici abusano del meccanismo della delega e sub-delega, avvalendosi di soggetti terzi a cui devolvono accertamenti istruttori che poi fanno propri e condizionano i loro pronunciamenti. E se questi soggetti cadono in errore, ovvero sono in conflitto di interessi o in malafede, il danno è comunque fatto. Nei procedimenti di diritto di famiglia i Giudici si avvalgono di ausiliari, di consulenti (psicologi, psichiatri, neuropsichiatri in genere), così come di operatori dei Comuni, i Servizi Sociali. Fino ad uno/due decenni fa era il Giudice a prendersi sulle proprie spalle la responsabilità delle decisioni. Con gli anni si è diffuso il meccanismo della deroga a terzi e questo ha amplificato, a mio avviso, i casi di ingiustizie contro cui lotto, sia individualmente sia, da ora in poi, anche attraverso il Comitato".

Chi sono i cattivi che ostacolano la giustizia?

"Non vi sono buoni o cattivi. Esistono giudici capaci, consulenti capaci, assistenti sociali capaci. Poi vi sono gli altri, ed è da questi che bisogna guardarsi. I grandi scandali che, da Bibbiano a ritroso, hanno coinvolto i Servizi Sociali e lo stesso funzionamento dei Tribunali per i Minorenni, hanno acceso i riflettori su un sistema fallato, quand’anche corrotto, secondo i dati emersi nelle inchieste della magistratura. Un circolo vizioso di soldi, rapporti, connivenze, interessi di vario tipo fra autorità, assistenti sociali, cooperative a loro volta delegate dagli enti affidatari, il tutto nel più incivile spregio verso le vite coinvolte, quelle dei bambini e quelle dei loro genitori. Il 29 ottobre parleremo anche di questo, pur stando ben attenti a non generalizzare e non buttare via, come si dice, il bambino con l’acqua sporca. Ho incontrato operatori sociali di grande sensibilità e passione, e quando è accaduto è stata una benedizione a protezione di chi doveva essere tutelato".

Le è mai capitato invece di imbattersi in un sistema ‘Bibbiano’ o qualcosa di simile?

"Purtroppo sì e anche di questo si parlerà all’evento di Palazzo Parigi. Molte volte ho percepito e raccolto io stessa prove di connivenze inadeguate o sovrapposizioni di nomine: Le sembra normale, ad esempio, che un Assistente Sociale che ha in mano il destino dell’affidamento di un minore ricopra anche la funzione di Giudice Onorario nello stesso Tribunale chiamato a pronunciarsi? Eppure è accaduto, nonostante il Consiglio Superiore della Magistratura abbia cercato di arginare questo fenomeno. Così come accade che i professionisti chiamati ad assolvere il compito di consulenti del giudice appartengano quasi sempre ad un ‘circolo magico’ chiuso, fatto di una ridda determinata di nomi, sempre gli stessi, alcuni dei quali a loro volta in conflitto di interessi a vario titolo. Si costituisce così un potentato autoreferenziale che è molto pericoloso e tende a danneggiare la giustizia privandola della sua rigorosa terzietà e cecità, quella che rende tutti uguali davanti alla legge. Spesso questo non accade, in un sistema malato che crea figli e figliastri o che, come nel caso di Bibbiano, si nutre di affidamenti extra-familiari, in cooperative della stessa rete, per alimentare una giostra infernale che utilizza i bambini per autosostentare se stessa".

A Bibbiano i protagonisti sono i servizi sociali ed il Tribunale per i Minorenni, anche quest’ultimo non funziona?

"Io ne chiedo, da tempo, l’eliminazione con accorpamento di tutte le sue competenze nel Tribunale ordinario, magari in quel Tribunale della Famiglia di cui ho parlato pocanzi. Che funzionino poco e male lo scoprono tutti coloro che, volenti o nolenti, finiscono al suo cospetto. Lo stesso legislatore se n’è accorto al punto da privarlo di competenze, a favore del Tribunale ordinario, in svariati ambiti civili. Il problema sta a monte, nella sua struttura rigorosamente collegiale, dove ogni decisione non può essere assunta nell’immediato da un singolo giudice ma, appunto, da un collegio di giudici togati ed onorari. Questo limite fisiologico, unito alla mancanza cronica di magistrati e ad una struttura del processo tutto sommato libera e deregolata, ha fatto sì che per ogni decisione si aspettino tempi biblici".

Insomma, va tutto male, ma vede luce alla fine del tunnel?

"Certamente, ma ci vuole coraggio e competenza. Coraggio di ammettere che qualcosa non funzioni e competenza nella selezione delle personalità chiamate a riscrivere le regole. I politici si improvvisano tuttologi e spesso invadono campi a loro estranei per formulare proposte di legge che aggravano, anziché risolvere, i problemi. L’Italia, anche nell’ambito del diritto di famiglia, ha realtà di eccellenza, studi legali iper-specializzati, magistrati attenti e competenti, consulenti navigati che non fanno parte di circoli chiusi ed hanno come mero interesse la giustizia. Questo vale anche per ottimi operatori sociali e studiosi della materia. E’ a questi che va affidato il compito di raddrizzare le righe storte di un sistema che può e deve migliorare, nell’interesse di tutti noi cittadini".

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