Carne proibita: adesso tocca alla pecora
Getty Image
News

Carne proibita: adesso tocca alla pecora

Paura per la possibile contaminazione del prione della mucca pazza.

Dopo la carne di cavallo, adesso tocca a quella di pecora. Ancora carne "proibita" negli stabilimenti dell'azienda francese Spanghero, già finita al centro dello scandalo della carne di cavallo nelle lasagne prodotte dalla multinazionale Findus.

Dunque, ancora un altro caso di carne potenzialmente pericolosa che potrebbe essere finita sulle tavole di migliaia di consumatori europei. Questa volta non sono come nel caso della carne di cavallo gli eventuali farmaci vietati somministrati in vita all’animale a mettere in pericolo la salute del consumatore, bensì la possibile contaminazione al prione responsabile del morbo della mucca pazza.
 
La scoperta è stata fatta durante alcuni controlli dagli ispettori sanitari francesi che hanno rinvenuto 57 tonnellate di carne, questa volta di pecora britannica, non conforme alle norme europee. Infatti, a quanto emerge dall’indagine degli investigatori francesi, nello stabilimento dell’azienda che rifornisce numerose e conosciute multinazionali del settore alimentare, ci sono finite decine di tonnellate di carne di pecora macellata in Gran Bretagna con una tecnica di raschiatura delle ossa.

Un metodo vietato in Europa in quanto comporta il rischio che si mescolino assieme alla carne, frammenti ossei o di tessuti nervoso.

L'esportazione e la lavorazione sul continente europeo di carne ottenuta in questo modo e' stata vietata dopo la crisi della mucca pazza, per il pericolo di contaminazione al prione, il microrganismo responsabile di questa malattia, veicolata proprio da nervi e midollo osseo.

Ma secondo i primi accertamenti effettuati dal ministero dell'Agricoltura francese, l’azienda non era a conoscenza che questa carne in realtà arrivasse da una società olandese, la Draap Trading, la stessa già messa in causa nel caso del cavallo mescolato al manzo. Infatti, la società francese si difende sostenendo che i lotti erano etichettati come ''carne disossata di agnello''.  

La Spanghero non sarebbe quindi stata a conoscenza del fatto che si trattava di lotti macellati con una tecnica non conforme e soprattutto estremamente pericolosa per la salute del consumatore.

Ma l'Encefalopatia spongiforme bovina, questo il nome scientifico del morbo della mucca pazza, è una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile che può essere trasmessa all’uomo con conseguenze neurologiche talmente gravi da portare alla morte.
I primi sintomi, di carattere neurologico, si rivelano con modifiche del comportamento, ansietà e aggressività, seguite da perdita dell'appetito, della montata lattea, dell'equilibrio.

Non a caso, il primo caso del morbo della mucca pazza, è stato identificato proprio nel Regno Unito nel 1986. In Italia, nel 2001, il Ministero della Sanità è intervenuto con una ordinanza vietando la vendita delle parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le "frattaglie" e con una legge ad hoc ne ha disposto la distruzione. Non solo, questa norma, obbliga anche l'etichettatura delle carni bovine per consentirne la tracciabilità e la trasparenza delle informazioni ai consumatori.

Intanto, in attesa di capire dove e come è stata commercializzata questa carne pericolosa di pecora, il ministero francese ha disposto il ritiro precauzionale di tutti i prodotti che potrebbero contenerne, in gran parte "salsicce e salumi senza maiale".

Ad oggi purtroppo non esiste a livello europeo una normativa severa che imponga la tracciabilità completa delle carni. Per questo motivo, le carni di cavallo, manzo e adesso anche di pecora, sembrano essere diventate un business non solo per le storiche multinazionali del settore ma soprattutto per un microcosmo di aziende sconosciute al consumatore finale perché nascoste nell’indotto di grandi e importanti brand.

I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci