Colonnello, si rimetta il cappello
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Colonnello, si rimetta il cappello

Infiltrato Speciale, nostro blogger, spiega perché il gesto del comandante dei CC di Napoli è sbagliato - Video

Nessuno avrebbe voluto, molto probabilmente, trovarsi nei panni o per meglio dire, nell’uniforme del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Napoli che sollecitato dalla folla urlante ha, alla fine, deciso di togliersi il cappello in segno di sommesso omaggio al giovane ucciso da un carabiniere nel corso di un tragico inseguimento (guarda qui il video ).

Nessuno dicevamo perché non deve essere stata una decisione facile quella dell’alto ufficiale di fronte alle possibili conseguenze del suo gesto, in tutti i sensi. Mesi fa alcuni agenti, a Torino, avevano fatto lo stesso di fronte ai “forconi” violenti ed alle loro istanze levandosi il casco. Tutto in segno di distensione, di pacificazione si dirà poi. Da un lato c’è chi applaudirà e, tra questi, a quanto pare gli esponenti di quella “buona società” radunatasi in nome di un figlio del quartiere ucciso dalla protervia di un rappresentante dello Stato. Dall’altro chi non ritiene, e noi tra questi, che lo Stato e chi lo rappresenta debba mai chinare il capo di fronte alle ragioni dell’arroganza, della violenza e della prepotenza. Perché in quella richiesta della folla non c’era nulla di simile a un senso di pietà che tutti pur dobbiamo provare di fronte alla morte di un ragazzo di 16 anni da chiunque e comunque causata.

C’era, invece, la pretesa di una sorta di “sottomissione” dello Stato alle stesse logiche che sono alla base di tragedie come questa.

La logica del “territorio” dove nulla dovrà mai muoversi senza che i reggenti di turno vogliano. La logica di una “solidarietà” meschina, da cui nascono 10, 100, 1000 voci pronte a testimoniare tutto e il contrario di tutto a richiesta del comune sentimento di contrapposizione allo Stato e alle sue leggi. La logica che suggerirà a tanti tutori dell’ordine di girarsi dall’altra parte quando si troveranno in situazioni analoghe. La logica dell’esclusione sociale e dell’inclusione nell’unico circuito che a Napoli e non solo, sembra offrire opportunità a un giovane qualunque, quello del crimine. Con il colonnello, in fondo, vorremmo essere solidali. Avrebbe sbagliato comunque, qualunque decisione avesse preso. Noi però, di fronte a quelle urla, il cappello non ci sentiamo di levarlo.

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