In carcere ingiustamente. Lo stato risarcisce Brigitta Kocsis
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In carcere ingiustamente. Lo stato risarcisce Brigitta Kocsis

L'ex pornostar arrestata nel 2010 per prostituzione minorile è stata dichiarata innocente. Avrà un risarcimento di 18 mila euro

Brigitta Kocsis è stata ingiustamente detenuta. Lo dicono i giudici della Corte d'appello di Perugia che hanno riconosciuto all'ex pornostar un risarcimento di 18mila euro. Resta da capire, ora, la strategia dell'avvocato Federico Alati: potrebbe ricorrere in Cassazione visto che l'iniziale richiesta ammontava a 200mila euro oppure intentare una causa civile. 

Brigitta Kocsis è stata arrestata nel 2010 con l'accusa di pornografia minorile e atti osceni al termine di uno spettacolo a luci rosse in una discoteca di Fossato di Vico.

Qualche settimana dopo il gip Claudia Matteini, su richiesta del pm Giuliano Mignini (gli stessi magistrati del caso-Kercher) ha ordinato l'arresto che l'ha tenuta ingiustamente 11 giorni dietro le sbarre del carcere di Belluno e poi ai domiciliari. Nel ricorso presentato alla Corte d'appello la difesa parlava di "disastro totale" per la sua attività lavorativa, di serate annullate e di "danno irreversibile all'immagine dell'artista" ungherese che nel frattempo aveva deciso di chiudere col mondo dell'hard per iniziare una nuova vita in giro per l'Europa come deejay. 

Brigitta Kocsis ha spiegato il gup Alberto Avenoso motivandone il proscioglimento - "si è denudata ponendo in essere comportamenti sessuali espliciti di fronte agli spettatori" ma "a causa dell'intensa

luce dei riflettori" non poteva "accorgersi se qualcuno stesse filmando o fotografando" lo show, né poteva essere "a conoscenza della presenza di minori". Il responsabile del locale è stato "negligente" nel "non aver apprestato un'adeguata attività di filtro all'ingresso della discoteca". "Il fatto non sussiste". Tecnicamente si chiama "sentenza di non luogo a procedere".

Una vicenda che Panorama per prima trattò quattro anni fa dedicando a Brigitta Kocsis ed al suo arresto la storia di copertina (leggi qui)

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Enzo Beretta