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Avetrana, la sentenza su Cosima e Sabrina non poteva che essere confermata

Durante il processo di secondo grado non sono emerse nuove prove, e Michele Misseri ha continuato a non convincere i giudici

Nessuno stupore davanti alla sentenza della corte d’assise d’appello di Taranto che ha confermato la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, accusate di aver ucciso la piccola Sarah Scazzi, morta strangolata e gettata in un pozzo delle campagne di Aevtrana il 26 agosto 2010.

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Non si tratta di essere colpevolisti. La convinzione che la condanna al carcere a vita emessa in primo grado sarebbe stata ribadita dal collegio composto dal presidente della Corte, Patrizia Sinisi, il giudice a latere Susanna De Felice, e i sei giurati popolari, deriva soltanto da una attenta e distaccata analisi del processo d’appello.

Nel corso delle 15 udienze non è emerso nulla di nuovo rispetto all’impianto accusatorio del pubblico ministero Marino Buccoliero, sul quale avevano già messo i sigilli i giudici del primo grado. Nessuna nuova prova, né a carico e neppure a discarico delle due imputate. C’è stato un supplemento di perizia sul posizionamento e gli spostamenti dei telefoni dentro casa Misseri in quel giorno di agosto, ma alla fine il risultato è stato neutro. Accusa e difesa non si sono viste assegnare nemmeno un punto.

Le dichiarazioni di Cosima

La grande novità è stata quella delle dichiarazioni spontanee di Cosima Serrano, che si è presentata in aula con un foglietto sul quale aveva scritto degli appunti e dopo essere scoppiata in lacrime ha paragonato la loro vicenda giudiziaria al calvario di Gesù. Ma alla fine non ha aggiunto nulla che potesse sparigliare le carte sul tavolo, ha detto soltanto di essere una brava madre, brava zia, vittima di un marito violento che voleva ucciderla.

Sarah Scazzi: confermato ergastolo per Cosima e Sabrina


Ha sorpreso il fatto che durante il suo intervento non abbia mai difeso la figlia, non abbia fatto sentire una parola forte a favore della sua Sabrina. Non ha cercato di fornirle un alibi, non ha abbozzato una spiegazione del perché non poteva essere stata lei, non è arrivata al sacrificio estremo: prendete me e lasciate libera quella povera ragazza innocente. Chi si aspettava un colpo di scena, è rimasto deluso.

La credibilità nulla di Michele

In buona sostanza, si è arrivati alla fine così come si era partiti. Ecco perché dopo i tre giorni di camera di consiglio era difficile aspettarsi un colpo di scena. Se mai la corte avesse dovuto sconfessare l’accusa contro Sabrina e Cosima, di fatto il risultato sarebbe stato quello di ritenere credibile il papà Michele Misseri, che continua ad autoaccusarsi dell’assassinio della nipote.

Ma nel processo di secondo grado non sono emersi ulteriori e nuovi elementi contro di lui. Si è rimasti fermi alle posizioni del giudice di primo grado, per il quale Michele come assassino non è credibile, perché sarebbe l’unico caso al mondo di omicida che non sa perché ha ucciso e con quale arma, strumento, oggetto ha ammazzato la vittima. Lui fa ritrovare il corpo di Sarah, motivo per cui è stato condannato a otto anni di carcere per soppressione di cadavere, ma non l’arma del delitto. Prima dice di averla ammazzata con una corda, poi con la cintura.

Prendere per buona la versione di Michele Misseri, sarebbe stato un esercizio troppo complicato per il giudice. Perché avrebbe dovuto ritenerlo credibile quando dice di essere stato lui a uccidere la nipote. Ma allo stesso tempo avrebbe dovuto sconfessare il movente ipotizzato dallo stesso Misseri. Su questo aspetto ha puntato Franco Coppi, l’avvocato difensore di Sabrina. Ma ha perso. Secondo il noto legale, Michele avrebbe ucciso la ragazza perché in preda a un raptus sessuale, mentre lo stesso Misseri su questo punto non ha voluto sentire storie: l’ho fatto perché ho avvertito un improvviso caldo alla testa.

Assassino sì, maniaco no. Questo il succo della sua posizione. E non si può neppure pensare che dietro questo arrocco ci sia un sentimento di vergogna, perché stiamo parlando di un uomo che dopo aver fatto ritrovare il corpo di Sarah, nel corso della prima confessione, dichiara di avere avuto addirittura un rapporto sessuale con la ragazzina morta.

Intanto, mentre davanti alle telecamere ribadisce tutto il suo dolore per la moglie e la figlia innocenti in carcere, mentre lui, vero assassino, viene lasciato libero, Michele Misseri tramite il suo legale presenta ricorso contro la condanna a otto anni per soppressione di cadavere, cercando di farla cambiare in occultamento, reato che prevede una pena inferiore: due anni.

Voglio andare in carcere, sì, ma adesso scusate, ho da fare.

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Carmelo Abbate