Chi è Graziano Mesina, la Primula Rossa sarda
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Chi è Graziano Mesina, la Primula Rossa sarda

Il bandito sardo è stato arrestato per traffico di stupefacenti. Ex mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam, era stato graziato da Carlo Azeglio Ciampi nel 2004

La Primula Rossa sarda è stata arrestata. Graziano Mesina, nato ad Orgosolo il 4 aprile 1942, uno tra i più famosi banditi sardi del dopoguerra e conosciuto come la Primula rossa della Sardegna, è stato arrestato all'alba di oggi dai carabinieri con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Il suo nome è impresso nella mente degli italiani per due cose: le evasioni, ben 22 di cui dieci portate a segno e il sequestro del piccolo Farouk Kassam di cui lui ha ricoperto il ruolo di mediatore.  

Mesina, dopo aver scontato 40 anni di carcere ed aver trascorso cinque anni da latitante e 11 agli arresti domiciliari, era tornato libero il 25 novembre 2004, avendo ottenuto la grazia dall'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Da alcuni anni era tornato nella sua Orgosolo, dove aveva avviato l'attività di guida turistica, accompagnando centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue fughe rocambolesche ma anche area utilizzata dai militari dei reparti d’eccellenza delle Forze Armate italiane e dagli astronauti di tutto il mondo,  per gli addestramenti.  Ma il suo “ruolo” di guida turistica evidentemente non lo gratificava abbastanza tanto da aver deciso di dedicarsi al traffico internazionale di droga.
Infatti, i magistrati di Nuoro lo hanno indicato come il capo di una potente organizzazione dedita al traffico di stupefacenti.

L' arresto di Graziano Mesina è avvenuto questa mattina durante un' operazione dei carabinieri di Nuoro.
 I magistrati ritengono di aver sgominato due organizzazioni  che coinvolgevano da Nord a Sud tutte le regioni italiane e di una  delle quali  il leader era proprio Mesina, che oltre a trafficare stupefacenti e compivano estorsioni.

Mesina è il penultimo di undici figli di un pastore. Il suo soprannome era Gratzianeddu. Per Gratzianeddu i guai iniziano già nell’adolescenza.

In quarta elementare prese a pietrate il maestro e dovette lasciare la scuola per andare in campagna come servo pastore. Il suo primo arresto è nel 1956 all'età di 14 anni per porto d'armi abusivo essendo stato trovato in possesso di un fucile calibro 16 rubato. 

Nel maggio del 1960 venne arrestato nuovamente per aver sparato in luogo pubblico. Nel gennaio del 1961 Graziano Mesina venne scarcerato. Il 24 dicembre dello stesso anno, in un bar di Orgosolo, il pastore Luigi Mereu, zio di uno degli accusatori dei Mesina nella vicenda Crasta, venne colpito da alcuni colpi di pistola e ferito gravemente.
Per il fatto venne accusato e arrestato Graziano Mesina, poi condannato a sedici anni di carcere.Venne rinchiuso nel carcere nuorese di Badu 'e carros. Ma dal carcere di Nuoro fu inviato al Tribunale di Sassari per rispondere di un tentato omicidio ai danni di un vicino di pascolo, vicenda avvenuta tempo prima nelle campagne di Ozieri.
Qui il confinante gli aveva ucciso la cagna Meruledda, custode del gregge, sulle prime si era giustificato dicendo di averla scambiata per una volpe, ma in seguito cambiò versione sostenendo che gli avesse rubato dell'uva. Mesina allora squartò il cane per vedere se avesse mangiato uva, ma non se ne trovò, quindi lo malmenò.

Durante il trasferimento per il conseguente processo, riuscì a liberarsi dalle manette. Alla stazione di Macomer, saltò dal treno e scappò, ma fu catturato poco dopo da alcuni ferrovieri

Il 6 settembre riuscì ad evadere dopo essersi fatto ricoverare nell'ospedale S. Francesco di Nuoro scavalcando il davanzale di una finestra e calandosi lungo un tubo dell'acqua nel quale rimase nascosto per tre giorni. Rimase in montagna latitante per tre mesi.

Nel gennaio del 1963 tenta l'evasione dal carcere di Nuoro, ma viene scoperto. Dopo un periodo nel carcere di Alghero, viene trasferito nel carcere di Porto Azzurro. Nell'estate del 1964 Mesina è atteso da un processo in Sardegna. Tentò la fuga da una toilette del treno in corsa, ma venne catturato poco dopo.

Secondo quanto detto dallo stesso Mesina, in realtà si consegnò spontaneamente per non creare problemi al carabiniere che lo aveva in consegna.

Venne trasferito a Volterra dove si finse pazzo e riuscì ad essere ricoverato nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino. Anche qui progettò la fuga, ma senza fortuna. Verso la fine del 1964 venne ancora trasferito, questa volta a Viterbo, dove nuovamente tentò di evadere e dal quale venne trasferito a Spoleto.

Anche a Spoleto tentò la fuga, ma venne scoperto.  Trasferito a Sassari per un processo, tentò di aprire un buco nel pavimento del treno, ma non riuscì a fuggire. L'11 settembre del 1966, mentre scontava la detenzione nel carcere S. Sebastiano di Sassari riuscì a compiere una delle sue più famose evasioni. Insieme al compagno di prigionia Miguel Alberto Asencio Prados Ponte, un giovane spagnolo disertore della Legione Straniera che, fuggito dalla Corsica, arrivò in Sardegna e venne arrestato a Cagliari per furto di automobile,  riuscirono a fuggire scalando il muro del carcere alto 7 metri e gettandosi sotto nella via centrale di Sassari.

Una volta fuori dal carcere si fecero portare da un taxi a Ozieri, e iniziò una lunga attività criminale della coppia. Nella zona di Golfo Aranci rapirono il proprietario terriero Paolo Mossa. Successivamente Mossa venne liberato dopo la promessa che avrebbe pagato il riscatto.

L'11 maggio 1967, a Nuoro, travestiti da poliziotti, finsero un blocco stradale e rapirono Peppino Capelli, un grosso commerciante di carni. L'ostaggio venne rilasciato dopo che la famiglia versò come riscatto 18 milioni di lire.

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Nadia Francalacci