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Leone: «Contro lo strapotere delle correnti nel Csm serve il sorteggio temperato»

Le proposte del presidente del Consiglio superiore della magistratura tributaria per evitare il «mercato delle nomine»

Malgrado lo scandalo delle pressioni e raccomandazioni esercitate sulle nomine al Consiglio superiore della magistratura, emerso grazie alle chat intercettate sul cellulare di Luca Palamara, ex magistrato romano, ex membro del Csm ed ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Antonio Leone sembra pessimista sulla possibilità di un'autoriforma della giustizia: «La Procura generale della suprema Corte di cassazione ha mandato assolti tutti coloro che avevano chiesto, anche in modo asfissiante, favori a Palamara. Alla fine ha pagato lui per tutti, mentre i beneficiari del sistema sono rimasti tranquilli e sereni al loro posto».

L'avvocato Leone parla con grande cognizione di causa: dal settembre 2018 è il presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, che è l'equivalente del Consiglio superiore della magistratura per i 2.747 giudici delle Commissioni tributarie. Il Cpgt è formato da 11 magistrati tributari eletti da (e tra) i componenti delle Commissioni tributarie provinciali e regionali, più quattro membri eletti dal Parlamento. Penalista, Leone è stato a lungo anche deputato di Forza Italia e poi del Nuovo centrodestra, e dal settembre 2014 al settembre 2018 è stato membro laico del Csm, eletto per il Ncd.

Per la sua esperienza, Leone è quindi perfettamente consapevole dell'ambiente di cui parla: «Non è cambiato niente», dice. «Cacciato Palamara dalla magistratura, costretti in maniera "spintanea" alle dimissioni i consiglieri del Csm che avevano partecipato alla cena dell'hotel Champagne, il nuovo corso del Consiglio superiore della magistratura continua esattamente come prima: spartisce le cariche in base alla tessera di corrente. Ed ecco quindi nomine importanti, votate a maggioranza, e annullamenti da parte del giudice amministrativo».

Non a caso, Leone è stato da poco ascoltato dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati sul disegno di riforma governativa dell'ordinamento giudiziario e del Csm. E in quella sede ha manifestato non poche critiche all'impostazione ipotizzata dal ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede. A partire dall'assenza di qualsiasi riferimento alle «valutazioni di professionalità» dei magistrati. Leone ha ricordato che le valutazioni positive nel 2016 - l'ultimo anno di cui si abbiano dati certi - sono state il 99,3%. «Non si può non rimanere perplessi davanti a un dato del genere» sostiene con forza. «Non credo esista una struttura complessa, com'è la nostra magistratura, composta da circa diecimila magistrati, che possa arrivare a una percentuale simile di giudizi positivi tra i suoi componenti». Per questo, Leone fa atto di pessimismo: «Se non si introducono cambiamenti significativi sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è inutile qualsiasi riforma».

Tra le proposte, sull'onda dello scandalo Palamara, Leone suggerisce l'inserimento fra gli illeciti disciplinari dei magistrati il sanzionamento di «ogni altro comportamento che sia in concreto lesivo del prestigio della magistratura», per contrastare tutti i comportamenti «concretamente ed effettivamente offensivi dell'ordine giudiziario che suscitano, ad esempio, grande clamore mediatico». Com'è avvenuto per esempio con le indecorose scoperte sul cosiddetto «mercato delle nomine» all'interno del Csm, mercato che certamente non è scomparso con l'uscita dalla magistratura dell'ex presidente dell'Anm.

Il tema cui il presidente Leone ha dedicato più attenzione durante la sua audizione alla camera, peraltro, è stato quello del meccanismo elettorale del Csm. Lo stesso scandalo Palamara, del resto ha fatto emergere plasticamente i disastri causati dal sistema spartitorio basato sulle correnti. È giudizio unanime che l'attuale sistema elettorale, un maggioritario puro introdotto nel 2002 con il dichiarato scopo di limitare il ruolo delle correnti, sia riuscito solo – e paradossalmente - a rafforzarlo. Da questo punto di vista, però, Leone pare convinto che anche la proposta di riforma governativa oggi sul banco non risolva il problema. «A mio parere», sostiene, «il sistema "meno peggiore" potrebbe essere quello di un sorteggio "temperato", con l'elezione della componente togata del Csm tra un numero di candidati sorteggiati in precedenza».

Leone pensa a un sorteggio iniziale di un numero da definire di magistrati (ovviamente dopo una richiesta di disponibilità di candidatura a tutti gli interessati) e all'individuazione di una serie di requisiti per poter essere sorteggiati: anzianità, assenza di condanne disciplinari, positivo esercizio dell'attività giurisdizionale. E poi si dovrebbe procedere all'elezione dei componenti del Csm da questo "paniere" con un sistema proporzionale su base nazionale. «Mi pare una proposta di buon senso», dice Leone, «che non necessita di modifiche alla Costituzione e può finalmente liberare il Csm dall'influenza delle correnti».

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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