Alzano Lombardo e Nembro, il diario di un errore fatale
(Ansa)
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Alzano Lombardo e Nembro, il diario di un errore fatale

Giorno per giorno, dal primo caso di contagio ad oggi cos'è successo nell'area dove il Coronavirus ha fatto una vera e propria strage

Nembro, Alzano Lombardo, città che fino ad un mese fa in pochi conoscevano, ma che sono diventate l'epicentro dell'epidemia di Coronavirus in Italia. Città che hanno pagato con la vita di centinaia di loro abitanti le lentezze e gli errori commessi da istituzioni, Governo, esperti, medici. Errori che sono al centro di una polemica e dello scarica barile tra Regione Lombardia sui ritardi nell'istituzione di una seconda zona rossa come quella che era attiva a fine febbraio a Codogno e nel lodigiano. Ecco il diario di quanto successo giorno per giorno dal primo caso di contagio alla chiusura di tutta l'Italia, l'8 marzo

22 febbraio:

ad Alzano Lombardo, Bergamo, viene a mancare la Signora Angiolina Zambonelli. Ricoverata presso l'ospedale Pesenti Fenaroli da 10 giorni per uno scompenso cardiaco muore per aver contratto in ospedale il Coronavirus. Lo stesso giorno vengono trovati positivi al virus altri 2 pazienti del nosocomio: Franco Orlandi e SamueleAcerbis, entrambi provengono da Nembro, nel bergamasco. I due uomini erano ricoverati da una settimana nel reparto di medicina generale insieme a tutti gli altri pazienti: non era stato loro diagnosticato il Covid 19. Sono i primi casi accertati di Coronavirus nel polo Nembro-Alzano Lombardo.

23 febbraio:

il pronto soccorso dell'ospedale di Alzano Lombardo viene transennato, l'ospedale chiude per qualche ora. Il nosocomio, però, in breve riapre senza, per altro, che venga disposta alcuna sanificazione delle strutture o che vengano istituiti percorsi differenziati tra i degenti e gli arrivi al pronto soccorso.

L'ordine di chiusura era stato dato dal direttore sanitario di Alzano, mentre l'ordine di riapertura d'ufficio era arrivato dall'Ats di Bergamo Est..

Il Covid, quindi, il 23 febbraio si trovava all'interno delle corsie dell'ospedale, struttura impreparata ad affrontare l'emergenza. Pazienti, personale sanitario, medici, parenti: tutti potenzialmente avrebbero potuto contrarre il virus visto che non era stata presa nessuna precauzione e non era stata data nessuna informazione.

24-27 febbraio:

nei report giornalieri inviati dalla Regione alla Protezione Civile per identificare i focolai di contagio in Lombardia la provincia di Bergamo non appare mai eppure in quella settimana nella zona si erano registrati 72 nuovi casi di positività, dei quali 19 a Nembro (più tre decessi), lo stesso numero di Casalpusterlengo che dal 24 febbraio rientrava nella zona rossa.

27-29 febbraio:

il numero di casi di Covid 19 a Nembro aumenta di 25 unità in 48 ore, di 12 a Alzano Lombardo.

29 febbraio:

Confindustria di Bergamo pubblica il video "Bergamo is running" facendo intendere la classe il nord produttivo non vuole fermarsi. Regione Lombardia invoca misure più restrittive, ma non chiede mai formalmente che venga istituita una zona rossa.

2 marzo:

l'assessore al Welfare lombardo, Giulio Gallera esprime ancora forti dubbi sull'utilità di una zona rossa.

3 marzo:

si inizia a parlare della possibilità di estendere la zona rossa all'intera regione Lombardia provvedimento che però non viene mai approvato. Intanto il Comitato tecnico e scientifico che segue per il governo l'emergenza Covid-19 a proposito della situazione a Nembro e Alzano Lombardo afferma che "Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un'unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l'R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio. In merito il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della "Zona Rossa" al fine di limitare la diffusione dell'infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi". Nulla però viene fatto e in provincia di Bergamo si arriva a 423 contagi, 58 a Nembro e 26 ad Alzano.

4 marzo:

il Governo firma il decreto per chiudere le scuole e le università e impedire le aggregazioni pubbliche. A proposito di Nembro e Alzano il Presidente del Consiglio chiede al Comitato Tecnico e scientifico di "approfondire" lo studio, ma decide di non varare nessun provvedimento specifico per inserire all'interno della zona rossa i due comuni del bergamasco.

A Palazzo Chigi arrivano i numeri del contagio in tutta Lombardia (33 decessi a Bergamo, 38 a Lodi, 76 a Cremona, 27 a Crema, 23 nel comune di Zogno e 19 a Soresina e Maleo) e il Governo punta a varare provvedimenti che coprano tutta l'aerea lombarda e non solo specifici comuni. Intanto il tempo passa e il virus si diffonde sempre di più.

5 marzo:

Il Professor Brusaferro, direttore dell'istituto superiore di Sanità , conferma quanto riportato dal Comitato Scientifico e in una nota scritta insiste: "Pur riscontrandosi un trend simile ad altri Comuni della Regione, i dati in possesso rendono opportuna l'adozione di un provvedimento che inserisca Alzano Lombardo e Nembro nella zona rossa".

6 marzo:

il Presidente del Consiglio Conte si reca di persona a parlare con la Protezione Civile e incontra i membri del Comitato scientifico per prendere la decisione definitiva, ma la riunione finisce con un nulla di fatto.

7 marzo:

Il Governo decide di superare la distinzione tra zona rossa e zona arancione, di non chiudere solo la Lombardia ma tutta Italia.

8 marzo:

Conte firma il decreto. L'Italia entra in quarantena.

9 marzo:

alle 8 del mattino il decreto entra in vigore. Nembro conta 107 contagiati, Alzano Lombardo 55. In provincia di Bergamo le persone affette da Coronavirus al 9 marzo sono 1245. Sono passati sei giorni da quando il comitato tecnico e scientifico ha evidenziato la necessità di chiudere Nembro e Alzano Lombardo.

Da quel giorno la conta dei morti diventa inarrestabile nelle due città ed in tutta la Val Seriana. E' una vera e propria strage, soprattutto di anziani.

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Barbara Massaro