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Aldo Moro, lo statista a cento anni dalla sua nascita

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda, in una cerimonia al Quirinale, il leader della Democrazia Cristiana ucciso dalle Brigate Rosse

"In Moro si riassume la fatica della democrazia, che è opera sempre in divenire e mai definitivamente compiuta". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato al Quirinale Aldo Moro e i cento anni dalla nascita dello statista democristiano rapito e poi ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978.

"Era portatore di una vocazione all'intesa che contribuì ad attribuirgli l'immagine del mediatore". E poi: "Esercitò questa azione di alta mediazione, ben diversa dal compromesso al ribasso, anche tra gli attori sulla scena internazionale" e in particolare in Europa. 

La figura di Aldo Moro (nato il 23 settembre 1916) è stata studiata in tutte le sue sfaccettature e ha avuto due momenti fondamentali all'interno della storia della Repubblica italiana, vale a dire la nascita del centrosinistra all’inizio degli anni ’60 grazie a un'ampia e ambiziosa operazione di riformismo programmatico in un'Italia profondamente mutata dal miracolo economico, e quello che verrà ricordato come compromesso storico dieci anni più tardi.

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"Anche all'Assemblea Costituente era stata espressa l'idea di Moro della necessità di dover procedere alla costruzione di una casa comune per la nuova democrazia italiana: la Costituzione, con le convergenze necessarie". Ha proseguito il Capo di Stato. "Si trattava di una concezione sostanziale delle norme della Costituzione, soprattutto di quelle della sua prima parte, che auspicava unità delle forze politiche sui valori di base, senso comune delle istituzioni, coesione sociale".

E nonostante Moro non fosse l’unico artefice delle trattative face sì che si creasse un consenso e una fiducia che smussarono le fortissime resistenze del suo partito e degli ambienti più conservatori del paese. Instaurando un dialogo costruttivo con il Partito Comunista Italiano, nell’ottica di un allargamento della base democratica dello stato e di un superamento della condizione di impossibile alternanza politica. 

"Moro non rinunciava ad affidare alla politica il dovere e il compito di indicare mete collettive, di guidare processi di innovazione. Proprio per questo gli appariva irrinunciabile l'esigenza dell'ascolto, il bisogno di intendere la complessità dei problemi e delle vicende. Per lui immutabilità avrebbe significato compiere una rinuncia, la rinuncia a una splendida funzione che passerebbe ad altri, comportando anche il venir meno di una ispirazione cristiana, in effetti eccessiva e inutile per una funzione di mera conservazione".

Negli ultimi anni è stata recuperata inoltre l'immagine di Aldo Moro come statista attento e attivo nella politica internazionale. Vittima in passato di giudizi sommari che avevano banalizzato la sua opera a favore della pace nell’Europa della “Guerra Fredda”, oggi proprio durante la commemorazione dello statista Dc anche il presidente Mattarella al Quirinale ha voluto sottolineare l'importanza, o la speranza, di una stabilità concludendo che "si avverte l'esigenza di uno slancio verso equilibri di pace, con una Ue più robusta, sfidata nella sua capacità di essere protagonista di un ordine più giusto". 


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ANSA / Paolo Giandotti
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Agnese e Giovanni Moro, figli dello statista, in occasione della celebrazione per i cento anni dalla nascita di Aldo Moro, al Quirinale, Roma, 23 settembre 2016

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Chiara Degl'Innocenti