Addio ospedali psichiatrici giudiziari. Ma ora che succede?
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Addio ospedali psichiatrici giudiziari. Ma ora che succede?

A fine mese saranno chiusi, ma uno psicologo denuncia il problema formativo del personale medico, che dovrà seguire killer e malati violenti

Pugni e calci al volto e all’addome. A ripetizione e con una violenza inaudita. Continuava a rivolgersi all’anziana donna, al maschile, come se nel suo raptus avesse scambiata per un'altra persona. E la sua furia non è riuscita a fermarsi neppure quando la donna è caduta a terra in un lago di sangue ormai priva di conoscenza con l’arca sopraccigliare sfondata, le costole rotte e la milza spappolata.

È accaduto in Brianza lunedì sera. Una anziana donna di 78 anni era andata a cena dai vicini e mentre stava rientrando a casa è stata aggredita da un giovane di 37 anni, alto un metro e 90, cento chili di peso e con gravi problemi psichici. L'uomo era in cura da alcuni mesi da uno psicoterapeuta e quando è stato arrestato dai carabinieri, farneticava.

Silvio Ciappi, psicologo forense, il 31 marzo prossimo ci dovrebbe essere la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Che cosa ne sarà di questi pazienti?
A fine mese dovrebbe avvenire questa chiusura, con il passaggio di questi soggetti che hanno problemi psichici in residenze sanitarie mentali, le Rems. Queste residenze non saranno più sotto il controllo del Ministero della Giustizia, ma di quello della Sanità. E questo passaggio dovrebbe essere già abbastanza esplicativo su come cambierà il percorso di questi soggetti. I pazienti lasceranno gli ospedali psichiatrici e saranno trasferiti all’interno di queste strutture dove verranno seguiti sotto il profilo medico-psichiatrico. Fino a oggi su di loro è stato esercitato più un contenimento fisico rispetto a quello sanitario. Adesso invece si darà la precedenza all’aspetto medico per il recupero, se possibile del soggetto, o per un percorso comunque di assistenza.

Come saranno organizzate le nuove Residenze?
In sostanza saranno mini ospedali psichiatrici dove sarà ridotta moltissimo la sorveglianza, che rimarrà solamente all’ingresso. All’interno ci sarà solamente personale medico e infermieristico. Il vero problema che c’è al momento è la preparazione di questi soggetti che dovranno stare a contatto diretto con i malati. Il vero "gap"  ancora da colmare è proprio la loro preparazione. Questi soggetti non sono pazienti normali e necessitano di cure, attenzioni e terapie completamente diverse. In ogni Regione dovrebbero essere create due Rems.

I fatti di cronaca ci mostrano come sempre più frequentemente vi siamo aggressioni o omicidi per mano di soggetti con problemi psichici. Sarà prevista una forma di controllo più rigorosa per i soggetti aggressivi?
No, non vi sarà nessuna forma di contenimento fisico come c’è oggi. Ripeto, la sorveglianza in queste residenze sarà più blanda e solamente all’ingresso. Quindi tutto il percorso di "controllo" sarà basato sulle terapie mediche e sul rapporto medico-paziente e paziente-infermiere.

Quando questi soggetti con problemi psichici commetteranno un fatto di sangue, dove sconteranno la loro pena?
In queste Residenze. Saranno sottoposti a percorsi terapeutici ma sconteranno la loro pena proprio nelle nuove Rems. Nonostante gli ultimi fatti di cronaca, però, è importante ricordare che i malati di mente commettono meno reati di quanti ne possano commettere i soggetti considerati "sani". Adesso, però, con la chiusura degli ospedali psichiatrici sarebbe opportuno che lo Stato conducesse anche degli studi epidemiologici a scadenza quinquennale per vedere se effettivamente i percorsi terapeutici su questi malati saranno realmente positivi oppure no.

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Nadia Francalacci