Crisi greca: i 3 problemi dell'Europa
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Economia

Crisi greca: i 3 problemi dell'Europa

La trattativa tra Atene e la Ue mostra il malfunzionamento delle democrazie, la deriva demagogica e un grande deficit di leadership

UPDATE: La lettera della Grecia è arrivata a Bruxelles. No, non è vero. Le fonti ufficiali smentiscono. Secondo il Bild, contiene una manovra che prevede incassi extra per 7,3 miliardi di euro: 2,5 miliardi di euro dalle tasse sui grandi patrimoni e agli oligarchi, altri 2,5 miliardi di euro di recuperi fiscali e 2,3 miliardi dalla lotta al contrabbando di benzina e sigarette. Ma a Bruxelles continuano a dire che non ne sanno niente. Infine, nella tarda serata di oggi l'annuncio: "La lista di riforme verrà inviata ai ministri delle Finanze dell'Eurogruppo martedì mattina e nel pomeriggio si terra' una teleconferenza", ha fatto sapere un funzionario del governo greco all'agenzia Reuters. È ancora caos intorno alla Grecia, alle proposte e alle risposte dell'Eurogruppo. Una brutta storia che certo non nobilita l'Eurozona, come spieghiamo in questo post.

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Che cosa c’insegnano la vicenda greca e la risposta dell’Europa? Che c’è un problema di funzionamento ed efficacia delle democrazie europee. Che c’è un problema di deriva demagogica. Un deficit di leadership che fa prevalere su logica e buon governo la necessità di compiacere l’elettorato. Anzi, i tanti elettorati.

Il premier Tsipras e il ministro dell’Economia punk-marxista Varoufakis hanno promesso ai greci di restaurare il welfare e non pagare i debiti. Ma fin dal momento in cui hanno messo piede nelle segrete stanze, non hanno smesso di trattare col “demonio”. Con la Troika. Si sono imputati solo per cambiare i nomi (il “programma” è diventato “contratto”, ma istituzioni e persone deputate a farlo osservare sono le stesse) e sono andati a Bruxelles a strappare una resa il più possibile onorevole, ovvero il più possibile camuffata, che gli permetta di non perdere faccia e poltrona.

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Tsipras può sempre dire, e dice, che in ogni caso la maggioranza dei greci, se da un lato rifiuta le imposizioni della Troika, dall’altro non vuole uscire dall’Euro. Ed è vero. I greci pretendono di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Demagogia su demagogia. Balle su balle.

Ma anche gli altri contraenti (Germania, Francia e Italia in primis) hanno i loro elettorati. Sono democrazie, con tutti i pregi e i difetti. Il cancelliere tedesco Angela Merkel passa per falco a Bruxelles, ma in patria è colomba e lavora a un’intesa che il Bundestag possa approvare. Sa che ai tedeschi importa solo di non fare la parte delle formiche che sgobbano e finanziano l’inconsistente frinire delle cicale greche, francesi, italiane, portoghesi, spagnole. Che poi dell’Euro abbia beneficiato soprattutto Berlino, e le economie mediterranee siano funzionali al benessere della Germania, debbano quindi essere aiutate a ri-crescere e non solo a “fare i compiti a casa”, è un pensiero troppo elaborato per menti calviniste.

I 19 leader dell’Eurozona devono rispondere a 19 elettorati diversi, che sono altrettanti convitati di pietra al tavolo dei capi di governo in Europa: una Babele brussellese. Ecco perché a guidare l’economia europea è un non politico, il presidente della Banca centrale Mario Draghi. Che dipende dai governi, non direttamente dal popolo, è quindi estraneo alla dialettica politica. Interlocutore dei politici, ma forte di un’autonomia che deriva da suo non essere un personaggio politico. Insomma, questa è appunto la fine della democrazia, la prova che non ci sono leader. Per usare la metafora dello stormo di gabbiani che fu di un grande liberale canadese, leader non è quello che davanti a tutti vira per allinearsi al cambio di direzione dello stormo. È invece quello che indica la direzione obbligando lo stormo a seguirlo. In Europa mancano questi leader. La democrazia si è trasformata in obbedienza agli umori della massa. In demagogia. Il potere è esercizio fine a se stesso. I leader, a partire da Tsipras ed esclusa forse la Merkel in virtù della potenza tedesca, sembrano esperti nel fare promesse e tradirle. Ovvio allora che 19 democrazie non fanno una decisione. Tanto meno una politica. Ancor meno un’Unione. Men che meno una Unione europea.      

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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