Il valzer degli scienziati, tra risarcimenti e dimissioni
Ansa
News

Il valzer degli scienziati, tra risarcimenti e dimissioni

Ad un anno dalla tragedia della Costa Concordia davanti all'isola del Giglio sono ancora molti i dubbi da chiarire - Lo Speciale: 1 anno dopo -

“Il rosso è più Rosso; il blu è più Blu”. Sarà sicuramente vero quello che recita lo spot di Costa Crociere che in questi giorni imperversa sulle reti televisive, ma è altrettanto vero che il bianco della Costa Concordia è sempre meno Bianco e molto più rossiccio, color della ruggine.

E’ trascorso un anno e il relitto della Costa Concordia è ancora lì, davanti a Giglio porto. Non è stato spostato neanche di un centimetro, salvo sprofondare di qualche metro e accartocciarsi ulteriormente su se stesso, nonostante il valzer di ingegneri, tecnici, professori, scienziati e operai. Tutti intorno al relitto, 24 ore su 24 e tutti alla ricerca di nuove e innovative tecniche d’intervento per portarla via. E per il momento, niente da fare.

Dopo che dallo scafo è stato estratto lo scoglio che il comandante Francesco Schettino ha “sbarbato” da Le Scole, la nave è ancora più leggera e in balia delle mareggiate. Quindi a rischio inabissamento. Certo sono state prese delle precauzioni ma il rischio, nonostante nessuno ne voglia più parlare, c’è sempre ed è concreto.

Che non fosse cosa semplice era chiaro sin dall’inizio ma dopo l’appalto al consorzio Titan-Micoperi, la soluzione al problema sembrava davvero trovata. Scartato il progetto Smit-Neri (società che si erano occupate con ottimi risultati dello svuotamento e messa in sicurezza delle cisterne) perché ritenuto inidoneo, ecco che il progetto considerato “vincente” si è invece dimostrato, dopo solo qualche settimana, non così efficace. Ed ecco che i tempi sono slittati di uno, due, tre, sei mesi; le modalità di intervento sono state cambiate, saltate, modificate; i fondi necessari per il recupero sono lievitati così come i tecnici: 400 uomini di 10 nazionalità diverse, 12 ricercatori, 100 sommozzatori. E sono destinati ad aumentare come le aziende dell’indotto. Insomma ad oggi il progetto originario, ritenuto vincente, è stato praticamente stravolto.

Il 13 gennaio 2013, da progetto iniziale, la Costa Concordia doveva essere già sollevata, armata con i cassoni e quasi pronta per essere trainata in qualche porto d’Italia.

Dal relitto che adesso fa quasi tenerezza nel pensarlo oggetto di così tante menti specializzate ed operose, ai risarcimenti. Che cosa è accaduto in un anno?

Il 70% dei contenziosi aperti dai passeggeri della Costa Concordia sarebbe stato risolto, mentre resterebbero pendenti circa il 10% di cause legali. Questo è quanto ha dichiarato Gianni Onorato, direttore generale di Costa Crociere, a Venezia, durante la cerimonia di posa in bacino del primo blocco di Costa Diadema, la nuova ammiraglia della flotta.

E il restante 20 per cento? Sarebbero costituito da naufraghi “indecisi” se accettare la proposta di risarcimento di Costa Crociere oppure fare causa alla società. In totale ancora il 30% dei passeggeri che quella notte si trovavano a bordo non hanno ancora trovato una soluzione. Ma sui risarcimenti la compagnia armatrice è quasi a buon punto.

Una menzione, però, anche per i passeggeri della Costa Allegra, la nave della flotta genovese rimasta alla deriva, per diverse decine di ore nell’Oceano indiano, un mese dopo il naufragio della Concordia. “La maggior parte hanno accettato  il rimborso del soggiorno oppure il prolungamento della vacanza a carico della compagnia per due o tre settimane - precisa l’ufficio stampa della Costa Crociere – le persone che hanno fatto causa sono poche”. Ma non è stato possibile capire quante.

Dal naufragio al processo. Lo scorso 15 ottobre tutti in aula a dibattere sulla super perizia voluta dal Gip, Valeria Montesarchio e sulle registrazioni audio della scatola nera. I 50 punti della perizia hanno messo in evidenza avarie, più o meno gravi, responsabilità degli ufficiali e certificazioni inesistenti e scadute. Certo è, che nonostante sia trascorso un anno, né durante il dibattimento o in nessun’altra sede, sono mai state date delle risposte alle domande sollevate, nei mesi scorsi, da Panorama.it sul ruolo del Rina, il Registro Italiano Navale e dei suoi due ingegneri che quella notte, dopo pochissimi minuti dall’impatto, sono accorsi nelle stanze dell’Unità di Crisi di Costa Crociere. Non solo. Non è stato chiarito se il loro intervento può essere stato determinante del ritardare l’evacuazione della nave così come non è stato chiarito se erano stati chiamati d’urgenza per contattare eventualmente i costruttori della Concordia, ovvero i progettisti di Fincantieri.

Inoltre, nessuno ha indagato sull’eventuale conflitto d’interessi tra il Rina e la stessa società armatrice. Esiste oppure no? Nel consiglio d’amministrazione del Registro Navale siedono molti armatori. Dunque come è possibile che il Rina possa certificare in modo “totalmente imparziale” una imbarcazione che appartiene ad uno di questi armatori?

I silurati del caso Concordia.  E’ incredibile ma vero, l’unico che si è dimesso in tutta questa drammatica vicenda è anche l’unico che non c’entrava niente e che ha detto la verità:Enrico Gianni Scerni, il Presidente del Rina. Il suo, infatti, era un incarico non operativo, di rappresentanza, ma è stato anche colui che, con molta onestà, ha ammesso che gli armatori non potevano non sapere delle pratiche degli inchini.  

“Ho accettato di dare le dimissioni in quanto non ho ritenuto giusto che di fronte alla perdita di vite umane, potessero prevalere gli interessi economici. Io ho cercato di far prevalere la salvaguardia della vita umana rispetto agli interessi “di bottega” di una nave classificata e del suo armatore che è un cliente significativo del Registro Navale Italiano”, ha spiegato a Panorama.it, Scerni.

E ancora. “Vi è una mole impressionate di documentazione fotografica che dimostra in modo inoppugnabile che le compagnie di navigazione erano perfettamente a conoscenza della famigerata pratica dell’inchino. Non occorreva una frase scritta su un giornale a svelare questo “segreto” che poi segreto non è. O comunque non lo è mai stato”. Lui ha detto la verità, se pur ovvia, ed è stato"silurato". Nessun’altro del Rina ha presentato le dimissioni. E l’Ad di Costa Crociere, Pier Luigi Foschi? In molti si sarebbero aspettati le dimissioni ed invece è stato trasferito nella lontana Asia a gestire una nave della flotta.

Intanto un anno è trascorso e “il rosso di Costa Crociere, come dice la pubblicità, è più Rosso” e dopo aver varato a maggio la Costa Fascinosa, e messo in bacino del primo blocco di Costa Diadema, la nave più grande di tutta la flotta, adesso è salpata da Savona anche la Costa Deliziosa per una crociera di 100 giorni intorno al mondo: 37 scali e 250 escursioni. Chissà se al ritorno, in cento giorni, qualcosa sarà cambiato nella vicenda Costa Concordia.  

I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci