Coppie di fatto: perché a Roma è ancora un tabù
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Coppie di fatto: perché a Roma è ancora un tabù

"La colpa è di Alemanno e del suo pregiudizio ideologico". L'affondo di Umberto Croppi, cattolico, punto di riferimento della destra romana e  promotore di un referendum cittadino per l'istituzione del registro delle unioni civili

Mentre nella Milano di Giuliano Pisapia prende il via il registro comunale delle coppie di fatto, nella Roma alemanniana e papalina per ora è solo un "vorrei, ma non posso". Da una parte i municipi di centrosinistra che hanno già dato parere positivo alla delibera cittadina di iniziativa popolare per il riconoscimento dei Pacs e quelli di centrodestra che sono tentati di fare altrettanto, dall'altra il sindaco Gianni Alemanno che spara a zero sulla proposta e durante la presentazione della sua lista civica per le elezioni del 2013 dice: “Dobbiamo dire no a queste cose che sono contro la vita e contro la natura di Roma. "Alemanno ha spesso difficoltà con il lessico delle cose che dice" commenta Umberto Croppi, finiano di ferro, inventore dei Campi Hobbit, personalità di spicco della destra romana, ex assessore alla Cultura della Capitale – rimosso dallo stesso Alemanno in uno dei numerosi rimpasti di giunta – e oggi tra i promotori del referendum cittadino, strumento previsto dallo Statuto ma finora mai utilizzato a Roma, che tra i vari quesiti propone anche quelli sul testamento biologico e sulla istituzione di un registro delle coppie di fatto.

Croppi, lei che è uomo di destra e cattolico, cosa c'entra con le unioni di fatto?
Io sono un cattolico professante e non metto di certo in discussione il valore della famiglia; sono sposato in Chiesa, ho un nucleo familiare stabile, due figli, ma da cattolico dico che riconoscere pari diritti a chi non è sposato come me non mette in discussione il mio sistema di valori. Forse quello di qualcun altro.

Per esempio di chi?
Per esempio di Alemanno, che usa strumentalmente questioni di carattere valoriale pensando in questo modo di rafforzare, in modo piuttosto goffo, i suoi rapporti con le gerarchie della Chiesa e con un presunto mondo cattolico che invece su questi temi ha ormai risolto in cuor suo eventuali problemi. Tanto è vero che un sondaggio pubblicato ieri dice che il 71% degli italiani sono favorevoli al riconoscimento alle coppie di fatto degli stessi diritti goduti da quelle sposate.

Ma un registro a che serve?
Il registro serve proprio a certificare una condizione di fatto, quella di due persone che vivono una relazione stabile, spesso con figli, e che per questo hanno diritto a che siano rimossi ostacoli che diventano discriminatori.

Per esempio?
Per esempio i figli di coppie di fatto non godono di alcuni benefeici in ordine ai trasporti, agli asili di cui godono i figli di famiglie legalmente riconosciute. Ci sono poi questioni legate al calcolo dell'Imu, alla residenza, all'eredità.

Il referendum che voi proponete mira a modificare il Diritto di famiglia?
Assolutamente no. Benché io immagini anche un intervento più radicale su questo fronte, in questo caso non si va proprio a mettere in discussione quanto stabilito dalla normativa. Anche perché non si può agire su regole generali con un referendum locale. Si chiede solo al Comune di rimuovere alcuni ritardi di tipo regolamentare che costituiscono delle vere e proprie discriminazioni che spesso vengono pagate proprio dagli incolpevoli, ossia dai minori.

Il futuro registro romano delle coppie di fatto, vale anche per quelle omosessuali?
Certo, tanto più che, per adozione o fecondazione assistita, molte coppie omosessuali hanno figli spesso battezzati in Chiesa. E' stato l'Istat a certificare nel suo ultimo rapporto l'esistenza in Italia di nuovi format familiari che non rispondono più ai canoni tradizionali e di cui il Diritto di famiglia dovrebbe tener conto.

Alemanno sostiene che farlo andrebbe “contro la natura di Roma”.
A volte Alemanno ha difficoltà a gestire il lessico delle cose che dice e a inserire tutto dentro degli schemi ideologici.

E' per questo che nella Milano di Pisapia si può fare e nella Roma di Alemanno no?
Certo, ed è così perché c'è un pregiudizio da parte sua che ha stabilito su certi temi una sorta di tabù senza nemmeno scendere nell'esame del provvedimento.

Crede che questo gli costerà in termini elettorali?
Abbiamo molti segnali che la posizione di Alemanno sia una posizione impopolare anche tra i cattolici e credo che anche questo poi peserà sulla scelta degli elettori.

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Claudia Daconto