Cooperazione. Caccia grossa del Brasile in Africa
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Cooperazione. Caccia grossa del Brasile in Africa

In nome della cooperazione tra Paesi del sud del mondo, il gigante sudamericano cerca profitti con miniere, petrolio e infrastrutture

Non è casuale che l’ex presidente brasiliano Inacio Lula da Silva sia appena rientrato da Johannesburg e che la sua delfina Dilma Rousseff sia già andata in Angola, Mozambico e Sud Africa. "Dal primo giorno alla presidenza» spiega a Panorama Celso Amorim, ministro degli Esteri tra il 2003 e il 2011 «Lula chiarì: la nostra priorità sarà la cooperazione Sud-Sud e l’Africa è un tassello centrale di questo cambiamento strategico". Detto, fatto. Se nel 2002 l’interscambio commerciale tra Africa e Brasile era a 3,5 miliardi di euro, dopo un decennio ha raggiunto la cifra record di 22,5 miliardi.

Ma non basta. Superata l’impasse del 2009 causata dalla crisi finanziaria Usa, quest’anno per volontà espressa del presidente Rousseff i flussi commerciali potrebbero superare quota 25 miliardi di euro.

La presenza del Brasile in Africa conta molto sugli aiuti allo sviluppo: il 55 per cento del bilancio dell’Agenzia per la cooperazione, pari a mezzo miliardo di euro, è destinato all’Africa. Al summit dell’Unione africana a Sirte Lula aveva sostenuto che Brasile e Africa hanno molti tratti comuni, dalla lingua alla religione. E aveva rimarcato come il Brasile non abbia un passato coloniale, prima di lanciare la sua idea: una nuova "rivoluzione verde" per l’Africa. Uno sforzo per lo sviluppo rurale e la lotta alla fame che il Brasile sostiene con un programma di trasferimento tecnologico in campo agricolo.

Gli interessi di Brasilia sono tuttavia ben consolidati in settori strategici e assai redditizi come quelli minerario, energetico e delle infrastrutture. La multinazionale Vale do Rio Doce ha annunciato a inizio novembre un investimento da 18 miliardi di euro nei prossimi 5 anni sul mercato del carbone in Mozambico, mentre la statale Petrobras si è aggiudicata contratti d’estrazione in Angola, Nigeria, Benin, Gabon, Libia e Tanzania. Le megasocietà Andrade Gutierrez, Oas e Odebrecht stanno costruendo porti, infrastrutture sanitarie e case popolari dall’Algeria al Mozambico, mentre i big dell’agroalimentare brasiliano sono entrati con forza nei mercati di cotone, soia, farine e canna da zucchero in Africa occidentale e Tanzania.

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Paolo Manzo