007 per tutelare il made in Italy
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007 per tutelare il made in Italy

I brand italiani più contraffatti all'estero si stanno rivolgendo agli 007 privati per tutelare i segreti industriali ma soprattutto i prodotti finiti da americani e australiani

Adesso scendono in campo anche gli 007. In passato le grandi aziende impiegavano gli investigatori privati per difendere i segreti industriali o smascherare eventuali “talpe”, adesso, invece, soprattutto per tutelare il prodotto finito.

Non a caso, la contraffazione dei prodotti italiani ha un giro d’affari mondiale valutato attorno ai 60 miliardi di euro, una cifra da capogiro che corrisponde poco meno della metà del fatturato dei prodotti originali. Ad esempio, solo alle imprese della Lombardia, la contraffazione costa oltre 9 miliardi di euro all’anno, con un danno economico che tocca, direttamente o indirettamente, circa la metà degli imprenditori che ‘accusano’ una perdita annuale per impresa di oltre 11  mila euro.  

FederAlimentare ha condotto uno studio a livello mondiale scoprendo che in moltissimi Paesi vengono imitate etichette, simboli, colori che richiamano all’italianità del prodotto che, ovviamente, è realizzato interamente all’estero. Questo fenomeno “imitativo” è stato denominato Italian Sounding.

Ma quali sono i Paesi che “copiano” i prodotti nostrani? Incredibilmente in vetta alla black listnon compare la Cina. I Paesi più attivi in questa opera di falsificazione, invece, risultano  gli USA, l’America Latina e l’Australia.

Il valore dell’esportazione dei prodotti alimentari italiani originali nel 2011 è stato di circa 23 miliardi di euro, più 10%, rispetto al l’anno precedente. Solamente la contraffazione di prodotti alimentari  italiani erode il fatturato delle imprese esportatrici di circa 6 miliardi di euro ogni anno, con un’incidenza del 25% sull’export complessivo del comparto.

Vittorio Di Santo, Presidente della Eurodetective, studio tecnico-investigativo, sempre più aziende si rivolgono alla polizia privata non solo per tutelare i segreti industriali ma adesso anche per i prodotti finali. Che cosa offre in più rispetto alla polizia tradizionale?
“La Pubblica Amministrazione, non per sua volontà ma per ovvi problemi di costi e di uomini è una macchina troppo lenta per un mercato, quello della contraffazione, velocissimo e in continua evoluzione. Per questo motivo i grandi brand italiani si stanno rivolgendo agli investigatori privati che in tempi rapidissimi riescono a individuare le frodi e a produrre prove e documenti validi da utilizzare in sedi processuali a tutela del marchio”

Quanti 007 vengono impiegati per scoprire una truffa ai danni di un prodotto made in Italy?
“Dipende ovviamente dal prodotto e dal bacino di commercializzazione. Comunque, dai 4 ai 6 investigatori”

Secondo lei è possibile proteggere il prodotto di un’azienda italiana su scala mondiale?
“Certo, occorre registrare il marchio. Sembra incredibile ma molte aziende italiane non lo hanno ancora registrato e questo crea non poche difficoltà nella tutela del prodotto stesso sia in sede processuale che nell'ambito, più ampio, di una produzione made in Italy”
 
Tra le contraffazioni più ricorrenti c’è quella dell’etichetta del prodotto. E’ possibile alzare i livelli di sicurezza  e renderla dunque non falsificabile? E se sì, con quale tecniche?
“Occorre implementare tecniche di anti contraffazione nelle etichette che devono essere ‘riprogettate’ basandosi su una filosofia multivell. Per tutti quegli alimenti proposti in contenitori di vetro, plastica o metallo, è possibile inserire nella produzione stampa  dell’etichetta delle tecniche di anti contraffazione mutuate  direttamente dalle stampe di sicurezza dei documenti di identità. E’ il caso, per esempio,della tecnica di stampa calcografica che permette, oltre alla produzione di stampe di pregio, l’inserimento di una caratteristica di sicurezza ancora a tutt’oggi non falsificata, ovvero, la Stampa Latente. Questa si nasconde all’interno di un poligono regolare o irregolare dell’etichetta. Variando l’incidenza della luce un’immagine presente e prima invisibile diventa visibile. Altri elementi di sicurezza di provata affidabilità risultano essere tutti quelli della famiglia di Dovids, diffractive  optically variable image device, tra i quali i più conosciuti risultano essere gli ologrammi. Ma essendo quest’ultimi facilmente falsificabili, è stata inserita all’interno la possibilità di contenere un codice o un’immagine visibile solamente con un apposito lettore o mediante un raggio laser posizionato in un punto determinato dell’ologramma stesso. Per aumentare ulteriormente il livello di sicurezza delle etichette possono essere utilizzati elementi stampati con inchiostri speciali quali OVI e Inchiostri Termocromici. I primi, Optically variable Ink, trovano già campo di applicazione nelle banconote ed il loro funzionamento è estremamente intuitivo.  I secondi, invece, subiscono un cambio di colore a seguito di riscaldamento o raffreddamento. E’ sufficiente sfregare la pellicola o tenerla in mano per osservare l’impronta della mano che acquista colore.  L’ultimo e più importante elemento di sicurezza che può essere inserito è quello della tecnologia Rfid – (Radio Frequency Identification o Identificazione a radio frequenza). L’abbassamento dei costi di questa tecnologia permette l’inserimento di un’antenna all’interno delle etichette dei prodotti di maggior pregio riuscendo così a verificarne l’autenticità ed a tracciarne la storia. L’abbinamento di questa tecnologia con lo standard NFC, permette con piattaforme Android quali telefoni cellulari e tablet di verificare direttamente le informazioni contenute all’interno del chip”.

Secondo lei, lo Stato italiano che cosa dovrebbe fare per tutelare il made in Italy?
“Dovrebbe essere più presente all’estero eseguendo controlli e bloccando tutti quei prodotto che sono classificati come “italian sounding”. Lo Stato italiano, una volta individuata la truffa, per esempio di un prosciutto commercializzato negli Usa, dovrebbe innescare una serie di meccanismi pubblicitari in quel Paese, non solo per valorizzare il prodotto vero e smascherare definitivamente quello fasullo ma soprattutto per tutelare l’economia dell’azienda italiana. In questo modo va a tutelare anche l’economia dello Stato stesso”.    

Ai vertici della black list dei prodotti italiani più imitati ci sono gli accessori e capi di abbigliamento. Nel settore alimentare quali sono, invece, i brand più falsificati?
“Sicuramente i formaggi seguiti dai prosciutti, vini , pizza e incredibilmente dei salumi calabresi”  

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Nadia Francalacci