Contadino etiope fa causa alla cooperazione britannica
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Contadino etiope fa causa alla cooperazione britannica

Uno studio legale di Londra sostiene che i soldi degli aiuti britannici hanno contribuito a violare i diritti umani di una famiglia del Gambella

Il copione è quello classico, Davide contro Golia. Solo che in questo caso Davide vuole portare in tribunale un Golia che, almeno nelle intenzioni, voleva aiutare Davide e per farlo ha pure speso un sacco di soldi.

La vicenda si svolge tra l’Etiopia e la Gran Bretagna. Davide è un contadino della remota regione del Gambella, al confine con il Sudan, il signor O, che ha deciso di portare in tribunale Golia, ovvero il potente Departement for International Development (Dfid ), la cooperazione allo sviluppo di sua maestà. Come mai? Il Dfid finanzia progetti in Etiopia per circa 400 milioni di euro l’anno, nei settori dell’agricoltura, infrastrutture, educazione, risorse idriche. Ma parte di quei soldi, secondo lo studio legale Leigh Day & Co , hanno contribuito a finanziare uno dei più controversi programmi di sviluppo etiopi: la “villaggizzazione”.

Il governo di Addis Abeba ha dato il via a trasferire circa 1,5 milioni di persone in quattro regioni del Paese: Gambella, Afar, Benishangul-Gumuz e Somali.

L’intento ufficiale è quello di concentrare le persone in villaggi dotati di maggiori servizi come scuole e ospedali. Secondo il piano gli spostamenti dovrebbero essere volontari. La realtà racconta, però, un’altra storia. L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha documentato ripetute "minacce, assalti e arresti arbitrari" ai danni delle persone che si rifiutano di spostarsi, perpetrate dalle forze di sicurezza etiopi. Il Gambella è abitato da Anuak e Nuer popolazioni seminomadi che non hanno alcun diritto costituito sui terreni che coltivano. Ma soprattutto la regione è nel mirino degli investitori stranieri e non, a caccia di aree coltivabili.

Il signor O, sposato e padre di 6 figli è un piccolo contadino che dipendeva dalla sua terra per sopravvivere. A novembre del 2011 soldati dell’Ethiopian National Defence Force sono arrivati nel suo villaggio e hanno detto agli abitanti che si sarebbero dovuti spostare altrove. Lo volessero oppure no. Non è stato neppure lasciato loro il tempo di portare a termine il raccolto.

Molti uomini sono stati picchiati, le donne violentate, alcune persone sono scomparse. Il signor O e la sua famiglia sono stati portati in un nuovo villaggio, ma non gli hanno dato altra terra, il cibo e il lavoro scarseggiavano.

Non c’erano scuole o ambulatori medici. Per sopravvivere il signor O è tornato al vecchio villaggio. I militari l’hanno catturato, portato alla loro base dove lui sostiene di essere stato picchiato per molte ore, con il calcio del fucile. Ora l’uomo è in un campo profughi in Kenya, ma la sua famiglia è ancora in Etiopia.

Gli avvocati di Leigh Day hanno mandato una lettera al neoministro per lo sviluppo internazionale, Justine Greening, chiedendo numerose precisazioni tra le quali se il governo abbia compiuto i passi necessari a evitare che gli aiuti venissero usati per violare diritti umani. E se ritiene che gli abusi denunciati dal signor O costituiscano un motivo per interrompere la partnership con l’Etiopia. Il ministro ha due settimane di tempo per rispondere, e se le riposte non sono soddisfacenti scatterà l’azione legale.

"La Gran Bretagna spende molti soldi in aiuti internazionali e il Dfid ha la responsabilità di assicurarsi che il denaro non contribuisca a violare diritti umani" ha affermato Rosa Curling, uno dei legali che assiste il signor O, "e ha il dovere della trasparenza".

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Franca Roiatti

Sono nata in Friuli quando il confine orientale era ancora pesantissimo. Forse per questo ho sempre avuto una gran voglia di fare la valigia e varcare quante più frontiere possibile. Scrivo di mondo, e sono attenta a come gli esseri umani trattano il pianeta che li ospita.  Mi appassionano le storie di donne che provano a cambiare le cose, e cerco di capire cosa impedisca loro di contare di più (a volte semplicemente di contare).

Ho scritto due libri che parlano di terra (ma non di terroir) e cibo (ma non di cucina). Ho un altro blog che racconta di storie e fenomeni legati al cambiamento climatico, allo sfruttamento delle risorse naturali, agli effetti della globalizzazione  http://blog.panorama.it/mondo/author/froiatti/  e tento pure di twittare cose sensate: @FrancaRoiatti

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