Renzi nei guai, Berlusconi sugli allori
ANSA/CLAUDIO ONORATI
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Renzi nei guai, Berlusconi sugli allori

Dalle consultazioni primi problemi per il segretario del Pd, mentre Berlusconi riprende ufficialmente il ruolo di leader - Aggiornamenti  - I governi "non eletti"  - Toto ministri  -

All’inizio un formale e un po’ gelido “buonasera, presidente”, rivolto l’uno all’altro, un po’ di imbarazzo nello studio alla Vetrata, ma poi il “Napolitano-Berlusconi” è andato avanti per quasi quaranta minuti. I due “presidenti”, quello della Repubblica e l’altro al quale resta il titolo, in quanto ex premier, sono entrati nel merito del nascituro governo del nascituro Matteo Renzi. 

Il grande freddo sceso dall’agosto scorso tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi si è un po’ mitigato, anche se, secondo alcuni spifferi che vengono dalle parti del Colle, il capo dello Stato resta guardingo. E, comunque, Napolitano non può che aver apprezzato lo spirito costruttivo e responsabile con il quale il Cavaliere è salito sul Colle, come ha anticipato Panorama.it. E questo nonostante la sua odissea giudiziaria e nonostante il presidente della Repubblica non abbia fatto nulla per fermare la “ghigliottina” con voto elettronico della sua decadenza da senatore.

Berlusconi tornato ancora una volta al centro della scena ribadisce che la sua sarà un’opposizione responsabile, che lui manterrà fede agli impegni per le riforme: elettorale; superamento biacameralismo e modifica del titolo V. ovvero il “patto del Nazareno” con Matteo Renzi.

Esulta Daniela Santanchè: “Il tempo è galantuomo, oggi ho visto passare Berlusconi tra due carabinieri che gli hanno fatto il saluto”. Spiazza tutti il Cav, ancora una volta. E a suo modo anche Napolitano spiazza tutto il partito dei non rassegnati al fatto che Berlusconi stia ancora al centro della scena, quel partito che fino all’ultimo ha tirato per la giacca il presidente invitandolo a non ricevere “il pregiudicato”. Cosa che se non altro per prassi istituzionale Napolitano non avrebbe mai potuto fare.

A tarda sera nei paraggi del Colle riconoscono: “Certo Berlusconi è intelligente, e però aver dato a Napolitano del golpista!”. E comunque Berlusconi, pur avendo denunciato il fatto che la la crisi di governo “si è aperta in modo opaco ed è stata aperta da un solo partito” senza quindi andare in parlamento, ha dato l’impressione di aprire al governo Renzi, manifestando il suo “ottimismo” per le riforme; Angelino Alfano, il contraente principale del nascituro governo, invece ha dato l’impressione di frenare. Il leader del Nuovo centrodestra ha chiesto più di 48 ore.

Ha ribadito che il programma di governo dovrà vedere “il nitore” della presenza del suo partito, definito il grande avvocato del ceto medio. Questione solo di poltrone?, come dicono i maligni. Certo le poltrone contano (si sarebbe già raggiunto un accordo per tre ministeri: Alfano all’Interno; Beatrice Lorenzin alla Sanità; Maurizio Lupi alle Infrastrtture. Ma il problema ora di Ncd è di non fare “il cameriere del Pd”, dice a Panorama.it il deputato Sergio

Pizzolante, vicino a Fabrizio Cicchitto. E quindi sottolinea: “Qui non è solo questo di composizione del governo, ma di programma, a noi il job acts così com’è non va perché è una cosa concordata con Maurizio Landini, che contiene il contratto unico e l’articolo 18”. Alfano chiede in sostanza nessuna virata a sinistra. Anche se Sel si è già tirata fuori, restano le varie anime rosse del Pd, i bersaniani innnanzitutto che hanno dato il lasciapassare a Renzi e che ora battono cassa sul programma.

Napolitano al termine della giornata dice di aver fatto le consultazioni nel modo più rapido possibile per dar modo al premier che verrà incaricatop di avere tutto il tempo per costruire il suo governo. E stavolta Renzi ha a che fare con un capo dello Stato che se non sarà più che sicuro sui numeri mai lo manderà in parlamento per avere la fiducia.

Ma intanto il traccheggiamento del Nuovo centrodestra rischia di essere un autogol. Secondo gossip non confermati, ci sarebbe stata nel pomeriggio una telefonata tra Renzi e l’azzurro Denis Verdini. Il succo: se proprio Alfano tira troppo la corda, Forza Italia potrebbe dare una forma di appoggio esterno al governo, pur di fare le riforme concordate al Nazareno e poi andare al voto. Domani, domenica 16 febbraio pausa di riflessione.

Il treno di Renzi incappa nella prima sosta.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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