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Comunque vada… “We have a dream!”

E’ stato, tutto sommato, un confronto che Renzi potra’ dire di aver vinto ai punti. Troppo svogliato Bersani, probabilmente in cuor suo abbondantemente certo dell’esito finale del ballottaggio delle primarie, per accendere il dibattito oltre il tono semi …Leggi tutto

E’ stato, tutto sommato, un confronto che Renzi potra’ dire di aver vinto ai punti. Troppo svogliato Bersani, probabilmente in cuor suo abbondantemente certo dell’esito finale del ballottaggio delle primarie, per accendere il dibattito oltre il tono semi paternalistico con il quale sembrava rivolgersi al piu’ giovane avversario. E non sono bastati a smuovere il segretario dal suo aplomb da rigido funzionario d’apparato nemmeno i continui riferimenti di Renzi agli insuccessi passati dei governi di cui Bersani, a buon titolo, puo’ definirsi protagonista.

L’anagraficamente datato leader sembrava quasi non volersi curare dei refrain abbondatemente ripetuti in campagna elettorale dal suo competitor e, pertanto, gia’ metabolizzati da lui e dalla sua area di sostegno, fin da subito indottrinata a considerare Renzi ne’ piu’ e ne’ meno che la brutta copia due punto zero del caimano decaduto.

E, come da copione, l’unico sussulto e riscaldamento di cuori nel campo bersaniano si e’ registrato solo al pronunciamento della frase fatale: “mo sctiamo attenti a non parlare come l’avversario”. Basta poco, in effetti, a sollecitare il celodurismo di sinistra, fatto di slogan tipo “destra e sinistra” “noi e loro” e vocato al centralismo programmatico di condizione del clandestino o adozioni gay.

Ciò che Bersani e la nomenclatura del Pd tutta schierata al suo fianco forse non hanno messo in conto e’ la capacita’ di Renzi di parlare ad un elettorato potenziale fatto di delusi del centro destra o disorientati atavici che, in vita loro, raramente hanno vissuto sulle barricate. Una parte di paese forse maggioritaria che non ha mai levato pugni chiusi o steso braccia romane e che mai ha negato la possibilita’ che anche sulla sponda opposta esistessero idee e proposte da condividere e persone da ascoltare. Un popolo “bollato” con il termine di moderato, definizione trasformata per l’occasione quasi in una tara esiziale, che possa piacere o no, non risponde alle sirene di quella subcultura elitaria e quel desiderio di distinguo antropologico che costituisce tutt’ora connotato e maggior limite della sinistra italiana. Un popolo che puo’ riconoscere a Renzi almeno la volonta’ di confronto e di dialogo e puo’ apprezzarne il tentativo di creare un modello nuovo in campo democratico. Quel modello che in altri paesi europei e’ risultato vincente ma che in Italia non si e’ mai inteso seguire, schiavi dell’attesa di una riscossa che mai trionfera’.

Alla fine forse si sara’ persa un’occasione ma almeno restera’ a questo paese sempre piu’ vecchio e stanco la freschezza di un sogno. E, si sa, talvolta tutto e’ iniziato da “I have a dream”.

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