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Tutti gli "ex" dell'amministrazione Donald Trump

Dalle fughe ai siluramenti all'interno della Casa Bianca. Ecco gli uomini e le donne che non lavorano più per il presidente

Tra tutti i record che Donald Trump può "vantare" ce ne uno che mette in discussione (più di altri) il suo operato. Durante questo suo primo anno alla Casa Bianca il Tycoon ha collezionato più licenziamenti e fughe di collaboratori di qualsiasi altro presidente americano. 

Michael Anton

Portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, se ne andrà a breve. Era stato portato nell'amministrazione dall'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e poi era rimasto col suo successore, H.R. McMaster. 

David Shulkin

Ancora un tweet e ancora un licenziamento, quello di David Shulkin, sostituito dall'ammiraglio Ronny L. Jackson, attualmente suo medico alla Casa Bianca, nella sua posizione di segretario per i veterani di guerra. Shulkin è il secondo ministro del suo governo che Donald Trump sostituisce, dopo le dimissioni del segretario per la Sanità.

Herbert Raymond McMaster

Donald Trump colpisce ancora: fuori anche il generale Herbert Raymond McMaster, consigliere della National Security Agency (Nsa), l’agenzia governativa USA per la sicurezza nazionale. L'allontanamento è avvenuto come al solito via Twitter con un post in cui il presidente salutava e ringraziava il suo collaboratore. "Ho il piacere di annunciare che, dal 9 aprile, l'ambasciatore John Bolton sarà il mio nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale. Sono molto grato per il servizio del generale H.R. McMaster che ha fatto uno straordinario lavoro e resterà sempre mio amico".

Andrew McCabe

Nel mirino di Trump da diversi mesi per il suo ruolo nelle indagini sul Russiagate, McCabe è stato licenziato dal ministro della Giustizia americano, Jeff Sessions, per "aver diffuso informazioni ai media e non essere stato onesto, neanche sotto giuramento, in diverse occasioni". Sarebbe dovuto andare in pensione dopo 48 ore.

Rex Tillerson

Il 13 marzo 2018 il Tycoon destituisce il suo segretario di Stato, Rex Tillerson. Nominato al suo posto il capo della Cia Mike Pompeo, Tillerson aveva pessimi rapporti con Trump da diversi mesi, tanto che diverse fonti all’interno del dipartimento di Stato Usa sostenevano la possibilità che il segretario venisse prima o poi rimosso.

Gary Cohn

Il 6 marzo 2018 anche Gary Cohn, consigliere economico e direttore del Consiglio Economico Nazionale, si dimette. In pieno disaccordo con i dazi sull'acciaio e l'alluminio imposti da Trump.

Hope Hicks

Il 28 febbraio 2018 si dimette anche il nuovo direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, la giovanissima Hope Hicks. A farla saltare la sua ammissione davanti ai deputati della Commissione sul Russiagate di aver mentito per proteggere il presidente Trump. Lei, 29 anni, ex modella, fidanzata di Porter, era considerata molto vicina al Tycoon ma non per questo è stata "salvata".

Rob Porter

Il 7 febbraio 2018 lascia Rob Porter, il segretario dello staff della Casa Bianca. Porter si dimette dopo pesanti accuse di maltrattamenti domestici ai danni delle sue due ex mogli. Cosa nota inizialmente, alla Casa Bianca ma non all'opinione pubblica, visto che Washington aveva non concesso a Porter la "clearance" necessaria per accedere alle informazioni riservate.

Dina Powell

Il numero 2 del Consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, di origine egiziana, Dina Powell lascia dopo un anno il 18 gennaio 2018. La collaborazione con l'amministrazione Trump finisce senza polemiche, ma rientra tra quei rapporti professionali finiti male con il presidente americano.

James Comey

Un’altra testa abbattuta da Donald Trump è stata quella del direttore dell’Fbi, James Comey, seguendo l’indicazione dal procuratore generale, Jeff Sessions. Una manovra politica decisiva per il presidente che si è tolto di torno il direttore che aveva aperto un’inchiesta – tuttora in corso – sui rapporti fra l’entourage di Trump e il Cremlino durante la campagna presidenziale che metterebbe in evidenza gli abusi commessi da Comey riguardo all'uso dei server di posta privata da parte dei Hillary Clinton, agevolando il cammino di Trump. Comey ha mantenuto la poltrona dal 4 settembre 2013 al 9 maggio 2017.

Omarosa Manigault Newman

Ex attrice e personaggio televisivo Omarosa Manigault Newman era passata alla politica per poi diventare direttore della comunicazione. Ma solo fino al 13 dicembre 2017.

Tom Price

Sotto accusa per l'uso di costosi jet privati per le missioni governative, oltre investimenti cospicui in titoli di assistenza sanitaria, hanno portato alle dimissioni del ministro alla Sanità Tom Price il 29 settembre 2017.

KT McFarland

Al vice consigliere per la sicurezza nazionale McFraland è stato chiesto di lasciare l'incarico il 9 aprile 2017, a soli tre mesi dalla nomina. Non era stata lasciata a casa ma le avevano proposto di andare a occupare la poltrona di ambasciatrice a Singapore, posizione che però a ritirato a febbraio. Il suo incarico alla Casa Bianca era saltato perché aveva sollevato dubbi sulla cerchia dei consiglieri più stretti della presidenza e sulla loro posibile politicizzazione.

Sebastian Gorka

Del vice assistente del presidente sulla sicurezza nazionale e il terrorismo, Sebastian Gorka, è stato detto prima che si era dimesso e poi, questa tesi sostenuta anche dall'interessato, che era stato licenziato dallo stesso presidente. Legato a gruppi di estrema destra ungheresi non lavora più per Trump dal 25 agosto 2017.

Michael Dubke

Michael Dubke, ex direttore delle comunicazioni, ma sicuramente non l’ultimo si è dimesso dopo neanche tre mesi (30 maggio 2017) di lavoro fianco a finaco con il Tycoon.

Katie Walsh

Non è durato neanche tre mesi il vice capo dello staff della Casa Bianca Katie Walsh. Alleata di Priebus (il capogabinetti ha lasciato il 23 luglio) la Walsh faceva parte dell’amministrazione del gruppo pro-Trump. Citata più volte nel libro “Fire and Fury: inside the Trump White House” ha lasciato il 30 marzo 2017.

Steve Bannon

La Casa Bianca sembra un campo di battaglia. E Steve Bannon fa parte dei "caduti". Ufficialmente per decisione comune, ma in realtà è stato Donald Trump a volere la fine dell'uomo che più di ogni altro aveva contribuito a realizzare la sua vittoria alle presidenziali e a disegnare la sua strategia durante i primi mesi di governo. Il giorno dell'abbandono? 18 agosto 2017.

Anthony Scaramucci

Scaramucci è uno dei collaboratori del presidente che ha avuto la durata più breve. Soli 10 giorni, è Anthony Scaramucci. L'ex banchiere e uomo d’affari era stato nominato direttore della Comunicazione della Casa Bianca il 21 luglio. Abbandonato dalla moglie, subito dopo la nascita del secondo figlio (il 24 luglio) perché marito e padre assente, di recente si era lasciato andare infarcendo di parolacce e commenti poco appropriati le risposte a un’intervista rilasciata al New Yorker nei riguardi ex collaboratori del presidente. Il 31 luglio 2017 era già stato licenziato.

E non è una coincidenza che il suo allontanamento ha coinciso con l’arrivo del nuovo capo di gabinetto John Kelly, ex ministro per la Sicurezza Interna (Homeland Security) che sarebbe stato infastidito proprio dal modo di fare sbrigativo e rozzo di Scaramucci.

Reince Priebus

Un altro defenestrato della squadra di Trump è Reince Priebusin carica per soli 189 giorni come capo di gabinetto, sostituito proprio da John Kelly, generale in congedo dei Marine ed ex ministro degli Interni. A volerne la testa (dal 23 luglio 2017) sarebbe stato proprio Scaramucci dopo aver licenziato anche il portavoce della casa Bianca, Spicer.

Sean Spicer

Sean Spicer, in quanto portavoce della Casa Bianca, era la persona che parlava dal podio della sala stampa ai giornalisti. Diventato in poco tempo uno degli esponenti più visibili dell’amministrazione Trump (è stato cacciato dopo 6 mesi) aveva sempre colpito per via del suo atteggiamento spesso aggressivo con i media. Ha lasciato il 21 luglio 2017.

Sally Yates

A dire bye-bye alla Casa Bianca è stata anche Sally Yates. Lei, ministro della Giustizia ad interim voluto da Obama ha traslocato il 31 gennaio 2017 dopo che si era rifiutata di sostenere la legittimità del bando provvisorio voluto da Trump contro i viaggiatori provenienti da sette Paesi musulmani.

Micheal Flynn

Il national security advisor, Micheal Flynn, è un altro stato tassello che è stato perso dell’amministrazione Trump strada facendo. Costretto a lasciare per aver mentito sui suoi rapporti con diplomatici russi, Flynn era stato accusato di aver promesso la cancellazione delle sanzioni che poi invece sono state approvate dal Senato statunitense con una larghissima maggioranza. Nominato il 20 gennaio 2017, Consigliere per la sicurezza nazionale ha lasciato 13 febbraio 2017.

Per saperne di più

EPA/JIM LO SCALZO
David Shulkin

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Chiara Degl'Innocenti