Ecco come la Cina ha risolto la crisi in Ucraina
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Ecco come la Cina ha risolto la crisi in Ucraina

Dopo l'incontro tra il Premier russo e quello cinese, Putin ordina il ritiro immediato delle truppe al confine. Ecco cosa potrebbe essere successo

Chissà se l'ordine impartito da Vladimir Putin in persona in merito al ritiro immediato delle truppe russe dalla frontiera con l'Ucraina è in qualche modo collegato all'incontro al vertice in cui, sempre in Russia, il Premir cinese Li Keqiang si è confrontato con il suo omologo Dmitry Medvedev. Di certo sarebbe esagerato stabilire un nesso causale tra i due eventi, ma è certamente vero che nelle ultime settimane l'interesse della Cina a fare in modo che la crisi in Ucraina non degenerasse è stato un po' troppo sottovalutato.

Russia e Cina hanno firmato una quarantina di nuovi accordi che spaziano dalla finanza al turismo, senza trascurare infrastrutture ed energia nucleare.

Abbiamo già scritto i motivi che inducono sia Mosca che Pechino a rafforzare la collaborazione bilaterale da un punto di vista sia economico sia strategico. Lo scorso maggio la notizia dell'accordo da 400 miliardi di dollari tra Gazprom e China National PetroleumCorporation per una fornitura trentennale di 38 miliardi di metri cubi di metano ogni dodici mesi a partire dal 2018 ha fatto tremare l'Occidente, convinto che l'apertura di un mercato alternativo così florido avrebbe certamente aumentato la determinazione russa a resistere alle sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti nel tentativo di risolvere il problema dell'Ucraina.

Confermando lo spessore degli interessi comuni dei due colossi emergenti, l'incontro tra Medvedev e Li Keqiang ha portato alla firma di una quarantina di nuovi accordi che spaziano dalla finanza al turismo, senza trascurare infrastrutture ed energia nucleare.

Gli interessi della Cina in Ucraina

Ma se Cina e Russia non hanno problemi da risolvere, per quale motivo è plausibile collegare l'incontro tra i due Premier al ritiro delle truppe al confine con l'Ucraina? Ebbene, forse tanti hanno dimenticato che, poco più di un anno fa, la Cina si è comprata un appezzamento da tre milioni di ettari di terra in Ucraina per costruirvi una maxi-fattoria che potesse assicurare un flusso di farina e carne in grado di soddisfare le esigene del suo mercato interno.

Nonostante quello ucraino non fosse il primo caso di acquisto di terreni agricoli stranieri, il progetto approvato a Kiev ha vincolato Pechino a investire miliardi di yuan nel paese, ottenendo in cambio il controllo dell'area attorno a Dnipropetrovsk, la terza città della nazione, i cui prodotti avrebbero poi dovuto essere venduti, a prezzi di favore, solo alle due aziende di stato i cui estremi vennero a suo tempo aggiunti nell'accordo.

Diplomazia o coincidenze?

Gli interessi della Cina non si limitano solo alla Russia, ma si estendono anche all'Ucraina, quindi può davvero essere soltanto un caso che, non appena c'è stato il rischio che i ribelli filo-russi occupassero l'area di Dnipropetrovsk, Pechino abbia ribadito l'urgenza di un incontro a Mosca per rilanciare la collaborazione economica tra i due paesi?

Ed è di nuovo un caso che a poche ore di distanza dalla conclusione di questo incontro Putin abbia ordinato il ritiro immediato di 17.600 soldati? Forse le coincidenze esistono, ma è realistico immaginare che, pur avendo scelto di non schierarsi per non compromettere gli equilibri del proprio rapporto con la Russia, la diplomazia cinese abbia continuato a dialogare con il Cremlino ponendosi come unico scopo quello di salvaguardare i propri interessi. E ci è riuscita!

Anche in merito alla minaccia dell'ISIS la Cina ha scelto non schierarsi, ma dando per scontato che anche Pechino non abbia nessuna intenzione di foraggiare estremismi di ogni sorta, sarebbe forse il caso che l'Europa iniziasse a studiare gli interessi che legano la Cina agli stati coinvolti nella crisi mediorientale, prendendo come spunto il precedente ucraino per ottenere l'appoggio di Pechino in altre forme

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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