La Cina sposa l'amore libero e la vita comunitaria, contro il volere di Pechino
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La Cina sposa l'amore libero e la vita comunitaria, contro il volere di Pechino

A Licang, nello Yunnan, 103 cinesi sono oggi perseguitati dal governo per aver sperimentato senza permesso un nuovo modello di "comunità globale"

Esiste da anni un piccolo villaggio isolato nello Yunnan, nella Cina dell'Ovest, dove la popolazione ha creato una comunità in cui tutto è di tutti, in cui si pratica l'amore libero, e dove la vita e le necessità del gruppo sono di gran lunga più importanti di quelle del singolo. O almeno questa era la convinzione generale fino a quando il governo non li ha scoperti e sanzionati, perché la vita di comunità non è ammessa in Cina, o per lo meno non nel modo in cui è stata interpretata e strutturata a Licang.

I 130 abitanti di questo micro villaggio amano riferirsi a loro stessi come i componenti della "Nuova oasi di vita comunitaria". Sono anni che vivono isolati dal mondo, ma da quando hanno iniziato ad essere presi di mira dalle autorità sono stati costretti a scappare per evitare di accumulare multe. Per almeno dodici ore al giorno, infatti, i sopravvissuti di Licang si ritrovano a doversi sorbire la paternale degli emissari di Pechino mandati sul posto per denunciare tutte le infrazioni commesse in loco: violazione delle leggi sul matrimonio, sulla proprietà, sulla cura dei figli, e tante altre.

Per gli uomini del Partito non è ammissibile che esista un gruppo che si auto-governa senza essere stato autorizzato a farlo, ed è ancora più grave che le autorità locali non si siano mai accorte della sua esistenza, o non abbiano dato il giusto peso a questa bizzarra iniziativa. Ora, però, il problema va risolto, e anche in fretta. Costi quel che costi (posizione che, quando sposata da un cinese, non promette nulla di buono).

A complicare le cose vi è il fatto che anche la popolazione di Licang non pare essere disposta a scendere a compromessi. Anche quando, dopo i ripetuti tagli delle forniture di acqua ed elettricità, sono stati costretti a spostarsi, nessuno dei componenti di questa comunità ha lasciato il gruppo. Dal loro punto di vista, infatti, la libertà assoluta è troppo bella per essere abbandonata.  

I cosa credono gli abitanti di "Nuova Oasi"? Di fatto i suoi 130 componenti condividono il pensiero del loro fondatore, Xue Feng, che qualche anno fa si è preso la briga di compilare gli "800 valori degli uomini di una nuova era", che ritiene sintetizzino gli insegnamenti di Platone, Confucio e Marx e definiscano un nuovo ordine sociale fondato sull'idea di una "comunità globale" all'interno della quale non esisterebbero differenze. Una comunità che non solo non ha leader, ma non ha nemmeno regole. Non crede nella famiglia, nel matrimonio, nella proprietà privata e nei partiti (Pcc incluso). Chi entra a far parte di "Nuova Oasi", infatti, può godersi la vita scegliendo liberamente di fare, prendere e consumare tutto ciò che vuole.

Xue Feng ha iniziato a diffondere le sue idee in rete nel 2002, quando viveva in Zimbawe, dove vendeva prodotti importati dalla Cina, e il bello è che sono molti i cinesi che si sono lasciati convincere dal suo pensiero, tant'è che negli ultimi tempi da Hong Kong, da Shanghai, e da altre megalopoli della Repubblica popolare diverse persone, dai venti ai settant'anni, hanno deciso di abbandonare la loro vecchia (e faticosa) vita per trasferirsi a Licang. Sono stati questi trasferimenti "improvvisi" ad allarmare le autorità di Pechino, soprattutto dopo aver constatato che nessun componente di "Nuova Oasi" ha mai rimpianto la propria scelta.

E' l'interesse nei confronti di un sistema di vita alternativo a quello imposto dal Partito comunista cinese a fare paura, perché in una fase di profonda crisi e malcontento sociale la diffusione di queste comunità "alternative" potrebbe finire con l'essere pericolosamente destabilizzante.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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