Ecco il rapporto che la Cia voleva tenere segreto
Particolare della sede della Cia (Getty imagines / Alex Wong)
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Ecco il rapporto che la Cia voleva tenere segreto

Torture tenute nascoste al Congresso, ma nessuna informazione estorta ad Al Qaeda. Il Senato vuole rendere pubblico il rapporto sulla Cia e la lotta al terrorismo

Per questo rapporto si è sfiorata una crisi istituzionale tra il Senato e la Cia. Per quelle 6.300 pagine, Langley e il Comitato sull'Intelligence si sono scambiati reciproche accuse di spionaggio, hanno minacciato ritorsioni, denunce e battaglie legali; hanno invocato, coinvolgendolo nella battaglia, l'intervento di Obama

Ora, il rapporto che la Cia voleva tenere segreto, verrà reso pubblico. Giovedì, Dianne Feinstein, democratica, presidente del Comitato del Senato invierà un estratto di 400 pagine a Barack Obama per chiedergli di diffondere il documento. Il capo dell'agenzia, John Brennan è assolutamente contrario, ma il presidente ha già fatto sapere di essere favorevole. Obama ha già fatto troppi passi falsi sulla trasparenza da permettersi di farne un altro.

La Cia ha mentito al Congresso

Il contenuto del rapporto è un lungo j'accuse nei confronti dei metodi usati dall'agenzia durante la guerra contro il Terrore. L'accusa più grave: la Cia ha ripetutamente mentito al Congresso rispetto alle torture. Ma nonostante le gravi rivelazioni, non ci saranno ripercussioni per gli agenti coinvolti. O i loro superiori. Gli stessi senatori raccomandano che non ci siano punizioni, azioni disciplinari o legali. Obama seguirà il consiglio. L'impunità già promessa, verrà garantita. In fondo, in quei lunghi anni, l'agenzia rispondeva a ordini superiori.

Per Langley, il rapporto è motivo di grande imbarazzo. Dalle sue pagine emerge con chiarezza che negli anni passati, la Cia non ha raccontato la verità a deputati e senatori non solo rispetto ai metodi d'interrogatorio usati, ma anche (e forse soprattutto) rispetto ai risultati raggiunti.

Secondo i membri del comitato non una sola, singola informazione utile per la lotta contro Al Qaeda è stata ottenuta con le torture. Anzi. In alcuni casi, la Cia avrebbe continuato gli abusi su prigionieri che avevano già deciso di collaborare. Perchè? Forse per giustificare a posteriori i suoi metodi.

Le prigioni segrete

I "Black Site", i Buchi Neri, così come venivano chiamate le prigioni segrete dell'agenzia, sparse in Europa, Centro Asia e Medioriente, chiuse per decisione di Obama nel 2009, sono le protagoniste del rapporto del Senate Intelligence Committee. Lì venivano tenuti e interrogati i (presunti) terroristi di Al Qaeda. Il documento rivela che non è stato usato solo il waterboarding (il finto annegamento) come metodo di tortura. E' il caso, per esempio, di un prigioniero in Afghanistan , più volte introdotto in una vasca metallica contenente acqua gelata.

Anche la vicenda di Ammar al - Baluchi, il nipote di Khalid Sheik Mohammed, l'uomo che si proclamò l'architetto dell'11 settembre, conferma l'uso di altri "argomenti" per convincere a parlare. Trasferito in un "Black Site" vicino a Kabul, l'uomo venne ripetutamente picchiato e la sua testa più volte sbattuta contro il muro. Era il 2003. Baluchi fu quindi portato in un'altra prigione dell'agenzia in Romania. Tre anni dopo verrà condotto a Guantanamo. Il suo avvocato denunciò la Cia: il suo assistito soffriva di un grosso trauma cranico a causa del trattamento ricevuto. L'anno scorso, il comitato del Senato ha chiesto al legale notizie sulla salute di Baluchi, ma la risposta non è mai arrivata: le autorità militari hanno posto un veto.

Non tutti i funzionari della Cia erano d'accordo con la brutalità dei metodi. Tanto che in un caso, alcuni di loro preferirono lasciare la prigione segreta della Thailandia dove erano stati mandati in missione, perché si erano trovati di fronte a scene troppo forti.

Enfatizzato il ruolo dei prigionieri

In altri casi, invece, la Cia ha enfatizzato il ruolo all'interno di Al Qaeda dei terroristi che catturava. Li presentava come pesci grossi, mentre in realtà erano poco più che manovalanza. Abd al - Rahimi- al - Nashiri era stato indicato come l'artefice dell'attentato del 2000 contro la USS Cole in Yemen, dove morirono 17 marinai americani. Non era così. Non era lui la mente dietro quell'attacco.

Così come enfatizzato fu il ruolo della Cia nell'avere le fondamentali informazioni per individuare il covo di Osama Bin Laden. Hassan Gul, il corriere del capo di Al Qaeda, fece le prime rivelazioni alle autorità curde nel nord dell'Iraq, le quali fecero arrivare all'intelligence Usa un rapporto scritto. Poi, il terrorista venne trasferito in una prigione segreta in Romania e lì confermò quanto aveva già detto.

Insomma, il rapporto riscrive la storia della lotta al terrorismo degli Usa dopo l'11 settembre: le torture (per cui gli Usa sono stati tanto criticati nel mondo) non sono servite come armi efficaci nella guerra contro Al Qaeda. Non solo. L'agenzia ha ripetutamente mentito al Congresso sui metodi usati. Per Langley un brutto colpo.

Ora Barack Obama dovrà gestire l'ennesima crisi della sua intelligence. E'vero che non era alla Casa Bianca quando tutto ciò accadeva. Ma adesso è il comandante in capo. E preservare gli uomini che hanno servito l'America durante quegli anni rimane una sua priorità tanto quanto quella di difendere i principi e i valori della democrazia statunitense.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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