La Casa Bianca smaschera la spia ma è della Cia
Barack Obama in Afghanistan (Getty Imagines / Saul Loeb)
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La Casa Bianca smaschera la spia ma è della Cia

Un errore burocratico e l'identità del capo missione della Cia a Kabul viene rivelata dallo staff di Barack Obama.

Vogliamo chiamarli dilettanti allo sbaraglio? Chiamiamoli così. Ma, in realtà, dopo una clamorosa gaffe burocratica-amministrativa della struttura più potente ed efficace del mondo, l'unico a essere mandato allo sbaraglio è stato il capo della stazione Cia a Kabul. Ora tutti sanno come si chiama. E' diventato un bersaglio vivente. Ed è stato così costretto a lasciare il paese per evitare di essere ucciso.

Colpa dei talebani? No, neanche per sogno. Tutto questo grazie a un errore dello staff della Casa Bianca. Che ne ha rivelato l'identità durante la visita lampo e a sorpresa di Barack Obama in Afghanistan. Il suo nome e cognome è stato inserito per sbaglio in un comunicato stampa inviato a una mailing list contenente seimila indirizzi di giornalisti americani. Per essere un nominativo che avrebbe dovuto rimanere top secret, non è uno scherzo. E ora, la Casa Bianca si trova in mezzo a un'imbarazzante tempesta di polemiche.

Lo scoop del cronista del Washington Post

La gaffe è stata rivelata da Scott Wilson, cronista del Washington Post.. Quando ha ricevuto il consueto report sulle attività del presidente dal suo ufficio stampa ha fatto un balzo; ha letto l'elenco dei quindici alti funzionari americani che avevano incontrato Obama nella base militare di Bagram e ha visto che accanto a uno dei nomi c'era scritto: responsabile della missione Cia a Kabul. Wilson non credeva ai suoi occhi. Una falla grande come una casa nel sistema della sicurezza. Provocata dagli stessi che avrebbero dovuto garantirla.

Wilson ha subito chiamato chi aveva mandato la mail e l'ha avvertito della gaffe. Ma poi, ha fatto il suo mestiere di giornalista: ha diffuso la notizia. L'agente di Langley è stato così colpito dal fuoco amico. Quando il cronista ha chiesto spiegazioni al suo interlocutore dell'ufficio stampa, la risposta ricevuta è stata: non è colpa nostra, la lista è stata fornita dall'esercito.

In effetti, la base di Bagram è la roccaforte delle forze armate Usa in Afghanistan ed è più che certo che l'elenco di coloro che hanno incontrato Obama sia stata redatto dai militari. Ma, la Casa Bianca non poteva capire che si trattava di un errore? Si, ma non l'ha fatto. Morale della favola: il funzionario della Cia probabilmente è già rientrato negli Stati Uniti. Non poteva più rimanere a Kabul. Poteva essere eliminato da un momento all'altro.

I precedenti

Che l'amministrazione americana sveli il nome di un agente della Cia è un caso molto raro. Nel 2003, per colpire il marito, ex ambasciatore molto critico con la decisione di attaccare l'Iraq, fonti dell'allora amministrazione Bush rivelarono che Valerie Plame lavorava per l'Agenzia di Langley. Ma quella era una sorta di vendetta politica che ebbe degli strascichi giudiziari. In questo caso, invece, si tratta di un errore.

Che riguarda un membro del National Clandestine Service, la sezione della Cia che si occupa delle operazione coperte, quelle più pericolose: gli omicidi mirati, i blitz dei droni, l'eliminazioni dei capi di Al Qaeda e dei Talebani. Nel giro di qualche ora, questo agente è dovuto scappare dall'Afghanistan. Non perché fosse stato scoperto dal nemico, ma perché era stato fatto fuori dal fuoco amico dello staff del Comandante in Capo.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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