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Chi è Brad Parscale, l'arma segreta di Trump per le elezioni del 2020

È alto 2 metri, lo chiamano il "Guru del digitale" e sarà il manager per la prossima campagna elettorale. Il suo segreto? I social network

Il presidente Donald Trump annuncerà a breve la sua ricandidatura per le Presidenziali del 2020. Nel frattempo ha già scelto il nome di chi coordinerà la sua campagna elettorale: si tratta di Brad Parscale, il Mago di Facebook che nelle elezioni 2016 ribaltò gli equlibri del voto dirigendo la campagna digitale del tycoon newyorkese.

Chi è Brad Parscale

Brad Parscale è nato il 3 gennaio del 1976 a Topeka, una cittadina di poco più di 120 mila abitanti che si trova in Kansas. Dopo aver frequentato la Shawnee Heights High School a Tecumseh, nel Kansas, si è trasferito in Texas dove ha frequentato l'Università di Sant'Antonio. La prima sliding door della sua vita riguarda lo sport: alto 2.07 metri riceve una borsa di studio per l'atletica ma a causa di un grave infortunio deve abbandonare la strada. Nel 1999 si laurea così in finanza ed economia internazionale alla Trinity University di San Antonio per seguire le orme del padre, imprenditore nel marketing digitale.

La collaborazione con Donald Trump

La passione per l'informatica lo porta in California dove fa esperienza per cinque anni come venditore di software. Nel 2004 decide che è arrivato il momento di mettersi in proprio: torna a San Antonio e con 500 dollari fonda la Parscale Media, iniziando così la sua carriera di consulente per il web. Nel 2011, insieme a Jill Giles, fonda la Giles-Parscale, società di marketing, web design e gestione dei social che un giorno riceve un importante commissione da un nome noto: Donald Trump

Il "Mago di Facebook"

Brad Parscale si guadagna in poco tempo i soprannomi di Guru digitale e Mago di Facebook, Donald Trump gli affida così la progettazione dei siti web per la Trump International Realty. Nel 2015, quando il tycoon annuncia la sua candidatura, Parscale viene incaricato di curare anche il sito del candidato alle presidenziali Usa. Viene pagato una cifra che oggi sembra irrisoria, 1500 dollari, ma lo staff di Trump capisce che è il momento di azzardare qualcosa di più e trovare una strategia nuova, puntando sul web e soprattutto... Sui social network.

La campagna elettorale social

Parscale riceve centinaia di milioni di dollari da investire sul web per la campagna elettorale del tycoon. Capisce di avere l'opportunità che ha sempre sognato e mette in atto tutte le sue idee. Studia un uso massiccio di Facebook, Snapchat, Twitter e Google + per arrivare a tutti gli americani, soprattutto a quelli che non guardano la tv e non leggono i giornali. Il suo staff prepara qualcosa come 100mila messaggi personalizzati al giorno diretti agli elettori, un "porta a porta" del web che dà subito i suoi frutti. "Mentre gli avversari pensavano solo a tv e giornali noi abbiamo colto l'opportunità dei social con campagne di advertising e puntando sui gruppi locali" ha raccontato. Nasce così, il "Progetto Alamo", un maxi investimento sui social network che ribalta gli exit poll. Una delle sue collaboratrici più strette, Theresa Hong, ammette alla BBC: "Senza Facebook semplicemente non avremmo vinto le elezioni".

Le critiche

Grazie al massiccio investimento sui social, Facebook, Twitter e Google forniscono a Parscale ingegneri con i quali collaborare per strutturare al meglio la viralità dei messaggi elettorali. Iniziano così le pesanti accuse di aver falsato il voto con i "trucchetti" di internet: "Non capisco lo scandalo. Sono aziende private: spendi in pubblicità e loro ti forniscono supporto. Ci hanno aiutato a rendere i nostri messaggi più efficaci e spiegato quali strumenti usare per arrivare dove volevamo arrivare.". Lo scandalo però esplode eccome: Facebook viene accusato di aver falsato le elezioni permettendo la pubblicazione di fake news, vengono scoperti i troll russicreati ad hoc per influenzare il voto: è il vortice del Russiagate.

Manager per le elezioni 2020

Nonostante le polemiche Parscale è ormai diventato una leggenda nello staff di Trump e lo scorso 27 febbraio 2018 è stato incaricato come manager della campagna elettorale 2020 per cercare la conferma alla Casa Bianca. Questa volta però la strategia dell'advertising virale e dei messaggi personalizzati potrebbe non bastare: che cosa si inventerà il gigante di Topeka?



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Matteo Politanò