CRI: prima il 'buco', adesso i licenziamenti
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CRI: prima il 'buco', adesso i licenziamenti

Rabbia e delusione tra i dipendenti del Cie di via Corelli a Milano non confermati. La Croce Rossa Italiana: "La gestione del Centro era troppo onerosa, abbiamo fatto 5 milioni di debito"

“Ci hanno messo alla porta, senza nessun preavviso, dopo 15 anni di “emergenza”. E’ così la Croce Rossa Italiana di Milano ha chiamato, per tutti questi anni, il nostro servizio presso il centro di accoglienza di via Corelli: emergenza. E adesso, in 4 giorni è magicamente scomparsa”. I 36 dipendenti della Croce Rossa, di cui 22 militari e 14 civili, sono arrabbiati, delusi e da un mese, anche disoccupati.

Il 31 dicembre scorso, infatti, la Prefettura di Milano ha chiuso il rapporto di lavoro con la Croce Rossa Italiana del capoluogo lombardo che prevedeva la gestione del Centro di accoglienza di Via Corelli. E la Croce Rossa Italiana ha automaticamente “interrotto” il contratto di lavoro con il personale impiegato all’interno del centro.

“Nessun preavviso, nessuna comunicazione e nel giro di 4 giorni ci siamo ritrovati senza un lavoro e senza uno stipendio che percepivamo da oltre un decennio - spiega a Panorama.it, Stefano Bellinzona, militare e operatore della Croce Rossa che ha gestito il Cie milanese – la Croce Rossa ci ha 'usato' e adesso dopo quindici anni di servizio ad uno stipendio bassissimo, ci ha buttato fuori dalla struttura. E non ci sono prospettive di assunzioni o di rinnovo di contratto”.

Lui, Stefano Bellinzona che è un sergente, il più alto in grado, percepiva mensilmente 1.300 euro lavorando le domeniche e con i turni di notte; quello con il grado più basso, 1.100 euro.

Ma che cosa è accaduto a dicembre scorso?
Dopo 15 anni il Ministero dell’Interno, attraverso gli uffici della Prefettura ha deciso dare in appalto la gestione del Centro di accoglienza di via Corelli nel capoluogo lombardo. Così, alcuni mesi fa, ha indetto la prima gara fissando l’ “assistenza giornaliera” ovvero il costo quotidiano per ciascun ospite a 30 euro. La gara è stata vinta da una società che, dopo alcune verifiche, è risultata inaffidabile. Il Ministero ha indetto una seconda gara fissando, questa volta, il “costo” giornaliero procapite a 40 euro. Quest’ultima è stata vinta da una operativa francese.

“La Croce Rossa ha partecipato solamente alla prima gara e ha presentato un’offerta molto alta che la Prefettura ha ovviamente stracciato”, commenta Bellinzona. Secondo i lavoratori l’offerta formulata dalla Croce rossa lombarda era volutamente troppo alta per non aggiudicarsi l’appalto.

“Non è vero. Se il Ministero voleva darci in affidamento diretto il Centro poteva farlo ma ha deciso di procedere con una gara d’appalto e una offerta giornaliera che per la nostra struttura era ed è impossibile da sostenere – precisa a Panorama.it , Maurizio Gussoni, Responsabile Croce Rossa Italiana- Lombardia – noi abbiamo tutto il personale in regola, non abbiamo lavoratori al nero e non potevano sostenere quel servizio per una cifra inferiore a 60 euro. Cifra, con la quale abbiamo anche partecipato alla prima gara d’appalto” .

“Purtroppo anche la Croce Rossa è stata vittima di scelte incomprensibili da parte della Prefettura o meglio del Ministero dell’Interno, che ci hanno portato ad accumulare debiti per 5 milioni di euro con la gestione del Cie di via Corelli – prosegue Gussoni – a mano a mano che gli ospiti del Cie diminuivano, la prefettura ci ha continuato a chiedere gli stessi servizi e lo stesso personale a fronte di 20- 26 ospiti invece dei 130. Così le nostre spese lievitavano e i debiti con loro”.

“Noi non avremmo voluto licenziare nessuno e non avremmo mai voluto allontanare del personale che ha lavorato così correttamente e professionalmente per tanti anni presso il Cie, sostituendosi in alcuni casi, anche agli agenti penitenziari  – continua Gussoni – ma è stata una scelta obbligata quando il Ministero ci ha tolto l’affidamento”.

Poi Gussoni conclude con un esempio: “La Croce Rossa Italiana ha impiegate, solo in Lombardia nel servizio di 118, ben 750 persone. Se domani mattina la Regione Lombardia ci toglie il contratto o interrompe i pagamenti, noi dovremmo mandare a casa 750 persone. E’ solo questa la realtà delle cose. Nessun Cie in affidamento, nessun contratto, nessuna assunzione. I lavoratori dovrebbero andare a protestare con il Ministero dell’Interno, noi abbiamo le mani legate”.      

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Nadia Francalacci