Case chiuse: "Referendum per riaprirle"
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Case chiuse: "Referendum per riaprirle"

Parla Giovanni Azzolini, sindaco leghista di Mogliano Veneto, che ha lanciato la raccolta firme

Falliti tutti i tentativi di sgomberare le strade del suo paese dalla presenza delle lucciole, compresi multe e segnali stradali di pericolo prostitute, Giovanni Azzolini, sindaco di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, ha deciso di tagliare la testa al toro e puntare alla soluzione estrema: la riapertura delle case chiuse. Come? Attraverso un referendum  su scala nazionale. Entro il 30 settembre dovrà riuscire a raccogliere 500mila firme. Molti suoi colleghi primi cittadini ci stanno. Ma il problema sono i tempi - troppo stretti - e un'eventuale bocciatura da parte della Cassazione. Per non parlare di quando si scateneranno le associazioni femministe.

Sindaco, come le è venuto in mente di lanciare un referendum per riaprire le case chiuse?
I miei concittadini sono esasperati. Basta con la prostituzione per strada.

Possibile non ci sia altro modo che legittimare la compravendita di sesso?
Abbiamo provato di tutto, dalle sanzioni ai clienti e alle prostitute fino al cartello che feci installare lungo il Terraglio che collega Mestre a Treviso con una donnina disegnata su e la scritta: “Attenzione alle prostitute”.

Sta scherzando?!? Perché non “Attenzione ai clienti”?
Comunque non è servito. Così, a un certo punto, abbiamo capito che a non funzionare non siamo noi bensì una legge, come quella Merlin, ormai antiquata e obsoleta.

Da abolire quindi?
Anche se quella norma era nata sulla base di un principio giusto, sottrarre le prostitute allo sfruttamento, di fatto oggi le donne sono molto più sfruttate in strada di quanto lo fossero nelle case. Non dico che vada abolita nella sua interezza, ma almeno nelle parti che risultano fuori tempo.

Ossia?
Quelle che impediscono di aprire dei luoghi di tolleranza per gestire il fenomeno e l'istituzione di albi professionali.

Un albo a che servirebbe?
Per esempio a stabilire sotto quale profilo professionale vadano inserite le prostitute molte delle quali dichiarano di lavorare in proprio, senza protettori. Oggi i giudici tributari le sanzionano perché non presentano la denuncia dei redditi ma poi non sanno che aliquota applicare loro. Così la magistratura incolpa Silvio Berlusconi di prostituzione minorile ma non si preoccupa di tassare Ruby per la sua attività di ragazza immagine nei locali. Credo che sia arrivato il momento di mettere la parola fine a questa ipocrisia tutta italiana.

Non c'è un calcolo cinico per fare un po' di cassa con i guadagni delle lucciole?
Tutt'altro. Io sto facendo questa battaglia sia in nome del decoro che per la tutela delle prostitute che contro l'ipocrisia di chi gira la testa dall'altra parte facendo finta che il problema non esista. Poi non c'è dubbio che far emergere tutto questo fiume di denaro in nero farebbe molto bene alle casse dello Stato.

Lei come utilizzerebbe le risorse che eventualmente proverrebbero dalle tasse pagate dalle lucciole?
Per rinforzare le politiche sociali e governare proprio questo fenomeno.

C'è chi dice che riaprire le case chiuse significa incentivare la prostituzione.
Scherziamo? Non prendiamoci in giro: i soldi servono.

D'accordo, allora legalizziamo la prostituzione, riapriamo le case chiuse e poi regolarizziamo tutte le extracomunitarie che vengono a esercitare in Italia. Ci sta?
Eh no, oggi non sono più extracomunitarie! Con l'ingresso di tanti paesi dell'Est nella Comunità europea non le può cacciare più nessuno. E in strada sono quasi tutte ragazze dell'Est.

Ma se è pieno di africane e trans sudamericani!
Sono una piccola minoranza.

Mettiamo pure il caso che siano una piccola minoranza, il gestore di una casa chiusa le chiama a lavorare dal loro paese, a quel punto entrano in Italia con permesso regolare come le badanti?
Certo.

"Invasione di prostitute regolari a Mogliano Veneto!" Contento?
Per fortuna il referendum è su scala nazionale. Si distribuiranno.

Ma poi queste case chiuse chi le gestisce?
Gli imprenditori! Come in tutti i paesi evoluti.

E che differenza c'è tra un imprenditore che vende il sesso delle sue dipendenti  e un pappone?
Che il primo non le sfrutta, il secondo sì.

I suoi concittadini stanno firmando per il referendum?
Assolutamente sì e ciò che sbalordisce è che molte siano donne. Le incontro al mercato e mi dicono che ho ragione, che bisogna togliere le prostitute dalla strada, metterle in luoghi sicuri e fargli pagare le tasse.

E gli altri sindaci d'Italia come hanno reagito quando ha inviato loro i moduli per la raccolta?
Positivamente visto che hanno i miei stessi problemi. Il vero ostacolo alla democrazia diretta sono i tempi: 500mila firme non sarebbero un problema se ci permettessero di raccoglierle anche su internet. Invece siamo ancora i tempi dei Borboni con il banchetto in piazza.

E con la Cassazione che potrebbe dichiarare il quesito illegittimo come la mette?
Non dovrebbero esserci problemi. Non chiediamo di abrogare il reato di sfruttamento ma solo di aprire delle strutture e di istituire un registro, come si fa in tanti paesi d'Europa.

Ci saranno problemi, invece. O con la Cassazione, o con le firme o con le associazioni di donne, o con tutte e tre contemporaneamente...
Allora speriamo che ci pensino in Parlamento.

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Claudia Daconto