Caro Penati, non dovevi rinunciare alla prescrizione?
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Caro Penati, non dovevi rinunciare alla prescrizione?

L’ex sindaco di Sesto San Giovanni dice di voler uscire “pulito” dai processi ma non si presenta in aula: prescritto dal reato di concussione

Il telefono squilla. La Corte è in attesa. Cosa deciderà Filippo Penati? La domanda era appena riecheggiata nell'aula del tribunale di Monza: "L'imputato Penati intende avvalersi o meno della avvenuta prescrizione?" L'ex enfant prodige dei Pds, Ds, Pp, fino a ieri aveva aveva annunciato ai quattro venti di voler rinunciare alla prescrizione introdotta dalla recente modifica del reato di concussione. Da due anni, da quando la procura di Monza lo ha indagato per concussione, corruzione e finanziamento illecito i partiti, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni e ex presidente della Provincia di Milano, si è sempre dichiarato innocente.

Grazie alla nuova legge, le accuse di aver intascato quattro miliardi di lire come tangente per lo sblocco delle autorizzazioni a eseguire lavori nelle aree Falck di Sesto sarebbero state cancellate con un colpo di spugna. A chiedere la prescrizione, proprio per "economia processuale", era stata la stessa procura. Ma Penati aveva promesso di rinunciare alla prescrizione, per dimostrare la sua innocenza in aula. Invece, stamani il telefono squillava a vuoto. Da una parte il legale di Penati, l'avvocato Matteo Calori; dall'altra, chissà? Lo stesso Penati? Qualche collega del legale a cui chiedere consiglio? Ma come? Possibile che la domanda del presidente della corte, il giudice Letizia Brambilla, abbia colto impreparata la difesa di Penati? "Rinuncia o no alla prescrizione?". Dov'è Penati? Perché non è in aula a ribadire la sua volontà di affrontare il processo? Forse era nell'istituto scolastico dei padri francescani dove è tornato all'insegnamento dopo lo tsunami politico e giudiziario che lo ha travolto. Il suo legale chiude la telefonata e annuncia: "Penati oggi non c'è e non posso assumermi la responsabilità di una decisione al riguardo".

Risatine tra il pubblico presente in aula. Un cronista rivendica: "Visto? Che vi avevo detto?". E il tribunale non può che disporre l'archiviazione per intervenuta prescrizione per i reati di concussione legati al cosiddetto "sistema Sesto". Resta, ma in altra sede, il processo per la vicenda del controverso acquisto dell'autostrada Milano Serravalle dalla famiglia Gavio e per il sospetto finanziamento illecito ai partiti raccolto tramite l'associazione culturale Fare Metropoli. Il legale di Penati, dopo la figuraccia, tenta di lasciare il tribunale alla chetichella, ma viene accerchiato dai cronisti. Non sa cosa rispondere, e si limita a dire: "Penati può sempre ricorrere in Cassazione, sta a lui decidere". E infatti poco dopo giunge la nota di Penati che annuncia il ricorso in Cassazione. Intanto il suo avvocato si allontana, maledicendo, forse, qualcuno.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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