Carabinieri, la nuova strategia contro la Jihad
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Carabinieri, la nuova strategia contro la Jihad

Gli ultimi arresti in Lombardia sono il frutto di una sempre maggiore attenzione a quello che accade sul territorio, contando sulle stazioni di paese

La lotta alla Jihad parte dalla stazione dei carabinieri di paese.

È questa la nuova arma dell'intelligence italiana contro i "foreign fighter" che si nascondono nelle nostre province. E la Lombardia fa da apripista in questa strategia investigativa che, pur avvalendosi delle più moderne tecniche di indagine, e senza prescindere dalla collaborazione tra servizi segreti di vari Paesi, ritorna all'investigatore che consuma le suole per scovare i "lupi solitari" che vogliono arruolarsi nelle fila dello Stato islamico.

Non solo esperti informatici e delle telecomunicazioni o agenti segreti, quindi. L'appuntato o il maresciallo di provincia è al centro del contrasto al terrorismo di matrice islamica.

La "nuova" tattica è stata messa a punto dal Ros di Milano, che da mesi ha avviato una campagna di sensibilizzazione dei militari in servizio nelle stazioni disseminate sul territorio. Il nuovo corso è stato avviato dal comandante del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma, il colonnello Paolo Storoni, che da Milano ha avviato colloqui con i comandanti di decine di presìdi in tutta la Regione.

Ma perché impiegare carabinieri senza competenze specifiche?
I nuovi combattenti, come il kickboxer di origini marocchine Abderrahim Moutaharrik, arrestato a Lecco il 28 aprile, o come i due afghanie il pakistano arrestati tra Bari e Milano il 9 maggio, non appartengono a un'organizzazione strutturata in Italia. Il loro proselitismo avviene sul web, e l'Isis li lascia liberi d'intraprendere azioni. Impossibile quindi infiltrare l'organizzazione o ricostruire la rete jihadista.

Così l'Arma, in Lombardia, ha deciso di sfruttare quel che la contraddistingue da oltre due secoli: la presenza capillare.

Ogni paese ha una stazione dei carabinieri, i cui graduati conoscono vita, morte e miracoli degli abitanti.

"La loro sensibilità è insostituibile" dicono gli investigatori dell'antiterrorismo.
Chi meglio di loro può notare un nuovo arrivo, un movimento sospetto o la partenza improvvisa di un immigrato, magari con famiglia al seguito?

I graduati, in via eccezionale, non dovranno seguire la trafila gerarchica per segnalare comportamenti degni d'attenzione. L'ordine è alzare la cornetta e chiamare direttamente il comando del Ros di Milano: "Segnalateci anche la minima stupidaggine" è stato l'invito.

Ogni segnalazione sarà presa in considerazione, ogni domanda avrà risposta: ma solo se ci sarannno i presupposti per un'indagine si procederà con le annotazioni e con i verbali ufficiali, risparmiando tempo e coordinando gli interventi anche a livello nazionale. Perché contro i terroristi fai-da-te l'arma migliore è giocare d'anticipo.

(Queato articolo è stato pubblicato con il titolo "Contro la Jihad l'Arma punta sui marescialli" sul numero 20, 2016 di Panorama, in edicola il 12 maggio 2016)

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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