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Ansa
Calciomercato

Maldini verso l'addio, ma il Milan che vola è (anche) suo

La rivoluzione Rangnick non prevede per lui un ruolo operativo. Il mercato low cost, criticato, si sta però rivelando pieno di belle sorprese per Pioli

E' molto probabile che la storia di Paolo Maldini con il Milan si interrompa alla fine di questa stagione per lasciare spazio all'ennesima rifondazione voluta da Elliott. L'ex capitano e leggenda rossonera, oggi responsabile del settore tecnico, non ha un ruolo operativo nell'organico del club che Ivan Gazidis sta ridisegnando per fare spazio al tedesco Rangnick con mansioni da plenipotenziario. La convivenza sembra impossibile, Maldini e Rangnick sono già arrivati allo scontro verbale, e l'offerta di un ruolo alla Nedved e, in ogni caso, di rappresentanza pare preludere allo strappo definitivo.

Comunque vada a finire, nella rinascita del Milan che dopo la pandemia sta correndo a ritmo scudetto e ha risalito la classifica fino alla zona Europa League c'è molto del lavoro di Paolo Maldini negli ultimi dodici mesi. Quel lavoro che gli ha portato critiche, è costato di fatto il posto a Boban e convinto Elliott e Gazidis sulla necessità di azzerare tutto.

Stefano Pioli sta facendo un miracolo, però se si scorrono i tabellini di questa pazza estate si scopre che uno dopo l'altro gli acquisti low cost delle ultime due sessioni di calciomercato stanno sbocciando. E' il caso di Rebic, soluzione pescata in Bundesliga per risolvere il problema Andre Silva. Oppure di Kjaer, scambiato con Caldara e che ha dato solidità alla difesa meritandosi la conferma pur da trentenne non in linea con la dottrina Elliott.

E poi la vera rivelazione della stagione rossonera, ovvero Theo Hernandez che è ormai intoccabile. O, ancora, Bennacer che fu preso in anticipo su tutti salvo poi esplodere alla Coppa d'Africa e lievitare col passare dei mesi tanto da attirare l'attenzioni anche del Manchester City. Oppure Saelemaekers, il belga fatto arrivare da sconosciuto in gennaio e che si sta ambientando con profitto. Ultimo della lista Zlatan Ibrahimovic, l'innesto d'esperienza che Maldini e Boban avevano chiesto anche in estate per dare peso e consistenza a una squadra di under 25.

Insomma, il tanto criticato mercato low cost non è stato poi così tanto sbagliato. Aveva e ha bisogno di tempo per maturare, errori compresi perché l'investimento più importante (Leao) ad esempio non ha ancora reso a sufficienza e in difesa altri soldi sono stati spesi male per Duarte che non ha dato quasi segni di vita prima di infortunarsi. La morale è un avvertimento per Elliott: se rivoluzione sarà, è bene che Rangnick o chi per lui abbia a disposizione un margine sufficiente per esprimersi. Altrimenti si rischia il cortocircuito di progetti sportivi bruciati in sequenza, uno dopo l'altro. Un lusso che il Milan nono si può più permettere.

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Giovanni Capuano