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Ansa (fermo immagine Rai1)
Calcio

Zaniolo e un infortunio che si poteva evitare

In Olanda va ko il ginocchio sinistro. Polemiche su un calendario nel quale i giocatori non hanno tempo di prepararsi - L'ALLARME DI PANORAMA: 96 PARTITE IN 13 MESI

L'infortunio di Niccolò Zaniolo al ginocchio sinistro, patito in Olanda nel mezzo della seconda sfida della nazionale sulla strada della Nations League, è una doccia fredda su uno dei più grandi talenti del calcio italiano. Anche se si tratta dell'altro ginocchio rispetto a quello già duramente provato nel gennaio del 2020 (dunque nemmeno un anno fa), è chiaro che il crac con stop di ulteriori 6 mesi mette in salita la carriera di un calciatore che a soli 21 anni d'età si sta già confrontando con un destino avverso.

Uno choc per lui e per tutti, dalla Roma allo stesso ct Roberto Mancini che lo aveva appena recuperato alla causa con l'idea di farne uno dei perni in vista dell'Europeo rimandato dall'emergenza pandemia all'estate prossima. Ecco, proprio il Covid-19 ha condizionato i tempi di recupero e rientro di Zaniolo giocando, forse, un ruolo decisivo nell'infortunio.

E' chiaro che esiste anche una componente di casualità e sfortuna nel modo in cui il romanista si è fatto male ad Amsterdam (ed è inutile seguire il filo delle polemiche di chi accusa i medici che a gennaio lo hanno operato, peraltro all'altro ginocchio), ma sarà il caso di ripercorrere la storia degli ultimi nove mesi del centrocampista per comprendere a quale rischio si sia sottoposto per tenere i ritmi di un calendario compresso in maniera folle (Panorama a giugno aveva lanciato l'allarme: 96 partite potenziali in 13 mesi per i calciatori di primo livello).


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Operato il 13 gennaio scorso dopo la rottura del crociato anteriore patita contro la Juventus, Zaniolo è rientrato in campo il 5 luglio a Napoli. Da lì ha messo insieme 9 presenze tra campionato ed Europa League, mai per 90 minuti e due sole volte da titolare stando in campo al massimo 57' e nella stragrande maggioranza dei casi (7 su 9) per meno di mezz'ora. A inizio agosto l'eliminazione contro il Siviglia, le vacanze e il 27 agosto il via della preparazione con la Roma a Trigoria. Meno di due giorni ed ecco la convocazione a Coverciano agli ordini di Roberto Mancini.

In una situazione normale Zaniolo avrebbe avuto tempo di fare un ritiro con il suo club ed entrare in gioco con amichevoli prima morbide e poi a crescere. Una sfida come Olanda-Italia sarebbe arrivata dopo 5-6 settimane di allenamenti e test, non a freddo come è accaduto perché la Uefa ha confermato la Nations League dopo aver rinviato l'Europeo e aiutato le federazioni e se stessa a portare a termine la stagione interrotta dalla pandemia.

Una scelta rischiosa. Questa sosta nazionali di inizio settembre si è rivelata un azzardo, tra squadre falcidiate da test positivi, ritmi bassi da sfide estive e una generale sensazione di insicurezza e approssimazione. Si poteva e si doveva fare meglio, anche se poteva significare incidere temporaneamente sulla programmazione. La Nations League è un bel torneo in termini assoluti, ma è giovane e si poteva sacrificare per consentire una ripresa più morbida in una stagione che assomiglierà a una maratona corsa a velocità doppia. I calciatori hanno mille torti quando inseguono i diritti dimenticando i doveri, però sono il granello più importante del meccanismo. La vicenda di Zaniolo amaramente lo conferma.

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Giovanni Capuano