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(Ansa)
Calcio

La vicenda Tim spaventa il calcio italiano

Le difficoltà a vendere i pacchetti sulla Serie A del partner di Dazn, i problemi tecnologici e il fantasma di quanto avvenuto in Francia con l'addio di Mediapro

L'apertura del fronte Dazn all'interno di Tim, con l'amministratore delegato Luigi Gubitosi finito sotto il fuoco incrociato del cda anche per l'accordo sul calcio rivelatosi fin qui un pessimo affare, agita i sonni anche dei presidenti della Serie A. Che Dazn e il suo partner tecnologico e commerciale stiano faticando ad avvicinare il numero di abbonati, necessario perché l'operazione calcio sia in equilibrio, non è solo un problema dei diretti interessati ma rischia di mettere in fibrillazione le società che in questo momento di crisi hanno bisogno di tutto tranne che di nuove incertezze economiche.

Al centro dello scontro - con sullo sfondo anche il tentativo del fondo KKR di entrare in Telecom - il decollo troppo lento dell'operazione Serie A per la quale Tim ha impegnato un minimo garantito di 340 milioni di euro all'anno fino al 2024 da girare a Dazn per esserne partner tecnologico e commerciale. Intesa che, secondo l'atto d'accusa a Gubitosi, avrebbe portato fin qui un terzo del milione e 400mila abbonati previsti, finendo col caricare un peso notevole sui conti dell'azienda. Nelle scorse settimane erano circolati rumors (non confermati) sulla volontà di Tim di chiedere alla Ott tedesca, che ha tolto a Sky la Serie A, una revisione degli accordi visti i continui problemi di questi primi mesi di lancio. Non solo la questione tecnologica, al centro delle polemiche per le lamentele degli abbonati, ma anche la difficoltà a vendere il prodotto calcio in maniera profittevole.

Uno scenario che non può non preoccupare la Lega Serie A, rimasta silente nelle ore della furiosa polemica sullo stop alla doppia utenza anche per evitare di mettere ulteriormente nei guai il partner televisivo; poi l'intervento del Governo ha spinto Dazn al passo indietro momentaneo e il tema della 'concurrency' tornerà d'attualità solo per la prossima stagione, con una annunciata rimodulazione di offerte e prezzi. La Serie A è legata a doppio filo a Dazn così come in precedenza lo era rispetto a Sky: la tenuta economica delle società dipende dalla tenuta del progetto di chi si è assicurato fino al 2024 la titolarità dei diritti tv, impegnandosi a versare complessivamente 2,52 miliardi di euro. Cosa succederebbe se la Ott tedesca si trovasse in difficoltà?

Segnali non ce ne sono, nel senso che ad ora non è partito alcun allarme. Però nel recente passato e a due passi dall'Italia c'è un precedente che spiega quale potrebbe essere l'onda di ritorno di un eventuale crash. La Ligue1 francese si è trovata ad attraversare nell'autunno 2020 la crisi di Mediapro. Il gruppo spagnolo, dopo aver tentato la scalata alla Serie A fallendo per mancanza di garanzie (con successivi ricorsi in Tribunale per riavere gli anticipi versati), si era buttato sul campionato transalpino facendo schizzare a oltre 1,1 miliardi di euro il valore complessivo dei diritti tv.

Una festa durata lo spazio di pochi mesi e naufragata causa mancanza di abbonati con conseguente chiusura del canale Telefoot e rimessa in vendita - con quotazione crollata della metà - di tutto il pacchetto. Un colpo durissimo che le società francesi faticano ancora ad assorbire e un monito per tutti gli altri. Ecco perché le vicende di Tim non possono lasciare insensibili i vertici della Confindustria del calcio dove si fa il tifo perché la tempesta si allontani senza lasciare strascichi che difficilmente non investirebbero il campionato.

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Giovanni Capuano