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Ansa
Calcio

Nedved, furia c(i)eca della Juventus

Il nervosismo dopo la finale persa all'Olimpico e le altre scene in tribuna, il rapporto con Allegri: ecco perché il carattere del ceco rischia di trasformarsi in problema per i bianconeri

Le ricostruzioni circolate sul dopo finale di Coppa Italia nella pancia dello stadio Olimpico di Roma, a botta ancora calda della rimonta subita dalla Juventus, descrivono Pavel Nedved come una furia. Arrabbiato con la squadra e il suo allenatore, Massimiliano Allegri, messi sulla graticola per l'atteggiamento nell'ultima ora di gioco, per i cambi e per la gestione complessiva di una gara sfuggita di mano quando la strada pareva in discesa. Una rabbia rivolta anche verso Andrea Agnelli, l'uomo che ha rivoluto Allegri a Torino dopo l'addio - divenuto arrivederci - dell'estate del 2019.

Ricostruzione informalmente smentita dal club: il vice presidente ed ex campione bianconero era certamente nervoso per quanto accaduto in campo (per altro non un novità visto il suo carattere), ma la questione si sarebbe fermata lì, senza innalzamento di toni nei confronti di chi con lui si trovava nei pochi metri quadrati dello spogliatoio e dei suoi dintorni. Nessun caso nell'immediato, insomma, anche se la stagione di Nedved non è stata priva di episodi in cui il ceco è finito sotto i riflettori.

Nedved contro tutto e contro tutti e la cosa non era passata inosservata neanche agli azionisti della Juventus, alcuni critici nei suoi confronto nell'ultima assemblea dei soci dell'ottobre 2021. Nedved, quel giorno, aveva preso parola per difendersi e spiegarsi: "Non si può svolgere un ruolo così prestigioso essendo solamente amico del presidente. Non credo che la proprietà lo pretenderebbe. Ho sempre sentito tante responsabilità. Ci sono critiche giuste da parte vostra, perché il mio comportamento non è sempre stato al massimo. Fa parte del mio carattere, ma agirò sempre per il bene della società. Lo farò fino all’ultimo giorno in cui mi verrà data questa possibilità. Sentire le vostre parole mi fa male, ma è il mio carattere non posso cambiare".

Questione di carattere, dunque, ma non solo. Perché da quel giorno almeno altre due volte Nedved è stato immortalato agitarsi in tribuna: a fine ottobre dopo la sanguinosa sconfitta casalinga contro il Sassuolo e a Cagliari in aprile, apparentemente ben poco convinto della sostituzione di Dybala con successivo siparietto tv di Allegri per smorzare il caso. E chi frequenta la tribuna dell'Allianz racconta di una partecipazione spesso molto accesa alle partite della Juventus, con toni molto critici nei confronti di Allegri e del suo calcio. Anche nelle ultime settimane, in occasione della partita vinta con una certa fatica contro il Venezia, una delle prestazioni meno scintillanti di questo campionato chiuso comunque col raggiungimento della qualificazione alla Champions League con tre turni d'anticipo.

Che a Nedved non piaccia il calcio di Allegri si è compreso da tempo ed è noto anche il ruolo avuto dal ceco nella separazione dell'estate 2019. Nedved fu anche tra quelli che indicarono Sarri come uomo giusto per dare un'impronta nuova alla squadra che veniva da otto scudetti vinti di fila e che, forse, aveva un po' perso il gusto dell'impresa che stava compiendo. C'era poi la difficoltà a fare il salto di qualità in Europa con la bocciatura contro l'Ajax, poi arrivata a un minuto dalla finale di Champions League, che bruciava.

Le stagioni di Sarri e Pirlo si sono rivelate poi poco ricche di soddisfazione, anche se hanno portato uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Da qui la scelta di ripartire da Allegri, blindato da Agnelli con un contratto lungo e ricco e con i pieni poteri. E la rifondazione ha toccato anche i vertici aziendali. Tutti tranne uno: Pavel Nedved, considerato da Agnelli consigliere prezioso e non solo amico e maturo per assumersi in pieno le responsabilità del ruolo, una volta compiuto l'intero percorso di formazione.

Ecco perché, al netto delle sfumature sulla ricostruzione del nervoso post partita dell'Olimpico dopo aver visto sfumare anche l'ultimo obiettivo stagionale, le sfuriate di Nedved sulla Juventus rischiano di trasformarsi in un problema. Il ceco era nervoso come gli altri accanto a lui. Le scelte di Allegri criticabili, così come quelle di altri protagonisti della partita, ruotata anche su un paio di episodi arbitrali. Nervosismo da controllare, però, per non arrecare danni al proprio club. L'agonismo estremo che in campo è stato una dei motori della carriera del ceco non può diventare il limite da dirigente. Non se lo può permettere lui, non se lo può permettere la Juventus.

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Giovanni Capuano