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Ansa
Calcio

Monza, l'ultimo ballo di Berlusconi

La storica promozione in Serie A del club brianzolo, gli investimenti di Fininvest e il sogno (realizzato) di Silvio e Adriano Galliani di tornare nel calcio che conta

Ci ha messo 1.338 giorni a mantenere la sua promessa, quella profezia che aveva fatto sognare i tifosi del Monza che mai nella loro storia si erano arrampicati fino alla Serie A. Sfiorandola anche, negli ormai lontani anni '70, salvo poi precipitare fino all'inferno della Serie D e da lì risalire. "Andremo in A" aveva detto Silvio Berlusconi con al suo fianco il fedele Adriano Galliani. Era il 28 settembre 2018 e l'ex uomo dei sogni del Milan aveva appena rilevato la proprietà del club, in quel momento in Serie C dopo il fallimento decretato nel 2015 dal Tribunale di Monza, l'addio al calcio professionistico e la ripartenza garantita da Nicola Colombo fino all'arrivo di Fininvest.

Monza oggi è l'isola felice del calcio italiano, espressione di una cittadina da poco più di centomila abitanti dentro una delle province più ricche dl Paese. Berlusconi ha mantenuto la sua promessa e l'ha portata in Serie A nutrendo con investimenti generosi il progetto sportivo pensato nei mesi dell'addio al Milan, estate 2017, la travagliata trattativa per il passaggio di mano a Yonghong Li, quando la comparsa al Brianteo sembrava solo lo sfizio concesso a un miliardario ormai fuori dal grande giro pallonaro.

Qualunque sia stato il punto di partenza, di sicuro l'approdo nella massima serie non deve sorprendere. La finale batticuore con il Pisa (2-1 in casa e 4-3 dopo i tempi supplementari all'Arena Garibaldi) è stato solo l'ultimo atto di un'epopea in pieno stile berlusconiano, solo apparentemente frutto del caso. L'ascesa al paradiso è il risultato degli sforzi sostenuti da Berlusconi, generoso con il Monza così come lo è stato con il Milan per un trentennio, corroborato di successi (29 trofei rivendicati senza sosta) prima che la famiglia esigesse il passo indietro.

Non era più possibile reggere la competizione del calcio moderno, degli Stati proprietari dei club, delle grandi multinazionali che avevano preso il posto dei mecenati del pallone. Salutato il Milan, rimasto comunque questione di cuore, Silvio Berlusconi ha scelto Monza per il suo ultimo ballo. Adriano Galliani è tornato al vecchio amore - dove tutto era cominciato - e insieme hanno superato il purgatorio della Serie B fino alla storica promozione in A.

Non è stato a costo zero. Berlusconi, attraverso Fininvest, ha messo nel Monza 71 milioni di euro dal 2018 a oggi con bilanci già da massima serie e un ritorno quasi solo di immagine, visto che la convivenza con Milan e Inter (San Siro dista pochi chilometri dallo stadio brianzolo) rende quasi impossibile affrancarsi dalla sfera di influenza delle due big. Del resto più volte, nel corso della sua storia, il club ha accettato di essere satellite della grande Milano. Ora non più. Berlusconi e Galliani sognano in grande anche per il ritorno nell'olimpo, immaginando il viaggio a San Siro che sarà per loro un tuffo nel passato oltre che una sfida per il presente.

Quanto Berlusconi si sia legato all'ultimo ballo della sua carriera sportiva lo dimostrano le presenze costanti in tribuna. Anche in trasferta, quando le cose si sono fatte serie: c'era a Pisa, nella notte della promozione, e c'era anche a Brescia nella sfida d'ingresso dei playoff cui il Monza si era condannato mancando il match point a Perugia nell'ultima giornata della stagione regolare. Poteva essere la fine del sogno, è stato solo l'inizio di una cavalcata.

La Lombardia avrà 5 squadre nella prossima Serie A, affiancando Monza e Cremonese alle corazzate Milan, Inter e Atalanta. Non accedeva dal 2003 (allora con Brescia e Como insieme alle grandi), non una stagione a caso perché fu quella della Champions League conquistata dal Milan di Silvio a Manchester contro l'eterna rivale Juventus, dopo aver eliminato l'Inter in una semifinale passata alla storia. Il punto emotivo più alto del trentennio berlusconiano. Ora tocca al Monza provare a disegnare un finale all'altezza.

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Giovanni Capuano