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Ansa
Calcio

Juventus-Inter, inno al calcio italiano

Rigori, polemiche, scontri e un gran ritmo: nella sfida dello Stadium tutto il meglio della Serie A. Poco spettacolo? Chi critica dovrebbe ricordare la storia del nostro campionato

Per i puristi non è stato un bello spettacolo e per Arrigo Sacchi, l'uomo che inventato il Milan degli olandesi, si è trattato di una partita in cui tutti hanno cercato di speculare. Eppure la sfida tra Juventus e Inter che ha tolto definitivamente i bianconeri dalla corsa scudetto e rilanciato i nerazzurri (non vincevano fuori casa da dicembre), rappresenta lo spot perfetto per il calcio italiano. Che non sarà bello e ballato come quello spagnolo, ma che è capace di offrire serate di altissima intensità come quella dello Stadium dove a livello emotivo non è mancato nulla.

Ha vinto l'Inter, non immeritatamente perché saper soffrire è una virtù e non concretizzare la superiorità di gioco un vizio. Ci è caduta la Juventus nella notte in cui Allegri aveva liberato tutto il talento offensivo della sua rosa, forse in un estremo tentativo di prendersi quel successo che avrebbe dato ulteriore vita al sogno scudetto che ora rimane pertinenza solo di Inzaghi. Si discute molto sulle scelte dell'arbitro Irrati e del Var Mazzoleni e anche questa non è una novità; personalmente avrei concesso entrambi i rigori, compreso quello juventino per entrata in ritardo e sulla linea dell'area di Bastoni su Zakaria.

Però non è la moviola il punto centrale della serata e nemmeno l'impatto che avrà sul resto del campionato, ora ridotto a una volata a tre con anche Napoli e Milan. Il tema è che è stata una grande serata di calcio italiano, non speculativo ma duro, a tratti esagerato nei toni agonistici eppure fondamentalmente corretto tra i protagonisti in campo. Siamo questi, inutile che si inseguano altri modelli per i quali servono decenni di modifiche al nostro Dna. E' il bello e anche il brutto della Serie A, detto che anche in tante sfide tra Barcellona e Real Madrid a prevalere sono i calcioni rispetto alle giocate dei tanti fuoriclasse che storicamente hanno vestito quelle maglie.

Siamo questi e non bisogna vergognarsi. La sfida dello Stadium è finita 0-1 quasi solo per caso. La Juventus ha cercato costantemente la porta, colpito un palo e una traversa e costretto Handanovic a una serie di interventi. L'Inter ha sofferto, a tratti soffocata dalla ferocia agonistica dell'avversario, ma non ha fatto le barricate perché quando ha potuto è ripartita: cosa c'è di male nel comprendere la superiorità dell'avversario di turno e adattarsi? Sono mancati alcuni gol per soddisfare anche i puristi del calcio totale, ma non sarebbe giusto non considerare il contesto e cioè quello che si giocavano due squadre arrivate al bivio decisivo delle rispettive stagioni.

Ora il campionato si consegna a una lunga corsa tra Milan, Napoli e Inter. Non ci sono più scontri diretti perché il calendario asimmetrico (piace, ma alcuni criteri andranno rivisti) ha collocato tutti i big match prima di Pasqua. Anche questo è un fattore che potrà risultare decisivo perché da qui in poi peserà la capacità di ogni singola squadra di non staccare mai la spina davanti ad avversari sulla carta inferiori. Quelle partite in cui - in Italia - si perdono i titoli. Anche questo è il bello del nostro calcio, uscito esaltato dal confronto dello Stadium.

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Giovanni Capuano