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Ansa
Calcio

Delusione Mondiale (ma guai a scendere dal carro della nazionale)

Niente qualificazione per gli azzurri, si dovrà passare dagli spareggi. Cosa è successo alla nazionale che ci ha fatto innamorare all'Europeo?

Niente Mondiale, non ancora. Non adesso, bisognerà aspettare marzo del prossimo anno e sarà un'attesa lacerante perché piena di dubbi per il calcio italiano, passato in quattro mesi dall'ubriacatura di gioia di Wembley alle lacrime e alla frustrazione del Windsor Park di Belfast. Bisognava vincere e segnare tanti gol per evitarsi il passaggio nel purgatorio dei playoff: alla nazionale di Roberto Mancini non è riuscita nessuna delle due imprese e, a essere onesti, la Svizzera ha meritato di andare in Qatar al posto nostro per quanto mostrato nelle sfide autunnali del girone che sembrava messo in discesa prima dell'Europeo.

Non abbiamo strappato il nostro passaporto mondiale nella notte contro l'Irlanda del Nord, anche se il pareggio non fotografa nemmeno lontanamente la differenza di valori tra i campioni d'Europa e gli onesti pedatori irlandesi. Forse non lo abbiamo perso nemmeno nei due rigori sciaguratamente sbagliati da Jorginho nella doppia sfida con la Svizzera. Oppure a inizio settembre a Firenze nella partita harakiri con la Bulgaria, confermatasi modestissima a Lucerna. Ne abbiamo strappato un lembo in ciascuno di questi passaggi e ogni volta abbiamo avuto l'occasione di ripararlo senza saperla cogliere.

Non è ancora il tempo dei processi, ma bisogna essere franchi e diretti: stare fuori dal Mondiale cancellerebbe tutto quanto di straordinario questo gruppo e questo ct hanno compiuto negli ultimi mesi. Sarebbe un colpo durissimo, peggiore forse di quello già subito con l'esclusione da Russia 2018 quando, però, il tracollo era stato accompagnato da segnali evidenti di cedimento di un gruppo non all'altezza a cominciare dal suo tecnico. Qui no, ma le riflessioni sarebbero amarissime.

Epa

Cosa resterebbe, ad esempio, del progetto che ha spinto la Federcalcio a blindare Roberto Mancini fino al 2026 immaginando per lui un ruolo da padre nobile dell'intero ciclo del rinascimento? Viene male solo a pensarci e allora è meglio concentrarsi sulle ragioni di questa gelata autunnale che ci è costata la qualificazione e capire cosa deve cambiare da qui a marzo. La prima parte della spiegazione non è semplice come sembra: è vero che Mancini ha dovuto fare i conti con un'emergenza continua, quasi strutturale, causa infortuni e condizione di molti al di sotto della sufficienza, però non tutto si racchiude qui.

Siamo una squadra che fatica maledettamente a segnare e il problema è strutturale. Nelle ultime 11 partite giocate (Europeo compreso) abbiamo visto la porta solo 15 volte di cui 5 in una stessa gara con la Lituania. Le vittorie (3) sono state pochissime, meno della metà dei pareggi (7). L'Europeo è stata una bolla meravigliosa dove tutti i pianeti si solo allineati. Lo abbiamo vinto con merito ma non eravamo i più forti così come adesso non siamo così involuti.

Bisogna sperare di arrivare a marzo con il gruppo a posto. Non potendo inventarci un '9' di livello internazionale in quattro mesi, ci si accontenta di Immobile in salute e Belotti in condizione, miglioramento obbligatorio anche per altre colonne del gruppo. Serve il carisma di Chiellini, abbiamo bisogno degli strappi di Zaniolo e della qualità di Pellegrini, non possiamo fare a meno della classe di Verratti della cui importanza ci accorgiamo spesso solo quando manca. Insomma, le risorse le abbiamo a patto di rimetterle in circolo.

Ha detto Mancini che al Mondiale "ci andremo a marzo e magari lo vinciamo pure". La prendiamo non come una scommessa, ma come un manifesto programmatico. Anche il ct deve inventarsi qualcosa di fresco, soprattutto quando avrà scoperto chi ci tocca in sorte nello spareggio in cui entrano in 12 e solo in 3 festeggeranno. Guai a saltare giù dal suo carro, come molti cercheranno di fare. Rimane l'uomo della provvidenza azzurra e il migliore dei commissari tecnici possibile. Però la storia chiama e nessuno, nemmeno lui, potrebbe sopravvivere all'umiliazione di un altro Mondiale guardato alla tv.

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Giovanni Capuano