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Ansa
Calcio

Inter e Milan, il derby del declino

Un anno fa la stracittadina valeva lo scudetto, ora la classifica piange e i due club sono alle prese con una fase di passaggio incerta. Sullo sfondo la vicenda San Siro che rischia di condannare Milano ai stare ai margini

Un anno fa - 5 febbraio 2022 - il derby del ribaltone scudetto, quello di Giroud che si gira e dell'Inter che perde il filo di un campionato apparentemente dominato e da lì declinante fino al pasticcio di Radu a Bologna e al definitivo sorpasso della banda di Pioli. Sembra passata un'era geologica. Milano guardava la Serie dall'alto verso il basso e si avviava alla staffetta tricolore e a prendersi tutto il piatto senza lasciare agli nemmeno le briciole: scudetto al Milan, Coppa Italia e Supercoppa Italiana all'Inter. Game over.

Oggi il mondo si è ribaltato. Comanda Napoli, che corre a passo record verso il trionfo. Le due milanesi arrancano con distacchi abissali e poco consola che siano in buona compagnia e che abbiano meno grattacapi, ad esempio, della storica nemica Juventus alle prese con le note vicende processuali. E' la sensazione di essere al cospetto di un derby dimesso che colpisce, non solo la semplice somma algebrica delle due classifiche che relega la sfida di San Siro a semplice match del mini campionato per un posto nella prossima Champions League.

Il mese di gennaio ha lasciato segni profondi sulla pelle delle due squadre. Stefano Pioli ha perso il Milan, precipitato dentro una crisi senza precedenti e apparentemente senza sbocchi, un tunnel che ha tolto tutte le certezze faticosamente costruite in tre anni di proficuo lavoro. Il derby oggi fa paura al popolo milanista, che si è abituato a subire sconfitte e gol in geometrico crescendo: 2 da Roma e Lecce, 3 dall'Inter, 4 dalla Lazio e 5 dal Sassuolo. L'Inter sta certamente meglio e ha appena alzato in faccia ai rivali la Supercoppa Italiana, obiettivo minore ma sufficiente per nobilitare una stagione. Però Simone Inzaghi a gennaio ha lasciato sul campo 5 pesantissimi punti contro Monza ed Empoli negandosi anche la speranza di poter competere con il Napoli pigliatutto.

Sullo sfondo il momento di faticoso assestamento dei due progetti. Ai piani alti sta meglio il Milan, senza dubbio. I tifosi se la sono presa per il mercato senza spese di gennaio e per qualche risparmio non gradito in estate, però le proprietà americane ci sono e sono solide, il percorso societario è chiaro e delineato. Semmai preoccupano le crepe che ciclicamente si intravedono tra Londra e l'area sportiva di Casa Milan. L'Inter è in mezzo al guado e sa di essere alla vigilia di una nuova estate di sacrifici sul mercato. La vicenda Skriniar si è chiusa nel peggiore dei modi e ora si scrive l'elenco dei sacrificabili tra giugno e agosto per sistemare un bilancio che piange e che necessiterebbe di una presenza forte per sostenerlo e rilanciarlo.

Non è il momento migliore, insomma, non solo in campo. Sullo sfondo la questione stadio. Rispetto a un anno fa è cambiato poco. Troppo poco. I progetti per il nuovo distretto nell'area San Siro vanno avanti pianissimo, tra questioni burocratiche, aggiornamenti richiesti e veti incrociati della politica. Nei palazzi istituzionali tutti parlano del nuovo impianto, spesso a sproposito, nessuno si muove perché dal dibattito si passi ai fatti. E intanto il tempo passo e il calcio milanese, insieme a quello italiano, si sta condannando alla marginalità in Europa. C'era un tempo in cui Milan e Inter si giocavano in 180 minuti l'accesso alla finale della Champions League. Era il 2003. Di quell'opulenza non è rimasto quasi nulla, solo quarti di nobiltà sbiaditi e un derby, quello di domenica 5 febbraio 2023, che al massimo potrà essere ricordato come quello dell'anno dopo il pomeriggio in cui Giroud si è girato.

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Giovanni Capuano