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Ansa
Calcio

Inter-Milan, cosa ha detto il derby di Milano

Dominio a tratti imbarazzante dei nerazzurri, Pioli evita la goleada ma tradisce tre anni di lavoro e adesso trema: ecco l'eredità della stracittadina di San Siro

E' finita come era ampiamente prevedibile e previsto alla vigilia: ha vinto l'Inter come due settimane prima nella finale di Supercoppa Italiana, confermando il buon momento della squadra di Inzaghi e quello pessimo di Pioli. Il quale, però, ha almeno arrestato la caduta libera in termini numerici perché dopo aver incassato 18 gol variamente sparsi nel mese di gennaio ha limitato i danni contro l'avversario più temuto. E se Giroud non avesse sbagliato il controllo nell'unica occasione creata, avrebbe potuto anche immaginare di fare il blitz beffardo di strappare un pareggio all'Inter.

Nessuna sorpresa, insomma. L'effetto del derby si vedrà nel medio e lungo periodo perché ora la classifica si fa preoccupante per il Milan, ufficialmente uscito dalla zona Champions League perché dal pareggio casalingo con la Roma in poi ha smesso di fare punti: uno (misero) a Lecce e poi sconfitte contro Lazio, Sassuolo e Milan inframmezzate dai ko di Coppa Italia e Supercoppa Italiana. A questo ritmo l'ingresso nell'Europa che conta è un miraggio oltre che un problema evidente, perché la politica di Elliott prima e RedBird adesso è sempre stata reinvestire sul mercato quanto ottenuto in campo e se venissero a mandare i 50 milioni garantiti della Champions l'orologio del tempo tornerebbe indietro di tre stagioni.

Stefano Pioli è finito sul banco degli imputati per aver presentato il Milan più rinunciatario che la storia ricordi. Il primo tempo è stato imbarazzante per superiorità tecnica e tattica dell'Inter: 74% possesso palla, 68% vantaggio territoriale, 8 occasioni (a zero) e zero in tutte le voci per i rossoneri, dominanti solo nei contrasti persi (23 a 12). Praticamente un allenamento sostenuto accorciando il campo di 40 metri. Roba che ha fatto stropicciare gli occhi ai custodi dei sacri testi rossoneri, tanto da spingere Arrigo Sacchi a una stroncatura totale: "Mettendosi a 5 Pioli ha buttato via tre anni di lavoro".

Non è stato uno spettacolo all'altezza di una squadra che ha lo scudetto cucito sul petto, però l'alternativa era provare a suonare il solito spartito lasciando spazi come successo contro Lecce (2 gol incassati), Inter in Arabia (3), Lazio (4) e Sassuolo (5). La domanda del prima e del dopo è: poteva permetterselo Pioli? Quali macerie avrebbe lasciato un derby magari perso di goleada? Così, invece, pur nel raccapriccio iniziale il Milan ha avuto modo di riorganizzarsi e nella ripresa, complice anche un'Inter troppo in gestione, ha anche mostrato qualche segno di vita. Il Torino settimana prossima e il Tottenham subito dopo diranno se ne è valsa la pena.

Simone Inzaghi si gode il momento. Il bilancio della stagione fin qui è positivo anche se mancano alla classifica quei 4-5 punti necessari per alimentare un'improbabile corsa scudetto con il Napoli dei record. Tutti puntano il dito sull'autunno delle troppe sconfitte, la realtà è che sanguinano soprattutto il pareggio di Monza e la sconfitta con l'Empoli. Lukaku e Brozovic sono tornati. Non è detto che il meglio dell'annata nerazzurra sia alle spalle.

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Giovanni Capuano