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Ansa
Calcio

La Serie A nelle mani di Ibra e Cr7 segna la fine dell'ipocrisia sui "giovani talenti"

Le grandi squadre devono vincere subito, oggi. Altro che puntare sui giovani. Evviva i campioni a 39 e 35 anni

Ibrahimovic e Ronaldo fanno insieme 75 anni eppure, dall'alto della loro età ed esperienza, stanno dominando la Serie A da mesi come ragazzi nel pieno della maturità tecnica e fisica e non due fuoriclasse ormai sulla via del tramonto. I numeri dello svedese sono clamorosi, per impatto sul Milan e per rendimento personale se è vero che da gennaio, quando è sbarcato in Italia, Zlatan ha messo il piede in 23 gol in 22 partite tra reti segnati autonomamente e assist. Oltre a tutto il lavoro psicologico su un gruppo di ragazzini ("La squadra più giovane d'Italia" l'ha definita lui) che pende dalle sue labbra e che acquisisce forza e compattezza semplicemente seguendo il suo esempio.

Quanto sia mancato Ronaldo alla Juventus nelle settimane del contagio e dell'isolamento si è visto nella sfida contro lo Spezia. CR7 si è alzato dalla panchina con i bianconeri impantanati nel solito pareggino contraddittorio di questo avvio di stagione e in meno di 180 secondi ha risolto la pratica, andando in porta con il primo pallone buono recapitatogli sui piedi.

Dominanti e dominatori nel calcio dell'era del Covid, quello degli impegni che si susseguono senza sosta e che sembra riservato agli highlander perché infortuni, cali di condizione e il temuto Coronavirus sono dietro l'angolo per tutti. Tra l'altro sia Ibrahimovic che Ronaldo hanno già pagato dazio alla sfortuna; lo svedese fermandosi a giugno a causa del polpaccio e in autunno per il contagio, il portoghese bloccato dal Covid della discordia. Eppure sono tornati e hanno ricominciato da dove si erano bloccati: lasciando il segno.

E' possibile che un trentanovenne (Ibrahimovic) e un trentacinquenne (Ronaldo) siano favoriti dal calcio di questo periodo, giocato con ritmi un po' meno frenetici in campo e nel quale si moltiplicano errori ed omissioni, favorendo la messe di gol e l'emersione della classe cristallina dei pochi campioni in circolazione. E' anche vero, però, che quanto riesce a loro - e Ronaldo non mai smesso di farlo in realtà - non riesce ad altri che pure sono tecnicamente molto dotati e che dovrebbero avvantaggiarsi delle circostanze. Dunque la leadership non è per tutti, ma solo per qualche eletto. E non è nemmeno così scontata l'equazione secondo la quale un campionato in cui anche due brillanti 'vecchietti' dominano sia necessariamente un campionato scarso o poco allenante. I risultati delle prime settimane della Champions e dell'Europa League raccontano il contrario; l'Italia è entrata bene nella stagione delle coppe europee e non ha perso competitività rispetto agli altri campionati guida del Vecchio Continente.

Ibrahimovic e Ronaldo sono dominanti perché capaci di succhiare dal resto dei propri gruppi il massimo delle energie. Vale soprattutto per Zlatan che è la vera guida del Milan, in campo e fuori. Mai come nel suo caso la squadra è diventata una 'squadra azienda' con un leader riconoscibile e riconosciuto, un capo branco che si fa rispettare dai suoi e dagli avversari, che incute timore e infonde certezze a seconda di chi lo osservi. Per questo la scommessa di Maldini che ha fortemente voluto il rinnovo a 7 milioni di euro netti all'anno è una scommessa vincente. Se Zlatan resterà a Milano fino al 2022 il Milan potrà beneficiare di ingenti sconti fiscali, ma in ogni caso quei soldi sono solo una parte di quanto sarebbe costata un'altra punta di discreto livello con la certezza che non avrebbe potuto dare la stessa resa e non solo in termini di gol e assist.

Ibrahimovic e Ronaldo sono un po' come quelle star dello sport professionistico statunitense capaci di impersonare se stessi e il proprio team, fino quasi a superarne il peso tecnico e politico. Nessuno si chiede se questi fenomeni nascano perché la Nba sia scarsa o poco allenante e nessuno si chiede se sia giusto che accada quando, con il passare del tempo, le grandi stelle invecchiano. Solo semplicemente delle eccezioni. Fuoriclasse come Ibrahimovic e Ronaldo che la Serie A ha la fortuna di abbracciare in questa sua stagione.

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Giovanni Capuano