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Brexit: cosa cambia per chi studia nel Regno Unito

Londra ha deciso: "Agevolazioni valide per chi si iscrive all'anno accademico 2017-18 tra prestiti e borse di studio"

Sarà una Brexit edulcorata quella per gli studenti dell'Unione europea che si iscriveranno nelle università britanniche all'anno 2017-2018. In materia di studi, il governo di Londra sembra avere le idee un po' più chiare rispetto ai cambi di rotta sui lavoratori, e fa sapere che i prestiti universitari e le borse di studio resteranno validi per la durata dei corsi.

Di conseguenza, gli studenti che intendono fare domanda negli atenei inglesi non soltanto avranno diritto a richiedere gli aiuti finanziari attualmente a loro disposizione, ma potranno continuare a beneficiarne per tutta la durata del periodo di studio. Anche nel caso in cui il Regno Unito dovesse nel frattempo completare le procedure per l'uscita dall'Unione Europea.

"Tale decisione - si legge in una nota diffusa dall’ambasciata del Regno Unito a Roma - permetteà alle università di avere la certezza dei fondi a loro disposizione, oltre ad assicurare ai futuri studenti, interessati a studiare presso una delle università britanniche, che i termini e le condizioni di eventuali sovvenzioni non cambieranno in caso di uscita del Regno Unito dall'Ue. La stessa garanzia verrà data agli studenti dei corsi post-laurea".

Tirano quindi un sospiro di sollievo coloro che frequenteranno l'università. Ma fino al prossimo anno, poi si vedrà. Nel frattempo anche il sottosegretario all'Università Jo Johnson si pronuncia in merito riconoscendo da parte sua che "gli studenti internazionali forniscono un importante contributo" al sistema universitario britannico.

A dispetto dei patemi della sterlina, di nuovo ai minimi storici su dollaro ed euro, gli studenti Ue che già risiedono Oltremanica sono nel complesso una fonte di ricchezza per il sistema universitario e per il Paese.

Con circa 430.000 nuove iscrizioni dall'estero ogni anno e quote che, stando ai dati di The Complete University Guide, sfiorano il 20 per cento a Oxford e Cambridge, superano il 40 per cento all'Imperial College o alla London School of Economics, si attestano a quasi il 60 per cento a Buckingham, il Regno Unito non ha di che lamentarsi.

Resta da capire che cosa accadrà dal 2019, ma per ora, dati i tempi negoziali prefissati per la Brexit, il Regno Unito continua a far parte dell'Unione quindi è tenuto a rispettarne le regole. Salvaguardando anche gli studenti.

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Chiara Degl'Innocenti