L'Islam radicale dietro l'attentato di Boston
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L'Islam radicale dietro l'attentato di Boston

I fratelli Tzarnaev sarebbero stati spinti da motivazioni religiose a compiere l'attentato della Maratona, dicono gli inquirenti

Disteso in gravi condizioni, nel letto dell'ospedale di Boston dove è stato ricoverato dopo la cattura, Dzhokhar Tzarnaev rischia la pena di morte. E' stato incriminato per l'attentato della maratona. Il reato è strage: utilizzo di armi di distruzione di massa, come gli è stato notificato dalle autorità giudiziarie. Sarà processato da un tribunale civile. Non verrà considerato, come chiedono i  repubblicani, un "nemico combattente", la forma giuridica utilizzata per  i detenuti di Guantanamo, per i quali è previsto un processo davanti a  una corte militare.

Il  diciannovenne risposto, facendo qualche cenno del capo, alle prime domande degli investigatori: ha confermato che l'attentato è stato compiuto per motivazioni religiose; ha detto che lui e suoi fratello maggiore, Tamerlan, ucciso durante l'operazione di cattura dei due, hanno agito da soli. Nessun  aiuto, nessun collegamento con i gruppi radicali islamici. Gli ordigni, ha detto, sono stati costruiti seguendo le istruzioni su internet. La polizia di Boston sembra accreditare questa versione, ma sul fatto che sia stato "terrorismo fai da te", senza alcun tipo di supporto e indicazione da parte del network fondamentalista islamico, i dubbi sono  molti.

Al centro dell'attenzione c'è un viaggio nel 2012 di Tamerlan, in Daghestan, la regione della Russia, vicino alla Cecenia. Secondo alcuni osservatori, in quella occasione, il giovane studente avrebbe potuto essere addestrato per l'attentato. La sua attenzione per la religione e l'Islam radicale era iniziata quattro anni prima, in coincidenza con l'inizio di un periodo di sua crisi e della famiglia Tzarnaev.

In questo avrebbe avuto un ruolo anche la madre, tornata alle sue origini religiose con il ritorno in Russia. Tamerlan, invece, rimasto negli Usa aveva problemi con lo studio (di fatto, si era  fermato), con la boxe (la sua grande passione, ma senza prospettive) e con le relazioni interpersonali (una sua ex fidanzata l'aveva denunciato per percosse).

Un periodo turbolento, da rivedere. Gli inquirenti, per esempio, hanno riaperto il caso dell'omicidiodel migliore amico di Tamerlan e di due altri ragazzi, avvenuto nel 2011, l'11 settembre, nel giorno del decimo anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle. Un giallo mai risolto, che però, alla luce delle ultime rivelazioni, potrebbe riservare delle clamorose sorprese.

Che il 26enne si fosse avvicinato all'Islam radicale, lo sanno bene i frequentatori della Moschea di Cambridge, a Boston.

In un paio di occasioni, durante la preghiera del venerdì, Tamerlan era scoppiato in urla e insulti nei confronti del predicatore per le cose che diceva. In una occasione, perché l'Imam aveva affermato che per un musulmano era giusto onorare le feste nazionali degli Stati Uniti, come il 4 di Luglio. In un secondo episodio, Tzarnaev aveva dato  dell'ipocrita al religioso perché aveva invitato i fedeli a pregare per Martin Luther King. Da tempo, secondo gli inquirenti, il giovane ceceno postava filmati inneggianti alla Jihad su internet.

Dzhokhar Tzarnaev, viene descritto come uno studente modello, senza particolari dimostrazioni di essere un fedele radicale, ma molto attaccato a Tamerlan, quasi dominato dal rapporto che aveva con il fratello maggiore. Sarà lui a dover dire se l'attentato di Boston ha come sfondo solo la  frustrazione e la mancata integrazione di due ragazzi ceceni negli Stati Uniti, oppure se - anche a causa di  questo - Tamerlan ha cercato (o accettato) contatti, rapporti e  collegamenti con il network del terrorismo islamico internazionale.

Dopo la fine dell'incubo, Boston è più tranquilla, ma non lo è l'America. La minaccia di qualche gruppo o di qualche singolo sembra essere sempre presente. Basti pensare agli arresti dei due uomini che, secondo gli inquirenti canadesi, avevano intenzione di compiere un attentato al treno Toronto - New York. La paura dell'11 settembre, che sembrava essere scomparsa, rimane lì, latente, e ritorna a galla ogni volta che quel pericolo si affaccia di nuovo.

Agenzia Federale di Sicurezza dei Trasporti ha deciso di rinviare l'entrata in vigore delle nuove norme che permettevano di portare a bordo degli aerei piccoli coltelli, o altri oggetti, proibiti dopo l'11 settembre. Troppo alta la tensione, troppi i dubbi dei piloti e delle compagnie aeree dopo l'attentato di Boston. E, l'ultimo effetto di quelle bombe sulla maratona è quello che si registra nel dibattito sulla riforma dell'immigrazione. Il fatto che gli autori siano degli stranieri, ha fatto erigere un muro  da parte dei repubblicani. Non ci possono essere norme troppo permissive  per l'entrata negli Usa degli immigrati. Il fantasma di Osama Bin Laden sembra essere sempre vivo.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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