Borghesia, quella classe incompatibile diventata irriconoscibile
Un tempo li riconoscevi a prima vista, i borghesi. Oggi, invece, non sai proprio più chi siano. La classe media si stringe
"Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi" gridavano i giovinastri del ’68. Sono passati 44 anni, ma dei primi non si sono mai liberati. I secondi, invece, sono quasi scomparsi. Buffo, no? Stretti fra il senso di colpa di classe e la vergogna per la propria inadeguatezza alla modernità; colpiti da una battente critica culturale, che per oltre 40 anni li ha descritti come egoisti ed egotisti, in definitiva incapaci di guardare all’interesse generale, in Italia i borghesi sono ormai povera cosa.
È così in politica, nei libri, nei giornali, in tv. Una sera ti capita di guardare, a notte fonda, una riedizione del vecchio (splendido) Nascita di una dittatura di Sergio Zavoli e vedi un intelligente, colto borghese che con la gamba accavallata t’intervista borghesi "di peso" come Ferruccio Parri, Giuseppe Prezzolini, Arturo Carlo Jemolo… Sembra un secolo fa: era appena il 1972.
Un tempo li riconoscevi a prima vista, i borghesi. Da borghesi studiavano, fin da giovani; si preparavano nelle loro scuole, in famiglia apprendevano regole etiche ed estetiche. Avevano abiti e case e lavori ben individuabili. Oggi, invece, non sai proprio più chi siano. La classe media si stringe: in economia, complice la crisi, spesso scivola verso la proletarizzazione; in politica non s’impegna più e non conta quasi nulla; le sue stesse, tipiche professioni (che, guarda un po’, venivano chiamate "liberali") non bastano a categorizzarne gli appartenenti come borghesi; i suoi figli vanno a studiare e a lavorare all’estero. Anche dal punto di vista estetico la borghesia non ha più un carattere, uno stile, una cifra. Ha perso la sua forza propulsiva. Non è un bene. Quasi quasi, servirebbe un Luigi XVI italiano che riconvocasse gli Stati generali. Aux armes, citoyens?