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Berlusconi, perché passare dalla gloria alla farsa?

La nuova creatura politica è una scelta assurda. Un uomo che ha fatto così tanto per la politica dovrebbe lasciare, con onore

Altra Italia. Così Silvio Berlusconi ha deciso di chiamare la sua prossima creatura, “Altra Italia”. Che nel panorama politico serva una forza di centro moderna forse è anche vero. Ma di sicuro è vero che non potrà essere Silvio Berlusconi il suo motore, il faro di questa nuova realtà per un motivo molto semplice: la gente, gli elettori, lo hanno già bocciato, declassato a qualcosa di “passato”, certo anche glorioso, ma ormai finito per sempre.

Altra Italia sembra così non tanto una nuova idea (soprattutto se portata avanti con le stesse persone e gli stessi criteri con cui è stata gestita negli ultimi anni Forza Italia) ma un semplice cambio di nome che nasconde una follia: l’idea che se l’elettorato mi ha bocciato allora mi cerco un altro elettorato.

Resta però da chiedersi se davvero Silvio Berlusconi debba finire così la male la sua storia politica. E’ stato un uomo che per un paio di decenni ha segnato questo paese con doti di leadership indiscutibili ma quella fase ormai è finita: Berlusconi come Bossi, come Fini, simboli del centrodestra che fu ormai scomparsi dai radar, superati dai protagonisti di una nuova fase.

E allora perché abbassarsi a tutto questo? Perché creare una cosa quando quella che una volta fu la grande Forza Italia è ormai ridotta nei sondaggi ad un partito superato persino da Fratelli d’Italia; un crollo senza fine, con pezzi importanti della sua dirigenza che gli voltano le spalle?
Forse l’unica spiegazione possibile sta nel carattere dell’uomo, una volta la sua forza, oggi il simbolo del declino. Berlusconi che in vent’anni non ha mai voluto davvero creare un suo delfino o un suo successore perché solo lui si sentiva e si sente tuttora in grado di poter “salvare il paese”. Berlusconi che ha portato il Milan sul tetto del mondo ed oggi gestisce con gli stessi proclami il Monza, serie C.

Un po’ è carattere, un po’ anche il silenzio complice, per non dire l’accondiscendenza, di chi lo circonda oggi e che continua a credere e a raccontare che quel mondo (irreale) esista davvero per mero interesse personale.

Il destino di Altra Italia è scritto, come quello del suo inventore. Il baratro è vicino sempre più vicino e si tratterebbe di una caduta senza alcuna gloria. Il tempo per fermarsi ed evitare tutto questo è sempre meno. Ma, Presidente, con il massimo rispetto è quello che vorremmo vedergli fare. 

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Redazione