Berlusconi decaduto ma non sconfitto, anzi
ANSA/ANGELO CARCONI
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Berlusconi decaduto ma non sconfitto, anzi

Da sempre è proprio nelle difficoltà che il Cavaliere ha dato il meglio. Lo farà anche questa volta, questione di carisma - lo speciale sulla decadenza di panorama.it

Bisognerebbe aver visto Silvio Berlusconi, almeno una volta, in mezzo alla gente per capire che nella debolezza, nella fragilità, nella solitudine, il suo carisma riesce a brillare di più. Perché il carisma è quel quid che Angelino Alfano non avrà mai, come ebbe a dire lo stesso Berlusconi in un accesso di sincerità dovuto a qualche vecchia delusione che non ricordo bene come né quando ricevuta come antipasto del “tradimento” del suo (ex) delfino.

Ma siccome quel quid o lo si ha o nessuno te lo può conferire e tanto meno togliere, Berlusconi non perderà certo consensi con la decadenza. Anzi.

È probabile che la fiducia degli elettori nei suoi confronti salga, addirittura s’impenni, per un meccanismo ben noto ai sociologi e sondaggisti e che consiste nella simpatia con chiunque appaia come “vittima” di un potere prevaricante. E non c’è dubbio che la magistratura da un lato, il catenaccio di Palazzo delle (ex) larghe intese dall’altro, costituiscano un potere assai più forte di quello esercitato dal Cavaliere. E se domani un magistrato si svegliasse al mattino con l’idea per nulla improbabile di ordinare l’arresto di Berlusconi, otterrebbe l’effetto di riportare il leader di Forza Italia ai picchi di popolarità del giorno dopo il lancio della Madonnina davanti al Duomo di Milano. Il volto insanguinato del Cavaliere che rassicurava la folla di suoi fan e forse un po’ la sfidava, incredulo per l’offesa e invano spinto dalla scorta a rientrare nell’auto e sottrarsi ai possibili rischi di una situazione esplosiva, non ha avuto lo stesso impatto che avrà la decadenza votata dagli avversari politici.

Non avrà lo stesso effetto paradossalmente liberatorio del “lancio” di quella gigantesca Madonnina che sono i processi e relative sentenze, le condanne in primo grado o definitive come l’ultima, decisiva, della Cassazione, e le forzature del Senato per estrometterlo da Palazzo Madama: il rifiuto di interpellare la Consulta e le Corti europee, così come lo stravolgimento di regole consolidate da metà ‘800 come il voto segreto sulle persone. Chi ha voluto espellere Berlusconi dal Senato non voleva correre neppure il rischio di un voto di coscienza, e ha dato una plastica prova di scarsa “pietà” umana e politica, ma anche di mancanza di senso dello Stato e della storia nazionale.

In queste condizioni, cioè nella polvere della sconfitta, Berlusconi è più forte che mai. Sta a lui decidere se e come impiegare il mare di consensi che gli deriva anche dal suo apparire come un martire, e come fare adesso opposizione con Forza Italia, di nuovo compatta al suo fianco. Il paese non è con questo governo, ma l’Italia è abituata da anni, ciclicamente, a essere guidata da oligarchie. La forza di Berlusconi, la ragione per cui non è mai morto nonostante l’abbiamo ucciso più volte, deriva dal suo appartenere alla pancia dell’Italia prima e più che a quella del Palazzo. Questo, forse, è stato anche il suo limite. Ma è il motivo per il quale s’illude chi pensa che il Cavaliere sia stato disarcionato per sempre. Quando Silvio cade, quando tocca il fondo e assaggia la terra, è proprio allora che ritrova la spinta del quid. 

La storia non è finita.    

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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